Architettura è una Facoltà scientifica. Diversamente da quanto immaginano molti che vi si iscrivono. Così, a dare qualche problema sono materie come Matematica, Statica e, al primo anno, Fisica Tecnica. “E’ una materia che non ci piace”, confessano Francesca Guerriero e Grazia Sciccone, al terzo anno di Architettura, le quali dopo aver seguito le prime lezioni del corso di Fisica tecnica lo hanno abbandonato per dedicarsi ad altre discipline. Entrambe non hanno ancora sostenuto l’esame. Francesca vuole “seguire di nuovo il corso”, mentre Grazia sta frequentando Tecnica del Controllo Ambientale, esame propedeutico a Fisica Tecnica, e quindi è costretta “assolutamente a superare l’esame di Fisica entro quest’anno”. Gianmarco Castiello, quarto anno di Architettura, aveva seguito le lezioni al primo anno e sostenuto le prove intercorso ma “la prova finale l’ho rimandata al terzo anno, dopo aver seguito nuovamente tutto il corso”.
La mancanza di una buona base alle scuole superiori è motivo di difficoltà. “Fisica Tecnica è un esame molto applicativo e per me, che venivo dal Liceo Pedagogico, è stato un po’ difficile”, dice Gabriella, laureanda in Architettura. Così è stato anche per Clelia Diana, al terzo anno, diplomata al Liceo Classico: “a scuola ho studiato Fisica al quarto e al quinto anno e ho affrontato solo la parte teorica degli argomenti. All’Università si approfondiscono tutte le nozioni ricorrendo ad esercitazioni” che, per superare l’esame, devono essere “svolte tutti i giorni, il che significa seguire il corso, tornare a casa e fare gli esercizi”. Un sacrificio che porta a discreti risultati: “Ho superato l’esame al primo appello con 25”, racconta Clelia. Danilo, terzo anno di Architettura, ha frequentato il Liceo Scientifico “ma questo non è sempre una garanzia, soprattutto se a scuola non si è affrontata la materia nel modo giusto”. Danilo, che per le materie scientifiche era “negato”, ha superato l’esame al primo appello con 27. Cristian Musto, collega di Danilo, aveva superato la prova intercorso al primo anno ma “sono stato bocciato all’esame. La colpa è stata mia: lo avevo preparato in quattro giorni”. Ad oggi Cristian non ha ancora ripetuto l’esame.
Ma come fare allora per affrontare Fisica Tecnica con serenità? “Bisogna seguire le lezioni”, affermano convinti i ragazzi. Gabriella sostiene: “se non avessi frequentato sarebbe stato tutto più complicato. Ho seguito le lezioni del prof. Gino Iannace, chiaro e molto disponibile, il quale, per farci studiare in maniera costante, indiceva prove intercorso a sorpresa: un metodo che ho apprezzato molto”. Per Cristian, che ha sostenuto l’esame con il prof. Luigi Maffei, “seguire aiuta molto; il docente, in sede d’esame, tiene conto delle prove intercorso”. La combinazione perfetta, per Pasqualina Piccirillo, al terzo anno, che ha superato l’esame in preappello con 28, consiste in “studio costante e frequenza alle lezioni”. Frequenza che deve essere soprattutto “partecipazione. E’ sbagliato andare a lezione solo per firmare sul foglio presenze; bisogna seguire con attenzione le spiegazioni e studiare volta per volta”, dice Clelia. I ragazzi apprezzano il lavoro del prof. Maffei: “spiega benissimo”, dicono Cristian e Antonia Capuano; “è bravissimo”, aggiunge Grazia; “è molto preparato, un docente che sa fare bene il suo lavoro”, sostiene Gianmarco.
Giudizi che trovano conferma nell’attenzione che Maffei presta ai suoi studenti. “Cerco sempre di monitorare i ragazzi attraverso le firme e tento di supportarli con corsi di recupero e una costante attività di tutorato”, spiega il professore. A cosa, dunque, è imputabile il ritardo nell’affrontare l’esame di Fisica Tecnica? “C’è un problema di approccio allo studio -sostiene Maffei – I ragazzi tendono a frequentare in maniera discontinua e si fanno anche distrarre da esami più vicini all’Architettura, di tipo progettuale, rimandando così quelli scientifici”. Per il professore “rimandare significa deresponsabilizzarsi”. L’unico modo per recuperare è “mettersi a studiare”.
Barbara Leone
La mancanza di una buona base alle scuole superiori è motivo di difficoltà. “Fisica Tecnica è un esame molto applicativo e per me, che venivo dal Liceo Pedagogico, è stato un po’ difficile”, dice Gabriella, laureanda in Architettura. Così è stato anche per Clelia Diana, al terzo anno, diplomata al Liceo Classico: “a scuola ho studiato Fisica al quarto e al quinto anno e ho affrontato solo la parte teorica degli argomenti. All’Università si approfondiscono tutte le nozioni ricorrendo ad esercitazioni” che, per superare l’esame, devono essere “svolte tutti i giorni, il che significa seguire il corso, tornare a casa e fare gli esercizi”. Un sacrificio che porta a discreti risultati: “Ho superato l’esame al primo appello con 25”, racconta Clelia. Danilo, terzo anno di Architettura, ha frequentato il Liceo Scientifico “ma questo non è sempre una garanzia, soprattutto se a scuola non si è affrontata la materia nel modo giusto”. Danilo, che per le materie scientifiche era “negato”, ha superato l’esame al primo appello con 27. Cristian Musto, collega di Danilo, aveva superato la prova intercorso al primo anno ma “sono stato bocciato all’esame. La colpa è stata mia: lo avevo preparato in quattro giorni”. Ad oggi Cristian non ha ancora ripetuto l’esame.
Ma come fare allora per affrontare Fisica Tecnica con serenità? “Bisogna seguire le lezioni”, affermano convinti i ragazzi. Gabriella sostiene: “se non avessi frequentato sarebbe stato tutto più complicato. Ho seguito le lezioni del prof. Gino Iannace, chiaro e molto disponibile, il quale, per farci studiare in maniera costante, indiceva prove intercorso a sorpresa: un metodo che ho apprezzato molto”. Per Cristian, che ha sostenuto l’esame con il prof. Luigi Maffei, “seguire aiuta molto; il docente, in sede d’esame, tiene conto delle prove intercorso”. La combinazione perfetta, per Pasqualina Piccirillo, al terzo anno, che ha superato l’esame in preappello con 28, consiste in “studio costante e frequenza alle lezioni”. Frequenza che deve essere soprattutto “partecipazione. E’ sbagliato andare a lezione solo per firmare sul foglio presenze; bisogna seguire con attenzione le spiegazioni e studiare volta per volta”, dice Clelia. I ragazzi apprezzano il lavoro del prof. Maffei: “spiega benissimo”, dicono Cristian e Antonia Capuano; “è bravissimo”, aggiunge Grazia; “è molto preparato, un docente che sa fare bene il suo lavoro”, sostiene Gianmarco.
Giudizi che trovano conferma nell’attenzione che Maffei presta ai suoi studenti. “Cerco sempre di monitorare i ragazzi attraverso le firme e tento di supportarli con corsi di recupero e una costante attività di tutorato”, spiega il professore. A cosa, dunque, è imputabile il ritardo nell’affrontare l’esame di Fisica Tecnica? “C’è un problema di approccio allo studio -sostiene Maffei – I ragazzi tendono a frequentare in maniera discontinua e si fanno anche distrarre da esami più vicini all’Architettura, di tipo progettuale, rimandando così quelli scientifici”. Per il professore “rimandare significa deresponsabilizzarsi”. L’unico modo per recuperare è “mettersi a studiare”.
Barbara Leone