I temi: il mare, l’industria 4.0, microbioma e polimeri

Le quattro Task Force. Il primo progetto, ‘Blue Italian Growth’, è illustrato dal prof. Guido Trombetti, che ne è il Coordinatore. “Collegata al Distretto Nazionale sul Mare, la Task Force è immersa nella realtà produttiva nonché scientifico-industriale del Paese e abbraccia tutto: le biotecnologie blu, la cantieristica e robotica, le infrastrutture portuali, l’ambiente marino con le sue risorse ittiche, la sostenibilità ambientale e le energie rinnovabili. D’altronde, è dal mare che siamo circondati su ogni fronte”. Perché, a differenza di un Centro, la Task Force ha migliori possibilità di riuscita? “Perché non siamo un luogo che distribuisce soldi, bensì un centro di consulenza in cui si riuniscono singoli gruppi di ricerca per orientare delle scelte e mettere in circolo degli stimoli”. 
Il secondo. Parla di ‘Industria 4.0 e Sviluppo sostenibile’ il prof. Leopoldo Angrisani, già Direttore del Centro di Servizi Metrologici Avanzati (CeSMA), che insieme al prof. Piero Salatino, Presidente della Scuola Politecnica e delle Scienze di Base, che ne è il responsabile scientifico, ha coordinato i lavori di “diffusione, promozione e sviluppo tesi al rafforzamento delle competenze nell’ottica della creazione di una duplice rete in cui sia possibile raccogliere gli studi sulle tecnologie abilitanti e i suoi domini applicativi”, e segnatamente la fruizione degli strumenti di ‘digital innovation’ che rientrano a pieno nella categoria di una quarta rivoluzione industriale in corso. In armonia con gli obiettivi elencati nel Piano Governativo Industria 4.0, “ci proponiamo di coinvolgere un’ampia massa critica. È stata già sottoposta al vaglio la collaborazione con altri Atenei campani per mettere a punto un piano operativo di partnership con piccole e medie imprese che possa apportare benefici sia al mondo accademico che industriale quanto a produttività, economicità e prestazione di servizi”. Ciò comporterà senza dubbio future revisioni dell’offerta formativa con “rimodulazioni sulle Lauree Magistrali, proposte di cicli di interventi seminariali e attivazione di Master attraverso cui gli studenti possano formarsi in quelle skills e aree tematiche su cui vertono le nostre ricerche”. 
Il terzo. Sembra essere un argomento astruso ma in realtà ci riguarda da vicino, lo spiega il Coordinatore della Task Force ‘Studi sul Microbioma’. Che cos’è? “Una comunità di microrganismi che abitano un dato ambiente della biosfera”, risponde il prof. Danilo Ercolini, docente di Microbiologia Agraria. Dallo studio dell’alimentazione alla prevenzione e cura di sé, “bisogna cavalcare il trend dei microrganismi, perché sì sono di moda. Se ne parla in chimica, biologia molecolare, biotecnologie, bioinformatica, genomica. E noi queste competenze le abbiamo nei nostri Dipartimenti, finora hanno infatti aderito circa 110 studiosi, e tra loro non solo ‘addetti ai lavori’. Abbiamo, per esempio, ricevuto risposte positive anche da psicologi sociali, perché abbiamo bisogno di specialisti in grado di analizzare i comportamenti e le interazioni che riguardano le comunità microbiche in diversi contesti con lo scopo di fare networking e promuovere pubblicazioni scientifiche. Lo sapevate che ci sono più batteri nel nostro intestino che nelle stelle dell’intera galassia? Ecco, noi stiamo lavorando per scoprire in che modo il microbioma influenza la salute dell’uomo e dell’ambiente”.
Ultimo intervento quello del prof. Claudio De Rosa, coordinatore di ‘Polimeri e Biopolimeri’, un topic centrale nell’ambito della Scienza dei materiali. “Un chimico per parlare ha bisogno di dimostrare il suo discorso con simboli e formule”, ironizza il docente di Chimica Industriale, mostrando in slide la composizione dei materiali polimerici. “Altro non sono che macromolecole formate dalla ripetizione identica di gruppi di atomi. Sono contenuti nei prodotti comuni, naturali, ma anche in quelli di origine sintetica. Il nostro obiettivo è agire su più livelli: modificare il packaging di determinati alimenti e progettare attraverso tecnologie a basso costo nuovi materiali più o meno biodegradabili per ridurre l’impatto ambientale della plastica. Il sogno sarebbe poter separare i polimeri che finiscono in discarica e riutilizzare alcune bio-componenti per incrementare le percentuali di riciclo e risolvere il problema ambiente. Sono sistemi che stiamo studiando e coinvolgono campi di interesse multidisciplinari: dall’ingegneria alla microelettronica fino alle applicazioni biomediche e l’industria tissutale”.
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