Si prepara all’incarico che lo vedrà impegnato per il prossimo triennio, a partire dal primo novembre 2005, il neoeletto Preside della Facoltà di Lettere, prof. Eugenio Mazzarella.
Professore, cosa fa in questo periodo? Sta, forse, studiando da “preside”?
“Purtroppo sì! Era ovvio peraltro. La complessità del passaggio di consegne in una facoltà come la nostra richiede un coinvolgimento, fin da adesso, nei problemi. Il professor Nazzaro è un buon maestro, anche un po’ implacabile!”
Quali saranno i primi problemi cui intende mettere mano?
“La riorganizzazione dei corsi di studio e dell’offerta formativa; la ristrutturazione dell’ufficio di presidenza, per un maggior supporto ai corsi di laurea”.
Qual è il contributo che potrà dare alla Facoltà?
“L’impegno certamente. L’intelligenza la dovrò dimostrare. Sono costretto ad essere fiducioso in me stesso! Scherzi a parte, vorrei proporla più efficacemente all’attenzione dell’ateneo e della città”.
Quali sono i problemi che, attualmente, vive la Facoltà?
“Una cronica mancanza di spazi e di risorse di budget sia ordinario che straordinario. Penso ai costi dei contratti e delle supplenze, per reggere la complessità dell’offerta didattica. Conto davvero nella solidarietà istituzionale dell’ateneo, che ci ha già dato, anche per impegno in prima persona del rettore”.
La Facoltà è pronta ad un’altra riforma?
“Dio mio, no! Ad ogni modo, cercheremo di sopravvivere ai flutti”.
Gli studenti hanno creduto molto in lei: pensa che riuscirà a risolvere i loro problemi?
“Se non ne avessi almeno tutta la buona volontà, non mi sarei candidato. Avremo bisogno del loro aiuto ed anche della loro comprensione”.
Come affrontare il problema dei crediti per evitare l’eccessiva parcellizzazione del sapere?
“Con la riforma dei corsi di studi, di cui ho già accennato e che intendo farmi carico”.
Questione spazi: come affrontarla?
“Nell’immediato ottimizzare il trasferimento della Biblioteca dall’edificio di San Pietro Martire; se possibile acquisire qualcosa su Mezzocannone. In prospettiva ci sono Ospedale Militare e Palazzo Fuga”.
La spaventa l’idea di abbandonare i suoi studi per essere a capo della Facoltà?
“Cercherò di continuare a studiare, e spero così di non spaventarmi troppo”.
Quale sarà, a suo avviso, il futuro dell’Università?
“Quello del paese. In una società della conoscenza si salvano o collassano insieme”.
Elviro Di Meo
Professore, cosa fa in questo periodo? Sta, forse, studiando da “preside”?
“Purtroppo sì! Era ovvio peraltro. La complessità del passaggio di consegne in una facoltà come la nostra richiede un coinvolgimento, fin da adesso, nei problemi. Il professor Nazzaro è un buon maestro, anche un po’ implacabile!”
Quali saranno i primi problemi cui intende mettere mano?
“La riorganizzazione dei corsi di studio e dell’offerta formativa; la ristrutturazione dell’ufficio di presidenza, per un maggior supporto ai corsi di laurea”.
Qual è il contributo che potrà dare alla Facoltà?
“L’impegno certamente. L’intelligenza la dovrò dimostrare. Sono costretto ad essere fiducioso in me stesso! Scherzi a parte, vorrei proporla più efficacemente all’attenzione dell’ateneo e della città”.
Quali sono i problemi che, attualmente, vive la Facoltà?
“Una cronica mancanza di spazi e di risorse di budget sia ordinario che straordinario. Penso ai costi dei contratti e delle supplenze, per reggere la complessità dell’offerta didattica. Conto davvero nella solidarietà istituzionale dell’ateneo, che ci ha già dato, anche per impegno in prima persona del rettore”.
La Facoltà è pronta ad un’altra riforma?
“Dio mio, no! Ad ogni modo, cercheremo di sopravvivere ai flutti”.
Gli studenti hanno creduto molto in lei: pensa che riuscirà a risolvere i loro problemi?
“Se non ne avessi almeno tutta la buona volontà, non mi sarei candidato. Avremo bisogno del loro aiuto ed anche della loro comprensione”.
Come affrontare il problema dei crediti per evitare l’eccessiva parcellizzazione del sapere?
“Con la riforma dei corsi di studi, di cui ho già accennato e che intendo farmi carico”.
Questione spazi: come affrontarla?
“Nell’immediato ottimizzare il trasferimento della Biblioteca dall’edificio di San Pietro Martire; se possibile acquisire qualcosa su Mezzocannone. In prospettiva ci sono Ospedale Militare e Palazzo Fuga”.
La spaventa l’idea di abbandonare i suoi studi per essere a capo della Facoltà?
“Cercherò di continuare a studiare, e spero così di non spaventarmi troppo”.
Quale sarà, a suo avviso, il futuro dell’Università?
“Quello del paese. In una società della conoscenza si salvano o collassano insieme”.
Elviro Di Meo