Il lento risveglio di Porta di Massa: chiostro pieno ma le aule studio restano semivuote

Porta di Massa si sveglia lentamente dal sonno profondo in cui è stata relegata nell’ultimo anno. Maggio è il mese dei tentativi: riapertura delle aule studio, seminari in presenza, chiusura della struttura alle ore 18. Tutto nella speranza che sia un passo in avanti definitivo, nella crescente attesa dei vaccini anti Covid per la fascia d’età fino ai trent’anni. Classica giornata primaverile, un sole che scalda ma non troppo, e gli studenti si raccolgono a piccoli gruppetti (distanziati e con mascherine) nel chiostro: è la volontà di riappropriarsi lentamente dello spazio universitario. C’è chi, pc alla mano, si dedica alla stesura dell’elaborato finale in religioso silenzio; una coppia si diletta in una partita a scacchi; qualcun altro è alle prese con lo studio, essendo prossima l’apertura della sessione di esami estiva. Ma è difficile mantenere gli occhi fissi sui libri. È palpabile la voglia di incontrarsi di nuovo, anche solo per scambiare una chiacchiera e bere un caffè (il barista che con passo svelto fa avanti e indietro risulta una buona unità di misura per capire il numero di presenti, in costante aumento con il passare delle ore mattutine). Una ragazza, fuorisede iscritta a Lettere Moderne, si confronta con i colleghi sulle modalità degli appelli che si terranno a breve. “Non riesco a capire se saranno in presenza o ancora in dad – racconta preoccupata – Ho necessità di saperlo perché per me non è sempre facile raggiungere Napoli. Il dispendio economico non è di poco conto”. Lo sfogo apre un tema sentito e riporta bruscamente alla realtà fatta di costanti incertezze sul futuro immediato (un po’ come i cartelli del servizio di prevenzione e protezione della Federico II sulle regole anti virus affissi sulle pareti di Porta di Massa ogni pochi metri, che ricordano quanto il Covid resti ancora una seria minaccia). Le disposizioni, in materia di esami, restano ambigue: la scelta della modalità afferisce ancora alla discrezionalità del singolo docente che, in base al numero di prenotati, decide per la presenza o l’online. In caso di comprovate esigenze (tutte da chiarire), individualmente, uno studente può chiedere di sostenere la prova da casa. Fino a nuove misure, dunque, tocca interfacciarsi con i professori e valutare il da farsi caso per caso. Che la normalità sia ancora molto lontana è palese soprattutto addentrandosi all’interno dell’edificio. Se gli uffici tecnici per l’area didattica sono aperti al pubblico, vivono ancora la stasi della chiusura lo sportello per l’orientamento e le attività di tutorato (fruibili solo online). Le aule studio invece, che in tempi di pace risultavano sempre piene, devono fare i conti con la necessità del distanziamento e pure con un pensiero diffuso tra molti studenti i quali, in procinto di chiudere l’anno accademico, preferiscono studiare a casa per comodità. Le meglio note “Catacombe” della scala C, infatti, contano non più di sei-sette persone nell’aula informatica e circa una ventina nella sala adiacente. Stesso discorso per la Dsu1. Quelle più frequentate si dimostrano essere l’aula studio al piano terra della scala A e lo “Spazio di Massa” occupato nella scala D. Completamente vuote, o quasi, le sezioni dipartimentali. Salvo qualche docente impegnato nella propria stanza e qualche persona di passaggio che cerca informazioni, Filosofia, Filologia Moderna, Psicologia e Scienze dell’educazione appaiono deserte. Si sentono solo echi di suole che battono sul pavimento e il rumore metallico di qualche distributore automatico. La voglia di varcare nuovamente la soglia dell’università è marcata, ma è lontana anni luce la frequentazione degli anni passati. Porta di Massa sonnecchia ancora.
Claudio Tranchino
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