“Quel ‘para’ è solo un’indicazione, può essere tutto e nulla. Specifica una condizione diversa di sport, ma non di menomazione. È uguale allo sport per i normodotati, se non più faticoso”. La voce garbata e l’atteggiamento alla mano veicolano posizioni chiare, nette, coraggiose. Posizioni di chi dice grazie alla vita, un bene prezioso, a prescindere da quanti calci possa dare. E di calci ne sa qualcosa Gerardo Valentino Acito, salernitano nato 43 anni fa a Tönisvorst (in Germania). Ne ha dati parecchi da atleta di Kickboxing arrivato sul podio nei campionati italiani del 2008: “è uno sport dove si usano molto le gambe, un paradosso visto che ora, a seguito dell’incidente, non posso utilizzarle più”. Succedeva qualche anno fa in Sardegna. Andava a lavoro in moto: “la cicatrice che porto all’interno è una ferita sempre aperta, però sono stato capace, e me ne prendo merito, di aver saputo trasformare quello che ho perso in nuova energia da convogliare nello sport, con tutte le difficoltà del caso, perché praticare e promuovere lo sport in Italia, in piedi o in carrozzina, è molto difficile, a meno che non si parli di calcio”. Per la FIPE (Federazione Italiana Pesistica) è promotore per lo sviluppo dello sport e della pesistica olimpica e paralimpica a Salerno e in Campania. Un impegno che lo ha di recente riportato tra i banchi.
Il sogno: “un punto di
riferimento per lo sport
paralimpico”
riferimento per lo sport
paralimpico”
Già laureato in Tecniche di radiologia medica a La Sapienza di Roma, Gerardo si è di recente iscritto a Scienze Motorie all’Università Parthenope. Era tra i candidati ai quali è stato riconosciuto lo Status di ‘Studente Atleta’ (Dual Career): “mi sono chiesto ‘perché non trasformare in qualcosa di utile la mia passione per lo sport?’. Così ho partecipato al test di ammissione a Scienze Motorie e sono riuscito a entrare, con mia sorpresa. A 43 anni ho un’esperienza professionale e un vissuto che mi hanno aiutato molto in questa circostanza”. L’idea, con la seconda laurea, “non è aprire una palestra, ma realizzare un centro in Campania che sia un punto di riferimento per lo sport paralimpico”. Prima di allora, c’è lo studio e la frequenza all’Università. Un pensiero va all’accessibilità: “al momento sono stato solo nella sede di via Acton e lì la struttura è abbastanza accessibile. Non sono ancora stato invece al CUS, anche perché devo capire se posso partecipare al piano sportivo del Centro o se sono esentato”. Sport da studente, da promotore, ma anche da atleta. Il post-incidente di Gerardo inizia in palestra, quasi per caso: “mi invitò mia cugina. Chiesi a un istruttore di fare un po’ di allenamento. C’era sempre la preoccupazione per la carrozzina, ma si è aperto un mondo nuovo. Sono cresciuto io come atleta ed è cresciuta la consapevolezza di quello che posso fare sulla sedia a rotelle. Poi ho cominciato a praticare il para powerlifting e ho partecipato al raduno della nazionale. Ricordo una frase che mi disse il Direttore della Nazionale Alessandro Boraschi: ‘io non vedo la carrozzina, per me non siete disabili, per me siete atleti’. Quella frase l’ho incisa nel cuore e nella testa”. Tre anni hanno separato quel giorno in palestra dal primo titolo italiano. Tutto merito di allenamenti intensi: “mi impegnano cinque giorni a settimana per circa due ore. Mi alleno veramente però, non vado in palestra a perdere tempo o a scattare selfie”. L’indole competitiva e una provocazione lo hanno poi avvicinato a un secondo sport, il Badminton: “Monica Memoli, mia amica e allenatrice, mi sfidò e accettai. La pesistica è statica, lì, invece, è necessario un movimento sulla carrozzina. Una faticaccia, soprattutto all’inizio, ma sto cominciando già a entrare in un contesto nazionale. Forse potrebbe esserci l’esordio in nazionale tra febbraio e marzo per gli europei in Spagna”. Ci andrebbe con una carrozzina speciale, dono del Comune di Salerno: “quella sportiva antiribaltamento pensata per lo sport da racchetta. È una carrozzina che non considero solo mia. Non è di Gerardo, Gerardo si è fatto portavoce di una necessità della società. L’ho lasciata in palestra a disposizione di tutti gli atleti che volessero provarla”. Sempre a Salerno sta lavorando a un altro progetto: “con CrossFit Salerno di Michele Palladino, anche lui tecnico federale di pesistica, sto sviluppando un progetto sportivo di inclusione per pesistica olimpica e paralimpica e per Adaptive CrossFit. Io stesso ci ho provato e tranquillamente mi sono arrampicato sulla corda e svolto esercizi. Vuole essere un invito a cimentarsi anche in questo sport”. Al momento non pensa a Tokyo, sede delle paralimpiadi 2020: “la qualificazione è molto difficile. Il mio obiettivo non è il 2020, ma il 2024. Sarebbe l’ultima chance, anche perché sarei prossimo ai 50. Adesso sono concentrato sulla convocazione in Nazionale per il powerlifting”. Come ti vedi a 50 anni? “Con uno o due figli che vengono a esultare per le vittorie del papà”.
Ciro Baldini
Ciro Baldini