Dal consumo di droghe e alcolici, alla cultura del cibo spazzatura. Le campagne di sensibilizzazione “possono essere sperimentate attraverso percorsi partecipativi condivisi dai giovani, per i giovani, attraverso esperienze di vita vissuta e contributi degli operatori di importanti fondazioni ed enti locali”, afferma Fabrizio Ciotola, dell’Associazione AESEF, delegato dell’iniziativa“Promozione della salute nei contesti educativi” finanziata (con 1.890 euro) dall’Ateneo Federico II nell’ambito dei fondi per le iniziative studentesche. Le fila del progetto, che ha riguardato l’alimentazione in contesti giovanili ed è stato svolto in collaborazione con il Liceo Umberto e con il patrocinio del Comune di Napoli e dell’Ordine degli Psicologi della Campania, sono state tirate il 15 maggio in un seminario presso il Dipartimento di Studi Umanistici. “Il nostro progetto di ricerca era rivolto alla promozione della salute alimentare nel Liceo Umberto, per indagare variabili psicologiche sul consumo di frutta e verdura. Siamo partiti dalla ricerca OMS, che afferma la necessità di cinque porzioni al giorno dell’una e dell’altra. Abbiamo lavorato sull’autoefficacia, ovvero su quanto si è in grado di portare a termine un comportamento, e sullo stato d’animo che ne influenza il consumo”, spiega Giulia Cecere, studentessa al terzo anno di Scienze e Tecniche Psicologiche, così come le sue colleghe. Paola Fusco aggiunge: “abbiamo creato gruppi su WhatsApp nei quali venivano inviate frasi a contenuto emotivo e strumentale relative al consumo di frutta e verdura. Lo scopo era quello di aumentarlo. Quest’esperienza, oltre a valerci come elaborato finale della Triennale, ci ha permesso un raffronto diretto con i ragazzi, arricchendo la nostra ricerca. Alcuni si sono meravigliati che noi psicologi ci occupassimo dell’alimentazione, per loro appannaggio esclusivo dei medici specializzati”.
Tra gli invitati al seminario, Alberto Corona, staff dell’Assessorato alle Politiche Giovanili del Comune di Napoli, che commenta: “l’iniziativa si inserisce in una serie di interventi rispetto a criticità da affrontare al fianco delle associazioni studentesche universitarie, come la rete di convenzioni che riguardano il trasporto pubblico e il portale InformaGiovani, che è diventato uno sportello itinerante nelle varie piazze di Napoli”. Si è occupata direttamente del progetto la ricercatrice di Psicologia Sociale Daniela Caso: “lo scopo è stato promuovere la salute tra i giovani in contesti universitari e scolastici, contro la cultura del cibo-spazzatura. Il concetto di salute oggi si è esteso, riguardando non solo l’assenza di malattia, ma il benessere, la qualità di vita. Il modello bio-psico-sociale guarda al benessere globale dell’individuo. Su questo ci siamo mossi, coinvolgendo più di mille studenti liceali attraverso le nuove tecnologie e l’autoefficacia, ovvero il controllo sull’azione”. Mostra i risultati dell’intervento sulla sana alimentazione la psicologa Valentina Carfora: “ci siamo concentrati sugli adolescenti perché è in questo periodo di verifica tra aspettative, bisogni, attese, che si manifestano i primi comportamenti a rischio, per cercare situazioni nuove e forti, sperimentazioni di sé, che portano conseguenze a breve o a lungo termine. In particolare, la sana alimentazione ha un impatto sia sul benessere psicologico, che fisico, in quanto gli eccessi alimentari portano a malattie degenerative”. Perché concentrarsi sul consumo di frutta e verdura? “L’OMS ha dimostrato che consumarne cinque porzioni al giorno cambierebbe la mappa dei disturbi cardiovascolari. Per incentivare un comportamento corretto in tal senso tra i giovani, ci siamo serviti della messaggistica istantanea, in modo da avere un feedback immediato. Abbiamo diviso i ragazzi in tre gruppi: di controllo, affettivo e sperimentale. Partendo da una situazione di consumo medio di quattro porzioni, abbiamo riscontrato un maggiore controllo sull’alimentazione nelle donne e siamo pienamente soddisfatti del risultato, in quanto in 15 giorni siamo riusciti ad incrementare il consumo per tutti”. Il gruppo di controllo non ha ricevuto nessun messaggio, quello affettivo messaggi giornalieri incentrati sui benefici psicologici di frutta e verdura, lo sperimentale ha ricevuto messaggi riguardanti i benefici fisici: “nel secondo gruppo i risultati sono stati maggiormente positivi. I benefici psicologici messi in evidenza erano, ad esempio, riduzione dell’ansia o aumento di prestazioni intellettive, e i ragazzi erano fortemente indotti al consumo cercando questi risultati a breve termine, mentre consideravano poco quelli fisici di là da venire”.
Conclude, soffermandosi sugli effetti del consumo di alcool, la ricercatrice di Psicologia Sociale Fortunata Procentese: “Oggi l’alcool è di facile acquisto qui in Italia, anche dai minori, accettato e accolto più degli stupefacenti. Basti pensare che spesso si alza il bicchiere di vino dicendo ‘alla salute vostra’, e lo shortino nei locali è diventato prassi. È difficile dunque comprendere il limite al consumo, poiché visto come fattore aggregante. È un pericolo quando diventa un’abitudine costante. Nel medio termine causa perdita di attenzione e memoria, depotenziamento sessuale e infertilità, a lungo termine i danni fisici sono più gravi. Il problema è che pensiamo di sopravvivere a tutto e che la spinta al godimento e al piacere prevale sul preservare la salute. Godere spesso vuol dire trasgredire, mentre bisognerebbe riscoprire il piacere di stare insieme, anche senza per forza bere”.
Tra gli invitati al seminario, Alberto Corona, staff dell’Assessorato alle Politiche Giovanili del Comune di Napoli, che commenta: “l’iniziativa si inserisce in una serie di interventi rispetto a criticità da affrontare al fianco delle associazioni studentesche universitarie, come la rete di convenzioni che riguardano il trasporto pubblico e il portale InformaGiovani, che è diventato uno sportello itinerante nelle varie piazze di Napoli”. Si è occupata direttamente del progetto la ricercatrice di Psicologia Sociale Daniela Caso: “lo scopo è stato promuovere la salute tra i giovani in contesti universitari e scolastici, contro la cultura del cibo-spazzatura. Il concetto di salute oggi si è esteso, riguardando non solo l’assenza di malattia, ma il benessere, la qualità di vita. Il modello bio-psico-sociale guarda al benessere globale dell’individuo. Su questo ci siamo mossi, coinvolgendo più di mille studenti liceali attraverso le nuove tecnologie e l’autoefficacia, ovvero il controllo sull’azione”. Mostra i risultati dell’intervento sulla sana alimentazione la psicologa Valentina Carfora: “ci siamo concentrati sugli adolescenti perché è in questo periodo di verifica tra aspettative, bisogni, attese, che si manifestano i primi comportamenti a rischio, per cercare situazioni nuove e forti, sperimentazioni di sé, che portano conseguenze a breve o a lungo termine. In particolare, la sana alimentazione ha un impatto sia sul benessere psicologico, che fisico, in quanto gli eccessi alimentari portano a malattie degenerative”. Perché concentrarsi sul consumo di frutta e verdura? “L’OMS ha dimostrato che consumarne cinque porzioni al giorno cambierebbe la mappa dei disturbi cardiovascolari. Per incentivare un comportamento corretto in tal senso tra i giovani, ci siamo serviti della messaggistica istantanea, in modo da avere un feedback immediato. Abbiamo diviso i ragazzi in tre gruppi: di controllo, affettivo e sperimentale. Partendo da una situazione di consumo medio di quattro porzioni, abbiamo riscontrato un maggiore controllo sull’alimentazione nelle donne e siamo pienamente soddisfatti del risultato, in quanto in 15 giorni siamo riusciti ad incrementare il consumo per tutti”. Il gruppo di controllo non ha ricevuto nessun messaggio, quello affettivo messaggi giornalieri incentrati sui benefici psicologici di frutta e verdura, lo sperimentale ha ricevuto messaggi riguardanti i benefici fisici: “nel secondo gruppo i risultati sono stati maggiormente positivi. I benefici psicologici messi in evidenza erano, ad esempio, riduzione dell’ansia o aumento di prestazioni intellettive, e i ragazzi erano fortemente indotti al consumo cercando questi risultati a breve termine, mentre consideravano poco quelli fisici di là da venire”.
Conclude, soffermandosi sugli effetti del consumo di alcool, la ricercatrice di Psicologia Sociale Fortunata Procentese: “Oggi l’alcool è di facile acquisto qui in Italia, anche dai minori, accettato e accolto più degli stupefacenti. Basti pensare che spesso si alza il bicchiere di vino dicendo ‘alla salute vostra’, e lo shortino nei locali è diventato prassi. È difficile dunque comprendere il limite al consumo, poiché visto come fattore aggregante. È un pericolo quando diventa un’abitudine costante. Nel medio termine causa perdita di attenzione e memoria, depotenziamento sessuale e infertilità, a lungo termine i danni fisici sono più gravi. Il problema è che pensiamo di sopravvivere a tutto e che la spinta al godimento e al piacere prevale sul preservare la salute. Godere spesso vuol dire trasgredire, mentre bisognerebbe riscoprire il piacere di stare insieme, anche senza per forza bere”.