Il carico di studio è sostenibile

“Abbiamo lavorato faticosamente per una programmazione e uno studio sostenibile, al primo come per gli anni successivi – dice il prof. Lucio Nitsch, docente di Biologia Molecolare e Cellulare – tale per cui uno specifico numero di esami deve e può essere completato ogni semestre. Gli studenti non devono farsi un’idea sbagliata dell’università, piuttosto devono tenere presente che non sono più al liceo e che lo studio deve essere la loro attività principale”. I ragazzi che seguono il corso tenuto da Nitsch imparano presto il significato della parola “costanza”, visto che il professore monitora molto l’attività che svolgono tramite esercitazioni interattive, lavori di gruppo, prove intercorso. “Ogni week-end, gli studenti si esercitano a casa con questionari a risposta aperta che poi correggiamo insieme in classe, sono test di autovalutazione che certificano non tanto la qualità, ma la presenza attiva dello studente”. Seguire in aula non basta, lo studio è qualcosa che deve piacere ed interessare, perché, come dice Nitsch, “la vera attività è la capacità di generare cultura, non di memorizzare ma pensare, far funzionare le intelligenze, aver la capacità di sviluppare le idee”. Spesso, invece, i ragazzi studiano velocemente senza porre neanche attenzione alle illustrazioni sui manuali, laddove hanno un’importanza essenziale. “Al termine della lezione, – aggiunge il professore – chiedo ai ragazzi se hanno capito tutto. Se la risposta è affermativa da parte di tutti, allora c’è qualcosa che non funziona nelle loro teste…”. 
Secondo il prof. Vincenzo Macchia, docente di Patologia Clinica, “gli studenti che scelgono di studiare Medicina in  modo consapevole e credono in questa Facoltà, che non sono stati condizionati, nella loro scelta, dalla famiglia o da altri fattori, non dovrebbero avere alcun tipo di problema”. Dunque, per partire bene, occorre determinazione e impegno. La successiva chiave del successo, poi, è il metodo di approccio alla materia. “Per ogni materia – dice Macchia – c’è una metodologia di studio che va appresa nel tempo, per questo è importante seguire le lezioni, non solo per acquisire le conoscenze. Spesso, studiando da soli, i ragazzi si soffermano su conoscenze e piccole nozioni che non avranno nessun riscontro nella realtà pratica invece di approfondire argomenti molto più importanti…il corso deve essere seguito con una mentalità critica sia da parte dello studente che del docente di quello specifico insegnamento, il quale insegna l’impostazione della materia di studio ed entra nel dettaglio laddove è importante”. Riguardo il lavoro dello studente di Medicina: “C’è sicuramente un sovraccarico di materie…quello dello studente è un impegno full time che non consente nessun lavoretto o attività extra…”.
 

Medicina, una Facoltà dove si studia tanto. A corsi ormai cominciati, siamo andati a verificare come trascorrono le loro giornate gli aspiranti medici che hanno superato i test d’ingresso.
Tra le 8:30 e le 9:00, la linea metropolitana che collega il centro storico al Policlinico è stracolma. In maggioranza, sono studenti di Medicina. Parlottano tra loro, sono già in ritardo (i corsi iniziano alle 8:30 ogni giorno, da lunedì al venerdì e la frequenza è obbligatoria), qualcuno organizza la propria giornata di studi, mentre in massa si dirigono nelle aule universitarie. “Impiego circa un’ora e mezza per arrivare in facoltà –racconta Simona, studentessa al secondo anno, di Pomigliano d’Arco – ciò significa alzarsi alle 6, ogni mattina…”. Come si svolge la tua giornata tipo? “Di solito, seguo i corsi fino alle 13:30 e per adesso, che siamo a inizio anno, ritorno a casa visto che non ci sono altre attività pomeridiane. A breve, però, partirà il corso di Inglese che mi terrà impegnata due pomeriggi a settimana. Seguire i corsi è stancante, ma importante perché aiuta nella preparazione dell’esame. Tornata a casa, cerco di studiare almeno in parte ciò che ho appreso in aula…”. “Chi sceglie di studiare Medicina sa già che è un percorso complicato – dice Fabio, al terzo anno – per entrare, ho affrontato i test di selezione due volte, pur provenendo da Farmacia, dove nel frattempo mi ero iscritto per recuperare qualche esame. Spesso, resto in Facoltà tutto il giorno: la mattina seguo i corsi. Di pomeriggio, anche se non sono previste attività didattiche, sono in facoltà per studiare da solo o in gruppo, quando sto preparando lo stesso esame dei miei colleghi. Sotto esame, ci è capitato di restare nelle aule fino alle 19. In gruppo si studia bene, riesci a confrontarti e non ti distrai…certo, ci sono momenti di pausa ma si ritorna presto sulla materia…”. Anche Angelo, 22 anni, racconta di essersi iscritto a Farmacia e di essere passato a Medicina, alla fine del primo anno. “A Farmacia l’ambiente era molto più rilassato: i corsi distribuiti su tre giorni a settimana, quattro ore al giorno, e non erano previste attività pomeridiane…a Medicina la situazione è diversa…”. Gli esami, al primo anno, sono dieci. Uno scoglio che mette tutti un po’ alla prova, ma c’è chi ce la fa, senza necessariamente essere definito il secchione di turno. “Mi manca solo Anatomia I per concludere gli esami di primo anno – dice Sirio, 21 anni, appena iscritto al secondo anno – Al primo semestre, gli insegnamenti di base, come Chimica Fisica e Statistica, ti fanno rimanere ancora un po’ nell’ambito liceale. Già dal secondo semestre si entra più nello specifico e ci si sente più vicini alla professione. Non è impossibile sostenere tutti gli esami al primo anno, c’è bisogno di studio e organizzazione. Quotidianamente, oltre a seguire i corsi in aula, è necessario dedicare quattro o cinque ore allo studio e sotto esame di più”. E se qualcuno si iscrive a Medicina, dopo aver visto troppe puntate di “E. R. Medici in  prima linea” e altri telefilm che propongono la coraggiosa vita dei medici in pronto soccorsi affollati, presto si renderà conto che, almeno per i primi sei anni, non sarà così. “Al primo anno finiscono tutte le illusioni – dice Federica, iscritta al secondo anno – Si capisce da subito che si deve studiare bene”. “Non è una bella vita – secondo Francesco, vent’anni, di Napoli – O ci si impegna fin dall’inizio o è meglio mollare. Lo studio della medicina richiede costanza oltre che impegno per riuscire”. C’è chi ci parla di Medicina come “un liceo molto duro” e chi, invece, non è d’accordo.  “Ma non è vero! – dice Luciana, al secondo anno, con all’attivo sette esami – Sfatiamo la diceria che vuole gli studenti di Medicina come quelli che studiano di più, che non si divertono, che non escono. E’ logico che sotto esame si dedichino più ore allo studio, ma non è sempre così! Anche noi abbiamo i nostri svaghi, il nostro tempo libero che non passiamo sicuramente sui libri! La differenza con le altre Facoltà è che, da noi, c’è obbligo di frequenza…”. Ma troviamo qualcuno che sottovaluta anche questo ultimo punto. Francesco, studente al secondo anno dice: “personalmente, preferisco studiare a casa. Non abito vicino al Policlinico, non mi va di venire ogni giorno e poi, spesso, durante le lezioni, i docenti ripetono quello che c’è sui libri di testo. Quindi, tanto vale non perdere tempo e rimanere a casa. Vengo in facoltà solo per vedere gli amici, socializzare…”. “Se studi e ti organizzi, riesci” sembra essere il motto della maggioranza degli studenti, i quali, però, ammettono di non averlo applicato subito. “Mi sono iscritto a Medicina con l’idea di poter aiutare le persone, farle sentire meglio, essere utile in qualche modo e poi perché, in secondo luogo, quella del medico è una professione che mi ha sempre attirato – ci racconta Sidney, 21 anni, iscritto al secondo anno – All’inizio, però, l’ho presa un po’ sotto gamba: seguivo i corsi ma non studiavo a casa, mi sembrava che alcune materie, come la Chimica, le avessi già studiate al liceo e invece non era così. Dal secondo semestre, mi sono messo in carreggiata grazie anche allo studio di gruppo. Mi trovo molto bene a studiare con i miei colleghi per varie ragioni: ci si confronta, si resta tutto il giorno in facoltà senza ulteriori perdite di tempo per gli spostamenti… per ora, è un percorso che non mi spaventa anche se impegnativo”. 
Anatomia, il
grande ostacolo
660 euro di testi!
Sembra che il grande ostacolo al primo anno sia il fatidico esame di Anatomia I, in quanto, da come ci viene detto, risulta “complesso e mnemonico”, ma anche “costoso”. Molti studenti non hanno ancora individuato il testo d’esame da cui attingere per la preparazione alla prova: “il testo d’esame è il manuale di Anatomia di Montagnani, ma i docenti, alla prova orale, fanno riferimento al testo di Lanza”, che sembra sia molto più approfondito. Nel dubbio, lo studente acquista il Montagnani per la preparazione alla prova scritta (circa 250 euro) e il Lanza per la prova orale (290 euro) ai quali va aggiunto l’atlante di Anatomia dal costo di 120 euro. In ogni caso, apprendiamo che: “superare Anatomia con un buon voto è come vincere un terno al lotto!”. Girano poi voci di corridoio che parlano di bocciatura su una specifica domanda relativa all’atrio del cuore, la cui risposta “forse è nel Lanza…”, ancora non si sa. 
54 esami, compresi quelli facoltativi, in sei anni. “Sono fattibili – secondo l’opinione di Giulio Wenbagher, rappresentante degli studenti – ma ci dovrebbe essere più equilibrio tra i vari anni. Per esempio, al primo anno, sono previsti dieci esami, al secondo sette. Si potrebbe un po’ bilanciare la quantità nel biennio. Il quarto anno, poi, andrebbe sicuramente alleggerito perché è un vero scoglio con gli esami di Farmacologia, mentre il secondo semestre del sesto anno non prevede né corsi né esami… si potrebbe, allora, programmare un carico di lavoro più equo…”. 
Lo studente di Medicina è, o dovrebbe essere, molto organizzato, costante e dedito allo studio. Cerchiamo di capire se sotto esame c’è qualche ulteriore cambiamento dello stile di vita quotidiano. “A pochi giorni prima degli esami, – dice Valeria, studentessa al terzo anno – resto a casa e mi concentro molto sulla ripetizione degli argomenti d’esame. Non esistono week-end, al massimo mi concedo un film la sera, giusto per distrarmi un po’. Ma niente altro, interrompo anche lo studio in gruppo per essere più concentrata”. “L’ansia sale molto facilmente perché gli esami sono tanti…  – dice Giuseppe De Stefano, 21 anni, di Casalnuovo, confida di impiegare circa un’ora e mezza per arrivare in facoltà, “a discrezione dei mezzi pubblici” – quando ci si prepara poi ad una prova specifica, preferisco fare una ripetizione generale degli argomenti. La cosa migliore è sempre studiare giorno per giorno in modo da non avere grandi quantità di programma da recuperare, frequentare le lezioni anche per scambiare consigli con gli altri studenti, meglio ancora se quelli degli anni superiori, e anche per scambiarsi le dispense che, a volte, sono più utili dei libri stessi. Cosa molto importante: non ascoltare le voci di corridoio, altrimenti l’ansia cresce sempre di più”. Uno stile di vita, quello dello studente di Medicina, che Giuseppe definisce “molto quadrato”, “bisogna sapersi organizzare, le settimane si basano sullo studio come attività principale,  non si può pensare di trovare un lavoretto part-time magari per coprire qualche spesa, perché, tra lezioni e studio, non rimane tempo. E’ necessario, a questo punto, il supporto economico della famiglia per tutto il periodo accademico”. 
Tre anni di sacrifici
anche per gli
aspiranti infermieri
Giornata dura anche per gli studenti di Infermieristica, che trascorrono le loro giornate in facoltà, tra tirocinio e lezioni in aula, dalle 8:00 alle 18:00. “La frequenza ai corsi è obbligatoria – dice Elipa, matricola, in coda alla sala di Informatica per avere chiarimenti sull’orario delle lezioni – Sono felice di essere entrata tra i quaranta che accedono a questo Corso di Laurea, ma so che mi aspettano tre anni di grossi sacrifici. Bisogna essere presenti tutti i giorni in facoltà: in mattinata, fino alle 14:00, seguiamo il tirocinio al Policlinico, subito dopo sono previste le lezioni in aula, senza nemmeno una pausa pranzo!”. Qualcuno parla di disorganizzazione. “Ancora non ci consegnano i libretti universitari, non esiste uno specifico sito web per il nostro Corso di Laurea, non conosciamo bene gli orari delle lezioni. Per due giorni di fila, siamo stati in facoltà sino alle 17, ma sono saltate le lezioni sia di Biochimica che di Fisica applicata per assenza dei docenti…”. Martina, al secondo anno, dice: “si studia davvero tanto. Si è sempre impegnati durante la settimana, non sono previsti giorni di pausa… in ogni caso, credo che Infermieristica sia un Corso di Laurea che offra molte opportunità a livello lavorativo, in tutta Italia”. 
Maddalena Esposito
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