“È un percorso faticoso, ma molto appassionante”, racconta Maria Consiglia Stile, rappresentante degli studenti, iscritta al IV anno di Conservazione. Un percorso interrotto a Giurisprudenza della Federico II (“lì mi sentivo un numero e lo studio non mi appassionava”), poi la scelta, motivata dall’amore per l’arte, del Corso del Suor Orsola. “I primi tempi devo dire che sono rimasta un po’ spiazzata. Mi aspettavo uno studio più incentrato sugli aspetti storico-artistici, invece si fa molta chimica e fisica. Siamo dei piccoli scienziati! Anche se sono esami molto pesanti, grazie alla mia preparazione liceale, non ho avuto molti problemi. Sicuramente ci sono discipline che sembrano poco inerenti con i nostri studi, come Architettura, che però credo servano per offrirci una formazione completa. Per il resto si tratta di materie molto appassionanti”, sottolinea. La settimana di uno studente di Restauro, come Maria Consiglia, del settore ‘Tele e legno’, si articola tra lezioni frontali e attività laboratoriali. “Lavorare in laboratorio è uno dei momenti più belli e fondamentali per la nostra preparazione. Inoltre, siamo in pochi e con i colleghi e i docenti si è creato nel tempo un rapporto bellissimo. Ogni esame è una scoperta. Questo semestre, ad esempio, per Restauro Archeologico, abbiamo seguito delle lezioni al Museo Archeologico. Entrare subito in contatto con l’opera d’arte
o con l’ambiente in cui è ospitata ci aiuta anche a ricordare i concetti trasmessi dal docente. Si tratta di un Corso di Laurea molto dinamico”. Stile, prossima alla tesi e al lavoro proprio sulle tele del Museo di San Martino, ha, però, come tanti ragazzi di questo Corso, preferito saltare l’esperienza Erasmus: “Non l’ho ritenuta utile e ho avuto paura che mi facesse solo perdere tempo importante. Inoltre, non sono comunque mancate le occasioni di scambi nazionali e collaborazioni, come quella con l’Accademia di Belle Arti, che si sono rivelati importanti momenti di crescita”. Una scelta che rifarebbe, quella di Conservazione e Restauro, AnnaMiranda, neo laureata. “È un Corso che mi ha pienamente soddisfatta e che ha rispettato le aspettative”,
spiega la ventottenne che ha concluso gli studi ad aprile con il massimo dei voti. “Dopo la maturità artistica sono stata ferma per più di due anni per motivi personali ma – racconta – l’arte mi ha appassionato fin dalla mia prima lezione alle scuole medie. Ho svolto il mio percorso qui senza problemi, laureandomi nei tempi previsti”. Da diplomata all’artistico, Miranda spiega: “forse la mia preparazione era più per la pennellata che per la chimica, però sono riuscita a farmi piacere anche gli esami scientifici. Sono nozioni che bisogna conoscere ai fini di una preparazione ottimale e quando in cantierehai il riscontro, lavorando con un determinato acido o reagente, comprendi quanto siano importanti”. Specializzata nel settore dei Manufatti Lapidei e dipinti murari, Anna ha svolto la sua tesi di laurea sui dipinti della volta dell’alcova di Maria Amalia di Sassonia a Palazzo Reale: “Si è trattato di un’esperienza diretta di restauro della volta della camera da letto di Carlo III di Borbone e della regina Maria Amalia. Un dipinto, eseguito in occasione delle nozze dei due regnanti, poi ricoperto con un’imbiancatura e stucchi dorati a metà Ottocento perché ‘passato di moda’. Il nostro lavoro è stato quello di recuperare il dipinto settecentesco e restituirlo alla fruizione del pubblico. Per me è una grandissima soddisfazione pensare che adesso i turisti lo possono ammirare anche grazie al mio lavoro. Parte integrante della mia tesi, inoltre, è stato lo studio del dipinto, una delle poche opere (tre in tutto) rimaste a Palazzo del periodo di Carlo III, uno dei periodi di massimo splendore per la corte borbonica”. Anna già pensa al suo futuro lavorativo: “Durante questi cinque anni sono riuscita ad intessere tutta una serie di contatti che mi torneranno sicuramente utili per il lavoro. La Facoltà non mi sta seguendo in un preciso percorso post laurea, però, grazie al lavoro nei cantieri esterni, alle convenzioni, ai contatti con gli stessi docenti che sono anche restauratori, mi ha permesso di entrare in una rete di conoscenze attraverso la quale mi muoverò per trovare il mio primo incarico”.
o con l’ambiente in cui è ospitata ci aiuta anche a ricordare i concetti trasmessi dal docente. Si tratta di un Corso di Laurea molto dinamico”. Stile, prossima alla tesi e al lavoro proprio sulle tele del Museo di San Martino, ha, però, come tanti ragazzi di questo Corso, preferito saltare l’esperienza Erasmus: “Non l’ho ritenuta utile e ho avuto paura che mi facesse solo perdere tempo importante. Inoltre, non sono comunque mancate le occasioni di scambi nazionali e collaborazioni, come quella con l’Accademia di Belle Arti, che si sono rivelati importanti momenti di crescita”. Una scelta che rifarebbe, quella di Conservazione e Restauro, AnnaMiranda, neo laureata. “È un Corso che mi ha pienamente soddisfatta e che ha rispettato le aspettative”,
spiega la ventottenne che ha concluso gli studi ad aprile con il massimo dei voti. “Dopo la maturità artistica sono stata ferma per più di due anni per motivi personali ma – racconta – l’arte mi ha appassionato fin dalla mia prima lezione alle scuole medie. Ho svolto il mio percorso qui senza problemi, laureandomi nei tempi previsti”. Da diplomata all’artistico, Miranda spiega: “forse la mia preparazione era più per la pennellata che per la chimica, però sono riuscita a farmi piacere anche gli esami scientifici. Sono nozioni che bisogna conoscere ai fini di una preparazione ottimale e quando in cantierehai il riscontro, lavorando con un determinato acido o reagente, comprendi quanto siano importanti”. Specializzata nel settore dei Manufatti Lapidei e dipinti murari, Anna ha svolto la sua tesi di laurea sui dipinti della volta dell’alcova di Maria Amalia di Sassonia a Palazzo Reale: “Si è trattato di un’esperienza diretta di restauro della volta della camera da letto di Carlo III di Borbone e della regina Maria Amalia. Un dipinto, eseguito in occasione delle nozze dei due regnanti, poi ricoperto con un’imbiancatura e stucchi dorati a metà Ottocento perché ‘passato di moda’. Il nostro lavoro è stato quello di recuperare il dipinto settecentesco e restituirlo alla fruizione del pubblico. Per me è una grandissima soddisfazione pensare che adesso i turisti lo possono ammirare anche grazie al mio lavoro. Parte integrante della mia tesi, inoltre, è stato lo studio del dipinto, una delle poche opere (tre in tutto) rimaste a Palazzo del periodo di Carlo III, uno dei periodi di massimo splendore per la corte borbonica”. Anna già pensa al suo futuro lavorativo: “Durante questi cinque anni sono riuscita ad intessere tutta una serie di contatti che mi torneranno sicuramente utili per il lavoro. La Facoltà non mi sta seguendo in un preciso percorso post laurea, però, grazie al lavoro nei cantieri esterni, alle convenzioni, ai contatti con gli stessi docenti che sono anche restauratori, mi ha permesso di entrare in una rete di conoscenze attraverso la quale mi muoverò per trovare il mio primo incarico”.