“Scegliete Agraria solo se siete realmente interessati alle discipline di studio e convinti di impegnarvi al massimo”. E’ il monito del prof. Paolo Masi, Preside della Facoltà con sede presso la Reggia Borbonica di Portici, tra le prime centocinquanta Facoltà al mondo nella classifica Arwu, stilata dall’Università di Shangai. Le lezioni avranno inizio il 10 ottobre, dopo una tre giorni dedicata all’accoglienza degli studenti nuovi e vecchi. Il primo anno è comune a tutti e quattro i Corsi di Laurea – Tecnologie agrarie, Tecnologie alimentari, Scienze forestali e ambientali, Viticoltura ed enologia – e prevede lo studio di materie di base (Chimica, Matematica, Biologia, Botanica, Fisica), in un percorso pensato su cinque anni. “La quasi totalità dei nostri studenti – afferma Masi – sceglie di continuare a studiare dopo il triennio al fine di conseguire il titolo di Laurea Specialistica. E’ essenzialmente per questa ragione, e per assicurare una formazione completa, che abbiamo pensato di strutturare il percorso di studi nell’arco di cinque anni. C’è da dire, poi, che la richiesta di laureati triennali da parte del mercato del lavoro è davvero bassa”. Sedici gli esami alla Triennale ai quali vanno aggiunti quindici crediti formativi (ovvero due esami a scelta), nove alla Specialistica più quindici crediti.
Tecnologie agrarie. “E’ un Corso professionalizzante – spiega il Presidente prof. Matteo Lorito – Forma specifici profili richiesti dal mercato del lavoro e, negli ultimi tre anni, ha visto aumentare le iscrizioni del cinquanta per cento”. Le difficoltà maggiori si riscontrano al primo anno, quando, “soprattutto coloro che non hanno un buon metodo di studi non riescono a sostenere tutti gli esami”. Le lezioni impegnano i ragazzi tre o quattro giorni a settimana, per un totale di tre insegnamenti a semestre “in modo da facilitarli nel seguire il percorso così come è stato impostato”. Chiarezza anche nella scelta del biennio successivo: se fino allo scorso anno le Specialistiche erano tre (Scienze e Tecnologie agrarie, Scienze delle produzioni agrarie e Gestione del territorio), adesso, secondo un discorso di semplificazione e razionalizzazione, c’è unicamente Scienze e Tecnologie agrarie, nata dalla fusione dei tre percorsi di studio. “C’erano molte sovrapposizioni, gli insegnamenti risultavano simili – chiarisce Lorito – e, al momento della scelta, i ragazzi erano confusi. Il percorso attuale, invece, è molto più chiaro”. Al conseguimento del titolo di dottore e dopo l’iscrizione all’albo, si è agronomi. “L’agronomo è un ingegnere che si occupa di diverse problematiche: da quelle collegate all’ambiente a quelle relative alle costruzioni, agli impianti produttivi, alla difesa delle colture, alle politiche agrarie. In Campania, regione con una forte inclinazione agraria, le opportunità di lavoro sono buone sia nelle aziende agro-alimentari che nell’avvio della libera professione”.
Tecnologie alimentari. E’ il Corso più gettonato dagli studenti (oltre duecento gli iscritti). “E’ un percorso che richiede tanto impegno e fiducia nelle proprie capacità”, spiega il prof. Francesco Villani, Presidente della Triennale. “Il primo anno causa, spesso, difficoltà alle matricole – continua il docente – per la presenza di materie di base scientifiche, necessarie per proseguire gli studi, tenuto conto che, dal secondo anno, dovranno confrontarsi con tematiche relative al calcolo della temperatura, alla velocità dei flussi delle materie, per cui c’è bisogno di una solida formazione di base”. A pochi mesi dal conseguimento della laurea, “i tecnologi alimentari riescono, tramite periodi di stage o tirocini, ad inserirsi nelle industrie e a migliorare la propria preparazione sul campo, oltre che pensare ad intraprendere la libera professione”.
Viticoltura ed enologia. Ha sede ad Avellino ed è a numero chiuso (i test d’ingresso si sono svolti il 9 settembre. Settanta partecipanti – giovani neo-diplomati provenienti da tutto il Sud Italia – per quaranta posti). “E’ un Corso professionalizzante – afferma il prof. Luigi Frusciante – Al termine dei tre anni di studio, si può esercitare la professione di enologo”. A livello nazionale, la Campania è l’unica regione che produce meno vino di quanto se ne consumi, dunque “quello vitivinicolo è un settore in piena evoluzione che assicura buone opportunità d’impiego”. L’enologo, figura totalmente diversa dal sommelier che “impara a riconoscere difetti e pregi dei vini, bevendone”, “si occupa della vinificazione delle uve, in cantina, ma può lavorare anche in campo, curando la coltivazione delle viti”. A partire da quest’anno, la sede della Facoltà sarà l’ex Istituto Tecnico Agrario, in viale Italia, concesso in comodato d’uso dalla Provincia. “E’ una palazzina – conclude Frusciante – che comprende tre aule più una di informatica e un’altra di analisi sensoriale, oltre ai laboratori di biologia molecolare, micro-biologia ed enologia”.
Scienze forestali e ambientali. Lo studio di discipline specifiche ha inizio dal secondo anno, con insegnamenti quali Zoologia forestale, Selvicoltura, Idrologia e Sistemazioni idrauliche, affiancati da attività pratiche (escursioni nel Parco del Cilento, al Parco Nazionale della Sila, al Monte Terminio, per citarne qualcuna degli anni scorsi). Buone le prospettive occupazionali: i laureati in Scienze Forestali possono svolgere attività di gestione forestale presso aziende pubbliche e private, enti parco, enti locali pubblici e privati nazionali ed internazionali; attività di monitoraggio, progettazione e pianificazione forestale ed ambientale, oltre che intraprendere l’attività di libero professionista iscritto all’Albo dei Dottori Agronomi e Forestali.
Maddalena Esposito
Tecnologie agrarie. “E’ un Corso professionalizzante – spiega il Presidente prof. Matteo Lorito – Forma specifici profili richiesti dal mercato del lavoro e, negli ultimi tre anni, ha visto aumentare le iscrizioni del cinquanta per cento”. Le difficoltà maggiori si riscontrano al primo anno, quando, “soprattutto coloro che non hanno un buon metodo di studi non riescono a sostenere tutti gli esami”. Le lezioni impegnano i ragazzi tre o quattro giorni a settimana, per un totale di tre insegnamenti a semestre “in modo da facilitarli nel seguire il percorso così come è stato impostato”. Chiarezza anche nella scelta del biennio successivo: se fino allo scorso anno le Specialistiche erano tre (Scienze e Tecnologie agrarie, Scienze delle produzioni agrarie e Gestione del territorio), adesso, secondo un discorso di semplificazione e razionalizzazione, c’è unicamente Scienze e Tecnologie agrarie, nata dalla fusione dei tre percorsi di studio. “C’erano molte sovrapposizioni, gli insegnamenti risultavano simili – chiarisce Lorito – e, al momento della scelta, i ragazzi erano confusi. Il percorso attuale, invece, è molto più chiaro”. Al conseguimento del titolo di dottore e dopo l’iscrizione all’albo, si è agronomi. “L’agronomo è un ingegnere che si occupa di diverse problematiche: da quelle collegate all’ambiente a quelle relative alle costruzioni, agli impianti produttivi, alla difesa delle colture, alle politiche agrarie. In Campania, regione con una forte inclinazione agraria, le opportunità di lavoro sono buone sia nelle aziende agro-alimentari che nell’avvio della libera professione”.
Tecnologie alimentari. E’ il Corso più gettonato dagli studenti (oltre duecento gli iscritti). “E’ un percorso che richiede tanto impegno e fiducia nelle proprie capacità”, spiega il prof. Francesco Villani, Presidente della Triennale. “Il primo anno causa, spesso, difficoltà alle matricole – continua il docente – per la presenza di materie di base scientifiche, necessarie per proseguire gli studi, tenuto conto che, dal secondo anno, dovranno confrontarsi con tematiche relative al calcolo della temperatura, alla velocità dei flussi delle materie, per cui c’è bisogno di una solida formazione di base”. A pochi mesi dal conseguimento della laurea, “i tecnologi alimentari riescono, tramite periodi di stage o tirocini, ad inserirsi nelle industrie e a migliorare la propria preparazione sul campo, oltre che pensare ad intraprendere la libera professione”.
Viticoltura ed enologia. Ha sede ad Avellino ed è a numero chiuso (i test d’ingresso si sono svolti il 9 settembre. Settanta partecipanti – giovani neo-diplomati provenienti da tutto il Sud Italia – per quaranta posti). “E’ un Corso professionalizzante – afferma il prof. Luigi Frusciante – Al termine dei tre anni di studio, si può esercitare la professione di enologo”. A livello nazionale, la Campania è l’unica regione che produce meno vino di quanto se ne consumi, dunque “quello vitivinicolo è un settore in piena evoluzione che assicura buone opportunità d’impiego”. L’enologo, figura totalmente diversa dal sommelier che “impara a riconoscere difetti e pregi dei vini, bevendone”, “si occupa della vinificazione delle uve, in cantina, ma può lavorare anche in campo, curando la coltivazione delle viti”. A partire da quest’anno, la sede della Facoltà sarà l’ex Istituto Tecnico Agrario, in viale Italia, concesso in comodato d’uso dalla Provincia. “E’ una palazzina – conclude Frusciante – che comprende tre aule più una di informatica e un’altra di analisi sensoriale, oltre ai laboratori di biologia molecolare, micro-biologia ed enologia”.
Scienze forestali e ambientali. Lo studio di discipline specifiche ha inizio dal secondo anno, con insegnamenti quali Zoologia forestale, Selvicoltura, Idrologia e Sistemazioni idrauliche, affiancati da attività pratiche (escursioni nel Parco del Cilento, al Parco Nazionale della Sila, al Monte Terminio, per citarne qualcuna degli anni scorsi). Buone le prospettive occupazionali: i laureati in Scienze Forestali possono svolgere attività di gestione forestale presso aziende pubbliche e private, enti parco, enti locali pubblici e privati nazionali ed internazionali; attività di monitoraggio, progettazione e pianificazione forestale ed ambientale, oltre che intraprendere l’attività di libero professionista iscritto all’Albo dei Dottori Agronomi e Forestali.
Maddalena Esposito