Sviluppo di software, creazione di startup e design di applicazioni e servizi digitali: è il programma all’avanguardia della prima Developer Academy in Europa, nata alla Federico II in partnership con Apple, che inizierà nella terza settimana di ottobre il suo secondo anno di attività presso il campus di San Giovanni a Teduccio, polo nel quale saranno presto convogliati giovani da ogni parte d’Europa, ma non solo. Puntando sulla formazione di futuri imprenditori e ‘developer’, L’Academy ha raddoppiato il numero di studenti: sono infatti 378 (rispetto ai 200 dell’anno scorso) gli studenti selezionati, di diversa provenienza, con curricula e competenze eterogenee. Un’ampia gamma di corsi (completamente gratuiti), destinati sia ad esperti del linguaggio informatico e della scrittura di codiceche ai giovani interessati a grafica e design, business e marketing depositari di ‘soft skills’. Tra le nuove leve
che hanno superato brillantemente gli step di selezione, spicca il profilo di Giada Di Somma, 25 anni, iscritta al Corso di Laurea Triennale in Lingue, Lettere e Culture Comparate a L’Orientale, reduce dal corso di formazione iOS Foundation Program, full immersion per gli umanisti digitali e aspiranti linguisti nell’ecosistema di app più innovativo al mondo. In attesa dell’avvio ai corsi, Giada racconta la propria esperienza, perfettamente bilanciata tra lo studio costante dell’inglese e del cinese a L’Orientale, e l’interesse per ilcampo dell’information technology, coronato da questa nuova avventura in casa Apple. Diversamente da quanto si potrebbe credere, due contesti non poi così lontani. “Essere una studentessa di Lingue mi ha permesso di approcciare la programmazione in maniera logica ed analitica. A volte basta semplicemente rompere i muri degli stereotipi e con un po’ di coraggio tuffarsi in mondi nuovi”. Che tipo di attività avete svolto nel corso iOS Foundation? Cosa hai imparato e quali competenze hai messo a frutto in funzionedelle prove per l’Academy? “L’iOS Foundation Program è stata un’esperienza così intensa che mi ha arricchito molto a livello personale. Ho imparato a superare i miei limiti e a usare un modo diverso di pensare e approcciare i problemi, decisamente più logico e calcolatore. In quattro settimane linguisti, archeologi, studiosi di politica ed economia, aspiranti traduttori e interpreti hanno creato app e prototipi da zero. Un risultato eccezionale se si considera il carattere prettamente umanistico di un’Università come L’Orientale. Anzi, è proprio il carattere di ‘outsiders’ che ha dato un tocco di magia al tutto: portando nella tecnologia la conoscenza, la creatività e le soluzioni degli umanisti”. Come si coniuga la tua formazione linguistica con le abilità nel settore informatico? “Un linguaggio di programmazione non è in fondo come una lingua, con la sua sintassi e le sue regole? Non possiamo forse definire ‘poliglotti’coloro che conoscono più linguaggi di programmazione? Cos’hanno di diverso da noi? Non devono forse gli studiosi e conoscitori di lingue rifarsi alla grammatica? L’unica differenza tra le due categorie è che gli uni parlano con le macchine, gli altri con le persone. Ma entrambi si fanno interpreti di volontà ed obiettivi, ognuno nel suo contesto”. Avevi, in particolare, già qualche nozione nello sviluppo di applicazioni? “Nì. Sono sempre stata una persona un po’ ibrida, con un piede di qua ed uno di là. Se aggiungi un padre ‘smanettone’ che ha l’abitudine di disseminare in giro per casa libri e riviste di elettronica
e informatica di tutti i tipi, si capirà che è stato molto facile per me rompere il ghiaccio con questo mondo. Essendo poi un tipo tendenzialmente molto
curioso, ero attratta da quelle pagine intrise di codici che sfogliavo e leggiucchiavo. Quindi,mi sono sempre sentita parte di questo mondo, anche se non posso dire di avere una grande esperienza diretta: tutto quel che ho sempre fatto è stato ciò che qualcuno più esperto di me definirebbe semplicemente ‘giocare’. Nello sviluppo di app ho sicuramente più esperienza sul lato design che su quello di codice. Interesse sviluppato principalmente per hobby, che mi ha portato a lavorare in questo campo negli ultimi anni”. In che modo si sono svolte le selezioni? “La procedura di selezione è divisa in due fasi: il test scritto e il colloquio. Al test, che si è svolto nei primi giorni di luglio, mi sono trovata dinanzi oltre 250 persone. Tutti elettrizzati, spaventati, competitivi
ma allo stesso tempo amichevoli. In tanti erano stranieri provenienti da ogni parte del mondo, che però non hanno avuto difficoltà ad integrarsi nel gruppo e a scambiare con noi risate, dubbi e ansie pre-esame. Personalmente, ho adorato fin da subito questo ambiente multietnico e internazionale. Da studentessa di Lingue, non avrei potuto fare diversamente Superato il test scritto, i primi 500 in graduatoria sono passati alla fase successiva: i colloqui, che si sono tenuti nel mese di settembre, su skype, rigorosamente in inglese. Dopodiché sono stati ammessi i primi 342 in classifica”. Cosa ti aspetti da questa nuova esperienza? Già sai un po’ come funzionano i corsi? “Avendo frequentato il programma iOS Foundation de L’Orientale, ho sicuramente un’idea più definita della tipologia di insegnamento e dell’environment molto ‘friendly’ che stimola creatività e collaborazione. Ovviamente, l’Academy rimane comunque un ecosistema diverso e a sé stante, visto non solo il numero maggiore di persone, ma soprattutto il maggiore arco di tempo dedicato
al progetto e, quindi, la diversità di tematiche trattate e approfondite. Mi aspetto sicuramente grandi cose”. Quali aspirazioni coltivi per il tuo futuro professionale? “Non so cosa mi riserverà l’avvenire, ma so come ho intenzione di spendere il presente. Farò tesoro dei prossimi 9 mesi che saranno per
me un banco di prova per testare le mie capacità e, perché no, la mia risolutezza e intraprendenza. Ma, soprattutto, utilizzerò questo tempo per capire me stessa e cosa mi rende davvero felice. Sono sicura, però, che, qualsiasi strada dovessi intraprendere un giorno, non volterò mai le spalle né alle lingue né all’informatica, avendo entrambi i mondi un posto privilegiato nel mio cuore”.
che hanno superato brillantemente gli step di selezione, spicca il profilo di Giada Di Somma, 25 anni, iscritta al Corso di Laurea Triennale in Lingue, Lettere e Culture Comparate a L’Orientale, reduce dal corso di formazione iOS Foundation Program, full immersion per gli umanisti digitali e aspiranti linguisti nell’ecosistema di app più innovativo al mondo. In attesa dell’avvio ai corsi, Giada racconta la propria esperienza, perfettamente bilanciata tra lo studio costante dell’inglese e del cinese a L’Orientale, e l’interesse per ilcampo dell’information technology, coronato da questa nuova avventura in casa Apple. Diversamente da quanto si potrebbe credere, due contesti non poi così lontani. “Essere una studentessa di Lingue mi ha permesso di approcciare la programmazione in maniera logica ed analitica. A volte basta semplicemente rompere i muri degli stereotipi e con un po’ di coraggio tuffarsi in mondi nuovi”. Che tipo di attività avete svolto nel corso iOS Foundation? Cosa hai imparato e quali competenze hai messo a frutto in funzionedelle prove per l’Academy? “L’iOS Foundation Program è stata un’esperienza così intensa che mi ha arricchito molto a livello personale. Ho imparato a superare i miei limiti e a usare un modo diverso di pensare e approcciare i problemi, decisamente più logico e calcolatore. In quattro settimane linguisti, archeologi, studiosi di politica ed economia, aspiranti traduttori e interpreti hanno creato app e prototipi da zero. Un risultato eccezionale se si considera il carattere prettamente umanistico di un’Università come L’Orientale. Anzi, è proprio il carattere di ‘outsiders’ che ha dato un tocco di magia al tutto: portando nella tecnologia la conoscenza, la creatività e le soluzioni degli umanisti”. Come si coniuga la tua formazione linguistica con le abilità nel settore informatico? “Un linguaggio di programmazione non è in fondo come una lingua, con la sua sintassi e le sue regole? Non possiamo forse definire ‘poliglotti’coloro che conoscono più linguaggi di programmazione? Cos’hanno di diverso da noi? Non devono forse gli studiosi e conoscitori di lingue rifarsi alla grammatica? L’unica differenza tra le due categorie è che gli uni parlano con le macchine, gli altri con le persone. Ma entrambi si fanno interpreti di volontà ed obiettivi, ognuno nel suo contesto”. Avevi, in particolare, già qualche nozione nello sviluppo di applicazioni? “Nì. Sono sempre stata una persona un po’ ibrida, con un piede di qua ed uno di là. Se aggiungi un padre ‘smanettone’ che ha l’abitudine di disseminare in giro per casa libri e riviste di elettronica
e informatica di tutti i tipi, si capirà che è stato molto facile per me rompere il ghiaccio con questo mondo. Essendo poi un tipo tendenzialmente molto
curioso, ero attratta da quelle pagine intrise di codici che sfogliavo e leggiucchiavo. Quindi,mi sono sempre sentita parte di questo mondo, anche se non posso dire di avere una grande esperienza diretta: tutto quel che ho sempre fatto è stato ciò che qualcuno più esperto di me definirebbe semplicemente ‘giocare’. Nello sviluppo di app ho sicuramente più esperienza sul lato design che su quello di codice. Interesse sviluppato principalmente per hobby, che mi ha portato a lavorare in questo campo negli ultimi anni”. In che modo si sono svolte le selezioni? “La procedura di selezione è divisa in due fasi: il test scritto e il colloquio. Al test, che si è svolto nei primi giorni di luglio, mi sono trovata dinanzi oltre 250 persone. Tutti elettrizzati, spaventati, competitivi
ma allo stesso tempo amichevoli. In tanti erano stranieri provenienti da ogni parte del mondo, che però non hanno avuto difficoltà ad integrarsi nel gruppo e a scambiare con noi risate, dubbi e ansie pre-esame. Personalmente, ho adorato fin da subito questo ambiente multietnico e internazionale. Da studentessa di Lingue, non avrei potuto fare diversamente Superato il test scritto, i primi 500 in graduatoria sono passati alla fase successiva: i colloqui, che si sono tenuti nel mese di settembre, su skype, rigorosamente in inglese. Dopodiché sono stati ammessi i primi 342 in classifica”. Cosa ti aspetti da questa nuova esperienza? Già sai un po’ come funzionano i corsi? “Avendo frequentato il programma iOS Foundation de L’Orientale, ho sicuramente un’idea più definita della tipologia di insegnamento e dell’environment molto ‘friendly’ che stimola creatività e collaborazione. Ovviamente, l’Academy rimane comunque un ecosistema diverso e a sé stante, visto non solo il numero maggiore di persone, ma soprattutto il maggiore arco di tempo dedicato
al progetto e, quindi, la diversità di tematiche trattate e approfondite. Mi aspetto sicuramente grandi cose”. Quali aspirazioni coltivi per il tuo futuro professionale? “Non so cosa mi riserverà l’avvenire, ma so come ho intenzione di spendere il presente. Farò tesoro dei prossimi 9 mesi che saranno per
me un banco di prova per testare le mie capacità e, perché no, la mia risolutezza e intraprendenza. Ma, soprattutto, utilizzerò questo tempo per capire me stessa e cosa mi rende davvero felice. Sono sicura, però, che, qualsiasi strada dovessi intraprendere un giorno, non volterò mai le spalle né alle lingue né all’informatica, avendo entrambi i mondi un posto privilegiato nel mio cuore”.