Francesco Pisapia, laureato in CTF, torna a Napoli per parlare di cambiamenti climatici

Sei emozionato? “Sicuramente sì. È la prima volta che ritorno in veste ufficiale per tenere un seminario nell’Università dove mi sono laureato. È grazie agli studi compiuti qui che sono riuscito a vivere tante esperienze”. Al Dipartimento di Farmacia Francesco Pisapia c’è già passato qualche volta, per ritrovare ex colleghi e amici. Il 12 marzo, però, ci è tornato in giacca e cravatta, in qualità di relatore al seminario sulle intossicazioni umane da Ciguatera. 29 anni, nel 2013 Francesco si laurea in Chimica e Tecnologia Farmaceutiche con una tesi sulle tossine marine, relatrice la prof.ssa Patrizia Ciminiello, docente di Chimica organica. Un lavoro di tesi che ha innescato un lungo girovagare: a Nantes, “per svolgere parte del progetto di tesi”, Stoccolma, “per uno stage in sintesi organica”, Stati Uniti, al NOAA (National Oceanic and Atmospheric Administration) per una specializzazione nel corso del dottorato, ancora Nantes, all’Istituto Ifremer, dove è iniziata l’avventura ciguatera, portata ancora avanti nel corso del post Doc che fino a dicembre prossimo lo terrà impegnato all’Istituto tecnologico della Gran Canaria. Lì Francesco dal 2018 lavora al Mimar, progetto scientifico che studia gli effetti del cambiamento climatico sulle alghe.
‘Cervello in fuga’ l’etichetta più utilizzata dai media che hanno drizzato le antenne sulla sua storia: “bisognerebbe definire bene il concetto di fuga. Implica un desiderio di scappare che io non ho. Si sono presentate delle opportunità che ho deciso di cogliere, ma Napoli è la mia città”. Tornare o andare altrove? Difficile definire i sogni per il futuro: “possono essere tanti. Sicuramente l’obiettivo è portare avanti il lavoro svolto e dare il mio contributo alla scienza. La ricerca deve essere valorizzata”. 
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