Erasmus: un viaggio per gli studenti tutto da vivere

“Ho coronato il mio desiderio di vivere un segmento del mio percorso di studi oltrefrontiera. A ragion veduta, posso dire che ne è valsa la pena. È un’esperienza che raccomando vivamente”. In questi termini entusiastici si è espressa Loredana Vinciguerra, studentessa del quarto anno del Corso di Laurea in Giurisprudenza, che lo scorso anno ha vissuto una parentesi semestrale presso l’Università di Madrid grazie al Programma Erasmus. “Il soggiorno madrileno mi ha permesso di conoscere una passione per le lingue che non pensavo mi appartenesse. Ad oggi, mi dico molto sensibile alla prospettiva – ha proseguito Loredana – di esercitare la professione forense anche all’estero, avendo del tutto debellato lo spauracchio dell’idioma straniero”. La Spagna rimane, anche quest’anno, meta prediletta per gli studenti per delle ragioni che Pasquale De Lucia, laureando, esplicita: “La cultura spagnola si approssima a quella nostrana. Non si ha mai la netta sensazione di essere lontani da casa. Nella scelta della destinazione, in tutta onestà, mi sono lasciato orientare da un parametro utilitaristico: ho polarizzato, cioè, la mia attenzione su paesi il cui idioma venisse parlato largamente su scala planetaria. E, senza dubbi di sorta, lo spagnolo risponde a questa connotazione. Sono assai pago della scelta intrapresa”. Sulla medesima lunghezza d’onda Antonello Esposito, studente del terzo anno del Corso di Laurea Magistrale in Giurisprudenza con alle spalle un’esperienza di studio presso l’Università di Granada: “Bisogna essere lungimiranti nella definizione della meta Erasmus. La scelta deve ricadere su realtà geografiche la cui lingua sia parlata in molti paesi. Personalmente, mi sono orientato verso una destinazione che mi ha permesso di affiancare all’inglese l’apprendimento di un secondo idioma”. A descrivere con dovizia di particolari le modalità didattiche conosciute all’estero è Domenico Piccirillo, laureando, reduce da un soggiorno annuale presso la prestigiosa Universidade de Lisboa, che vanta tra i suoi docenti l’attuale Presidente della Repubblica lusitana: “Nelle Università italiane la teoria non sovrasta semplicemente ma, addirittura, azzera la pratica. All’estero questa  metodologia non conosce applicazione. Gli studenti hanno la possibilità di misurarsi costantemente con dei casi pratici, che permettono di constatare con immediatezza come in concreto si sviluppano i vari istituti giuridici. Emblematica, al riguardo, è la strutturazione degli esami. Non si ha un puro confronto frontale col docente. Al contrario, gli studenti sono chiamati ad individuare il grimaldello con cui dipanare giuridicamente il caso di specie oggetto del tema”. Un’avvincente metodologia didattica distante da quella nostrana. “Sarebbe opportuno – ha aggiunto Domenico – che quest’intrigante paradigma didattico venisse trapiantato anche presso i Dipartimenti di Giurisprudenza italiani, i cui studenti, a ragione, lamentano una totale mancanza di approccio con i risvolti pratici della materia durante il percorso di studi”. Non pochi sono, inoltre, gli studenti che ravvisano nell’adesione al progetto Erasmus un espediente per accorciare i tempi di conseguimento della laurea. Lucrezia Amoruso e Francesco Cicala, entrambi laureandi, non ne fanno mistero: “L’esperienza di studi presso l’Università di Almeria ci ha permesso di affrancarci da esami per cui in Italia eravamo da un po’ fermi al palo. Con ciò non vogliamo insinuare che in Spagna il superamento degli esami sia cosa agevole e scontata; tuttavia, per quelle materie intrise di tecnicismi, che costringono lo studente di Giurisprudenza ad un ragguardevole sforzo mnemonico, i docenti appaiono meno esigenti e più comprensivi”. A riprova della veridicità di questo assunto: nel novero degli esami più sostenuti oltrefrontiera figurano Diritto Commerciale e Diritto processuale penale, materie che tradizionalmente sollevano qualche rompicapo agli studenti.
Giovanni Lanzante
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