Giovani ingegneri raccontano…

Anche per uno studente di Ingegneria, tradizionalmente pressato da ritmi di studio estremamente intensi, vivere appieno l’università è possibile, quando l’Università è quella di Salerno. Lo sottolineano quattro giovani ingegneri (tutti laureati del vecchio ordinamento), ai quali abbiamo chiesto di raccontare in breve il loro percorso.
Luca Giordano, 31 anni, laureato in Ingegneria Civile dal 2005, lavora presso il Consorzio di bonifica del Comune di Napoli. “Sono il capo ufficio del catasto consortile – spiega – curo i rapporti con i contribuenti e con gli altri enti”. Un lavoro da dipendente, dunque, anche se la massima aspirazione dell’ingegnere civile, secondo Giordano, è sempre la libera professione nel settore delle costruzioni. Il fatto è che la figura dell’ingegnere continua ad essere ricercata sui fronti più disparati, anche in ruoli non immediatamente attinenti agli studi svolti. “Non mi occupo di ingegneria civile, ma non mi lamento, sono contento ugualmente. Sono convinto che la laurea in Ingegneria apra tuttora molte porte”. La Facoltà di Salerno non differisce dalle altre quanto alla caratteristica principale: “è tosta”. Si viene ben seguiti, oggi più di prima. “Anche mia sorella minore è iscritta a Salerno. Attraverso la sua esperienza, ho potuto constatare che con il nuovo ordinamento le classi sono più piccole e umane. Ci si arriva a conoscere per nome con i docenti”. Il consiglio alle neomatricole “non pensare solo allo studio, ma vivere completamente il campus, perché questi sono gli anni più belli. Io ho fatto parte di un’associazione studentesca e sono stato rappresentante degli studenti: un’esperienza intensa”.
Paride Senatore è stato addirittura fondatore di un’associazione studentesca, (Zenit). Ha 32 anni, è laureato da due in Ingegneria Meccanica con 110 e lode e continua a frequentare l’università come assegnista di ricerca. “Consiglio ai ragazzi di non scegliere l’Università soltanto come luogo di studio, ma anche come luogo nell’accezione più vasta del termine: luogo di incontro, di scambio, di vita insieme agli altri. Il campus offre questa possibilità”. Secondo Senatore, Ingegneria Meccanica offre molti sbocchi, soprattutto se si è disposti a trasferirsi al Nord, e non soltanto nel settore industriale.
Alfonso Adinolfi è un ingegnere civile che si occupa di ciò di cui qualunque laureato del suo Corso vorrebbe occuparsi. È consulente presso uno studio di progettazione a Guidonia, vicino Roma. Oggi ha 32 anni, ma si è laureato all’età di 27 e ha incominciato a lavorare facendo tutt’altro. “Fui assunto alla Renault Italia, curavo l’immagine delle insegne. Guadagnavo bene ma non ero soddisfatto dal punto di vista professionale. Ora che faccio lo strutturista sono molto più sereno, il contatto con questo studio per me è stato manna dal cielo. Svolgo attività di cantiere, direzione dei lavori, controllo della messa in sicurezza. Inoltre, elaboro calcoli per il cemento armato”. E’ stato fortunato oppure ogni laureato in Ingegneria civile, cercando con impegno, può trovare un’occupazione del genere? “Dipende da dove si vuole lavorare. A Roma e dintorni l’edilizia va molto. Magari, più al Sud è diverso”. Originario di Cava de Tirreni, Adinolfi non ha pensato ad ateneo diverso da quello di Salerno quando è venuto il momento di iscriversi all’università. “Se tornassi indietro rifarei la stessa scelta. L’ambiente non è dispersivo, tutto ciò che serve è lì concentrato nel campus. Si può fare vita universitaria vera. Consigli sullo studio però non so darne, è una questione troppo soggettiva”.
Angelo Vessa, 34 anni, laureato in Ingegneria Elettronica da 4 e mezzo, lavora come consulente informatico alla Wind a Pisa. Ci tiene a precisare che l’ingegneria elettronica e quella informatica sono due cose completamente diverse e che la prima, in Italia ma un po’ anche nel resto d’Europa, sta attraversando una fase di grave crisi. “Da quando mi sono laureato ho cambiato lavoro diverse volte, sempre come consulente informatico. Non ho mai davvero applicato ciò che ho studiato, quindi non posso neppure esprimere un giudizio sulla formazione che ho ricevuto all’università. Posso affermare senz’altro che Ingegneria non è una passeggiata e che per superare gli esami, ai miei tempi, bisognava dare l’anima”. Il consiglio alle neomatricole è di “prendere l’università di petto e laurearsi quanto prima, senza concedersi troppe libertà”. E magari, se ce n’è la possibilità, “lavorare e studiare contemporaneamente, perché oggi ci si forma sul lavoro. L’esperienza conta tanto. Capita che si sprechino tante energie per portare a termine un certo percorso di studio e poi, nel mondo professionale, ci si trova a dover combattere con persone meno titolate ma con tanta esperienza in più”.
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