Non un semplice viaggio di studio all’estero, ma un’esperienza di vita e di scambio culturale, intesa nel suo significato più ampio. E’ questa l’idea che ci si fa nel chiacchierare con chi ha vissuto Erasmus ed è tornato pieno di entusiasmo e in alcuni casi con un modo diverso di intendere l’Università. Alcuni sono addirittura già pronti a ripartire. “Sono tornato da Malaga a fine luglio e a marzo ho già prenotato un viaggio di alcuni giorni, per una ‘rimpatriata’ tra amici – ha detto Emilio Bracciale, studente all’ultimo anno di Psicologia – La mia esperienza è stata, dunque, positiva. Pur non avendo seguito corsi di spagnolo in precedenza, è bastato poco tempo per superare l’impatto iniziale con una lingua sconosciuta”. Emilio ha trascorso all’estero sei mesi, durante i quali ha dato due esami: Psicologia del Lavoro e Neuropsicopatologia. “L’adattamento è stato reso semplice anche dal fatto di avere un tutor a disposizione e di trovarmi in una città a misura d’uomo. Ho potuto socializzare con più facilità: non credo che in un grande centro come Madrid sia così semplice trovare punti di incontro con gli altri studenti Erasmus. Appena arrivato in città mi sono sistemato in un ostello e lì ho conosciuto subito un ragazzo francese e una ragazza italiana, che sono diventati poi i miei coinquilini”.
“La mancanza di strutture adeguate all’interno del nostro Ateneo diventa ancora più evidente nel momento in cui si riscontrano realtà differenti – ha commentato Fabiana Esposito, al termine di dieci mesi trascorsi all’Università di Losanna – Ero l’unica italiana della Facoltà di Medicina, in quanto l’accordo tra i due Atenei è iniziato l’anno scorso. Ho dovuto quindi parlare francese fin dall’inizio. E’ stato un po’ difficoltoso, ma solo nella primissima fase. L’importante è avere le idee chiare e organizzarsi bene. Soprattutto controllando i programmi delle diverse Università e le corrispondenze. Ad esempio, ci sono casi in cui due esami corrispondono a uno qui in Italia”. Al di là delle differenze puramente strutturali, anche l’organizzazione generale delle Facoltà all’estero viene giudicata dagli studenti nettamente più avanzata: “Oltre alle lezioni, il fine settimana c’era sempre la possibilità di partecipare ad attività pensate appositamente per gli studenti Erasmus. In questo modo ho visitato le principali città svizzere e ho stretto amicizia con ragazzi provenienti da tutte le parti del mondo: Germania, Spagna, Polonia, Cina”.
Se Fabiana è stata la ‘pioniera’ dell’accordo tra la Sun e l’Università svizzera, Michele Masucci (iscritto all’ultimo anno di Odontoiatria) è stato il primo studente straniero in assoluto a trascorrere un anno alla Rey Juan Carlos di Madrid. “Mi sentivo quasi uno studente spagnolo a tutti gli effetti – ha raccontato – Trovandomi in una Facoltà senza alcun precedente in fatto di studenti Erasmus, non ho potuto beneficiare di alcuni privilegi. Spesso chi va a studiare all’estero è convinto di poter superare con facilità alcuni esami che qui risultano particolarmente ostici. Forse nei grandi Atenei le cose vanno così, ma a me non è successo. Uno dei vantaggi, anche rispetto ad altre Facoltà, è che il linguaggio scientifico è molto simile al nostro. Essendo partito da solo e senza conoscere la lingua, all’inizio è stata dura. Alla fine dei dodici mesi, però, sono tornato a casa con sei esami in più. Per affrontare un’esperienza del genere, è necessario armarsi di spirito di adattamento e soprattutto non abbattersi alle prime difficoltà”.
“La mancanza di strutture adeguate all’interno del nostro Ateneo diventa ancora più evidente nel momento in cui si riscontrano realtà differenti – ha commentato Fabiana Esposito, al termine di dieci mesi trascorsi all’Università di Losanna – Ero l’unica italiana della Facoltà di Medicina, in quanto l’accordo tra i due Atenei è iniziato l’anno scorso. Ho dovuto quindi parlare francese fin dall’inizio. E’ stato un po’ difficoltoso, ma solo nella primissima fase. L’importante è avere le idee chiare e organizzarsi bene. Soprattutto controllando i programmi delle diverse Università e le corrispondenze. Ad esempio, ci sono casi in cui due esami corrispondono a uno qui in Italia”. Al di là delle differenze puramente strutturali, anche l’organizzazione generale delle Facoltà all’estero viene giudicata dagli studenti nettamente più avanzata: “Oltre alle lezioni, il fine settimana c’era sempre la possibilità di partecipare ad attività pensate appositamente per gli studenti Erasmus. In questo modo ho visitato le principali città svizzere e ho stretto amicizia con ragazzi provenienti da tutte le parti del mondo: Germania, Spagna, Polonia, Cina”.
Se Fabiana è stata la ‘pioniera’ dell’accordo tra la Sun e l’Università svizzera, Michele Masucci (iscritto all’ultimo anno di Odontoiatria) è stato il primo studente straniero in assoluto a trascorrere un anno alla Rey Juan Carlos di Madrid. “Mi sentivo quasi uno studente spagnolo a tutti gli effetti – ha raccontato – Trovandomi in una Facoltà senza alcun precedente in fatto di studenti Erasmus, non ho potuto beneficiare di alcuni privilegi. Spesso chi va a studiare all’estero è convinto di poter superare con facilità alcuni esami che qui risultano particolarmente ostici. Forse nei grandi Atenei le cose vanno così, ma a me non è successo. Uno dei vantaggi, anche rispetto ad altre Facoltà, è che il linguaggio scientifico è molto simile al nostro. Essendo partito da solo e senza conoscere la lingua, all’inizio è stata dura. Alla fine dei dodici mesi, però, sono tornato a casa con sei esami in più. Per affrontare un’esperienza del genere, è necessario armarsi di spirito di adattamento e soprattutto non abbattersi alle prime difficoltà”.