Una valutazione non troppo lusinghiera quella che gli specializzandi delle Scuole di Medicina campane hanno dato dei loro corsi: almeno è quanto emerge dal sondaggio somministrato lo scorso anno attraverso la piattaforma valutalatuascuola. net, a cui hanno partecipato oltre 3000 studenti in tutta Italia, di cui 406 campani. “Va.m.o.ssm, ovvero Valutazione requisiti minimi offerta formativa delle scuole di specializzazione, è un progetto lanciato dal Segretariato Italiano Giovane Medico – racconta Ciro Salzano, rappresentante in Senato Accademico alla Federico II e membro del comitato scientifico che ha curato il questionario – con l’obiettivo di indagare la qualità formativa percepita da parte dello specializzando”. Il questionario vuole fotografare la situazione attuale delle Scuole di Specializzazione, attraverso un’indagine che si sviluppa nella compilazione on-line di 23 campi per cinque sezioni tematiche: Struttura
e servizi, Opportunità scientifiche e formative, Diritti, Obiettivi formativi, Soddisfazione. Per la Campania il voto finale, assegnato da ciascun utente con una risposta secca su una scala di gradimento da 1 a 10, è deludente: 4.5 per la Federico II e 3.7 per la Vanvitelli. “Rispetto ai dati italiani, usciamo mal messi, sia a livello di strutture che di didattica – spiega Salzano, sottolineando le principali differenze anche tre le Scuole della regione – La differenza che emerge maggiormente tra le Scuole dei nostri due Atenei sta nella valutazione della qualità dell’organizzazione didattica e delle strutture, che sono peggio organizzate e più carenti alla Vanvitelli. Per la mera attività clinica assistenziale sono sullo stesso livello. Anche se emerge che alla Vanvitelli la rete formativa, cioè il circuito di collaborazioni mediche che uno specializzando compie, non sia solida. Ad esempio, un giovane di Chirurgia generale ha bisogno di fare pratica in Chirurgia vascolare, tiroide, addome etc, per sviluppare abilità pratiche ampie, e questo sembra che alla Vanvitelli sia male organizzato”. All’Università Vanvitelli di contrappunto sono molto di più i ragazzi che sfruttano la possibilità di un soggiorno all’estero: solo il 7% degli intervistati ha manifestato l’impossibilità nel poter usufruire del periodo dei 18 mesi di formazione all’estero, contro il 35% degli studenti federiciani. Negativo il dato per la frequenza ai corsi per entrambi gli atenei: tra il 60% e il 70% degli intervistati campani dichiara di non frequentare le lezioni regolarmente e in maniera soddisfacente, poiché le Scuole non organizzano tutte le lezioni previste dal piano didattico. Inoltre, solo il 15% degli intervistati della Federico II e il 7% della Vanvitelli ritiene che la propria Scuola di Specializzazione garantisca il raggiungimento completo degli obiettivi formativi; mentre quasi la metà per entrambe le Scuole ritiene che gli obiettivi siano raggiunti solo parzialmente. Questo dato si riflette sul fatto che solo il 30% degli specializzandi federiciani e il 10% dei vanvitelliani ritiene che la propria Scuola gli stia garantendo una formazione completa nell’ambito del profilo specialistico scelto. “Noi continueremo a somministrare questi questionari per ampliare la valutazione – promette Salzano – Inoltre, come SIGM abbiamo proposto in Consiglio di Scuola alla Federico II di istituire una commissione che analizzi la formazione degli specializzandi, con uno sguardo particolare alla formazione esterna, per garantire a tutti un periodo idoneo, dai 6 ai 18 mesi, durante il quale lo specializzando possa formarsi in un’altra Scuola. Abbiamo anche chiesto la formazione di una commissione paritetica che valuti effettivamente l’organizzazione didattica delle Scuole di Specializzazione per migliorarne l’efficienza”.
e servizi, Opportunità scientifiche e formative, Diritti, Obiettivi formativi, Soddisfazione. Per la Campania il voto finale, assegnato da ciascun utente con una risposta secca su una scala di gradimento da 1 a 10, è deludente: 4.5 per la Federico II e 3.7 per la Vanvitelli. “Rispetto ai dati italiani, usciamo mal messi, sia a livello di strutture che di didattica – spiega Salzano, sottolineando le principali differenze anche tre le Scuole della regione – La differenza che emerge maggiormente tra le Scuole dei nostri due Atenei sta nella valutazione della qualità dell’organizzazione didattica e delle strutture, che sono peggio organizzate e più carenti alla Vanvitelli. Per la mera attività clinica assistenziale sono sullo stesso livello. Anche se emerge che alla Vanvitelli la rete formativa, cioè il circuito di collaborazioni mediche che uno specializzando compie, non sia solida. Ad esempio, un giovane di Chirurgia generale ha bisogno di fare pratica in Chirurgia vascolare, tiroide, addome etc, per sviluppare abilità pratiche ampie, e questo sembra che alla Vanvitelli sia male organizzato”. All’Università Vanvitelli di contrappunto sono molto di più i ragazzi che sfruttano la possibilità di un soggiorno all’estero: solo il 7% degli intervistati ha manifestato l’impossibilità nel poter usufruire del periodo dei 18 mesi di formazione all’estero, contro il 35% degli studenti federiciani. Negativo il dato per la frequenza ai corsi per entrambi gli atenei: tra il 60% e il 70% degli intervistati campani dichiara di non frequentare le lezioni regolarmente e in maniera soddisfacente, poiché le Scuole non organizzano tutte le lezioni previste dal piano didattico. Inoltre, solo il 15% degli intervistati della Federico II e il 7% della Vanvitelli ritiene che la propria Scuola di Specializzazione garantisca il raggiungimento completo degli obiettivi formativi; mentre quasi la metà per entrambe le Scuole ritiene che gli obiettivi siano raggiunti solo parzialmente. Questo dato si riflette sul fatto che solo il 30% degli specializzandi federiciani e il 10% dei vanvitelliani ritiene che la propria Scuola gli stia garantendo una formazione completa nell’ambito del profilo specialistico scelto. “Noi continueremo a somministrare questi questionari per ampliare la valutazione – promette Salzano – Inoltre, come SIGM abbiamo proposto in Consiglio di Scuola alla Federico II di istituire una commissione che analizzi la formazione degli specializzandi, con uno sguardo particolare alla formazione esterna, per garantire a tutti un periodo idoneo, dai 6 ai 18 mesi, durante il quale lo specializzando possa formarsi in un’altra Scuola. Abbiamo anche chiesto la formazione di una commissione paritetica che valuti effettivamente l’organizzazione didattica delle Scuole di Specializzazione per migliorarne l’efficienza”.