E’ la Facoltà di Medicina più antica d’Italia (insieme a quella di Bologna) e per il prossimo anno accademico sfodera un’offerta formativa di tutto rispetto: quattro Corsi di Laurea Specialistica (di cui due in Medicina, uno in Odontoiatria e la novità di Biotecnologie Mediche), cui si aggiungono ben quindici diversi Corsi di Laurea triennali delle Professioni Sanitarie, tra i quali segnaliamo un Corso ex novo in “Tecnico della prevenzione nell’ambiente e nei luoghi di lavoro” ed il Corso di “Informatore medico scientifico” diventato ad accesso libero. Per finire, un Corso di laurea in Biotecnologie interfacoltà con Scienze ambientali e Scienze.
Questo il bigliettino da visita con cui la Facoltà di Medicina della Seconda Università si è presentata – lo scorso 24 maggio – ai giovani studenti delle scuole superiori di Napoli e provincia intervenuti alla manifestazione di orientamento allestita nel suggestivo Complesso di Santa Patrizia, cuore storico di Napoli a ridosso del decumano superiore. In un’Aula Magna gremita in ogni ordine di posti, stretti a semicerchio attorno al Preside, Francesco Rossi, Presidenti di Corsi di Laurea Specialistica e Coordinatori di Corsi Triennali hanno parlato di organizzazione didattica, crediti formativi universitari, sbocchi occupazionali e – soprattutto – del test d’ammissione ai corsi a numero programmato attivati dalla Facoltà. Sotto i portici della struttura di via Alemanni, gruppi di studenti degli ultimi anni, allocati presso stand suddivisi per corsi di laurea e corredati da poster illustrativi, fornivano ulteriori informazioni.
“Per accedere alla Facoltà di Medicina – afferma il Preside Rossi nel suo intervento d’apertura – oltre al diploma, ci vuole un’adeguata preparazione iniziale. Abbiamo notato, infatti, che per gli studenti le difficoltà maggiori si registrano in fase d’ingresso piuttosto che durante il corso di studi. Ciò accade perché devono superare, nelle prove d’ammissione, non solo quesiti di logica e cultura generale, ma anche domande di matematica, fisica, chimica, biologia, cioè materie in cui mostrano una scarsa preparazione”.
Colpa della scuola, secondo il prof. Giovanni Delrio, Presidente del CdL in Medicina, che non svolge appieno il suo ruolo: “gli argomenti oggetto dei test si riferiscono esclusivamente ai programmi ministeriali che, purtroppo, non sempre vengono svolti in modo completo”. Ad aggravare la situazione, l’atteggiamento degli studenti, “che pensano solo a superare l’interrogazione senza badare a ciò che studiano”. E aggiunge: “noi docenti del primo anno ci accorgiamo che il livello culturale di base degli studenti è vergognoso. Questo spiega perché al Nord d’Italia ci vogliono dai 35 ai 40 punti per entrare a Medicina, mentre a Napoli si passa con 30”.
6 settembre per Medicina, 8 settembre per Professioni sanitarie e 20 luglio per Odontoiatria (data che ha fatto infuriare il Presidente del CdL in Odontoiatria, Fernando Gombos), i giorni fissati per il test d’ingresso.
“Vogliamo formare un medico che acquisisca una valida scienza clinica umanistica – afferma il prof. Delrio, parlando del CdL in Medicina – cioè non prepariamo semplicemente un tecnico, ma una persona capace di avere un buon rapporto col paziente. Ecco perché da noi si studiano materie come Etica e Psicologia clinica”. Il tutto, però, senza mai perdere di vista l’aspetto pratico della professione: “i nostri studenti hanno l’obbligo di frequenza nei reparti clinici, dove eseguono una serie di attività professionalizzanti. Insomma, vogliamo sfatare il mito dello studente che conosce a perfezione il libro, ma non ha mai visto un paziente”. Peculiarità di questo CdL, da un lato l’organizzazione didattica “a blocchi di discipline”, “i cui risultati confortanti (gli studenti che iniziano i blocchi delle cliniche senza debiti superano senza grosse difficoltà gli esami successivi, ed anche con la media del trenta) c’incoraggiano a proseguire su questa strada”; dall’altro lato, l’attività di tirocinio pre-laurea (di norma al sesto anno) che si svolge presso gli studi medici privati.
“Bisogna studiare moltissimo se si vuole diventare un medico della bocca- il parere del prof. Fernando Gombos, presidente del CdL in Odontoiatria – Ciò significa che bisogna prepararsi sulle materie di base ed avere un’ottima tecnica manuale. Soprattutto, si devono possedere precise caratteristiche culturali per prevenire e diagnosticare malattie della bocca, come l’Aids, per esempio, o qualsiasi altra patologia che si presenti con manifestazioni orali”. Secondo Gombos, una laurea in Odontoiatria ancora consente buone possibilità di occupazione, “sebbene oggigiorno sia diventato abbastanza difficile aprire uno studio professionale perché bisogna osservare una serie di leggi e piccoli capestri, il che implica spendere molto danaro per l’acquisto delle apparecchiature”. “Insomma – riconosce il docente – se volete fare i dentisti, dovete poter contare su una buona base economica”.
A Gombos non è andata giù la data fissata dal Miur per il concorso d’accesso ad Odontoiatria: “Sono in totale dissenso”, ha detto con voce ferma e, a proposito del test, ha aggiunto con piglio polemico: “da noi il punteggio d’ingresso è più basso perché siamo molto severi durante lo svolgimento della prova. Mi raccomando, non portatevi il professore o il medico da casa, non servirebbe a nulla”.
A fare da traino alla Facoltà, i corsi triennali delle Professioni Sanitarie, alcuni particolarmente gettonati dagli studenti per via degli sbocchi occupazionali. Tra questi, Infermieristica, Fisioterapia, Logopedia e Tecniche di radiologia medica per immagini e radioterapia. “Tutti i nostri Corsi triennali – sottolinea la prof.ssa Michela D’Istria, Coordinatrice delle Professioni sanitarie – sono autoabilitanti, cioè con l’esame finale si consegue il titolo di laurea e, contestualmente, l’abilitazione all’esercizio della professione”. E con la stessa enfasi, soggiunge: “i nostri allievi si formano sul campo: per un terzo del loro percorso universitario, infatti, gli studenti staranno nei reparti e nei laboratori”.
Paola Mantovano
Questo il bigliettino da visita con cui la Facoltà di Medicina della Seconda Università si è presentata – lo scorso 24 maggio – ai giovani studenti delle scuole superiori di Napoli e provincia intervenuti alla manifestazione di orientamento allestita nel suggestivo Complesso di Santa Patrizia, cuore storico di Napoli a ridosso del decumano superiore. In un’Aula Magna gremita in ogni ordine di posti, stretti a semicerchio attorno al Preside, Francesco Rossi, Presidenti di Corsi di Laurea Specialistica e Coordinatori di Corsi Triennali hanno parlato di organizzazione didattica, crediti formativi universitari, sbocchi occupazionali e – soprattutto – del test d’ammissione ai corsi a numero programmato attivati dalla Facoltà. Sotto i portici della struttura di via Alemanni, gruppi di studenti degli ultimi anni, allocati presso stand suddivisi per corsi di laurea e corredati da poster illustrativi, fornivano ulteriori informazioni.
“Per accedere alla Facoltà di Medicina – afferma il Preside Rossi nel suo intervento d’apertura – oltre al diploma, ci vuole un’adeguata preparazione iniziale. Abbiamo notato, infatti, che per gli studenti le difficoltà maggiori si registrano in fase d’ingresso piuttosto che durante il corso di studi. Ciò accade perché devono superare, nelle prove d’ammissione, non solo quesiti di logica e cultura generale, ma anche domande di matematica, fisica, chimica, biologia, cioè materie in cui mostrano una scarsa preparazione”.
Colpa della scuola, secondo il prof. Giovanni Delrio, Presidente del CdL in Medicina, che non svolge appieno il suo ruolo: “gli argomenti oggetto dei test si riferiscono esclusivamente ai programmi ministeriali che, purtroppo, non sempre vengono svolti in modo completo”. Ad aggravare la situazione, l’atteggiamento degli studenti, “che pensano solo a superare l’interrogazione senza badare a ciò che studiano”. E aggiunge: “noi docenti del primo anno ci accorgiamo che il livello culturale di base degli studenti è vergognoso. Questo spiega perché al Nord d’Italia ci vogliono dai 35 ai 40 punti per entrare a Medicina, mentre a Napoli si passa con 30”.
6 settembre per Medicina, 8 settembre per Professioni sanitarie e 20 luglio per Odontoiatria (data che ha fatto infuriare il Presidente del CdL in Odontoiatria, Fernando Gombos), i giorni fissati per il test d’ingresso.
“Vogliamo formare un medico che acquisisca una valida scienza clinica umanistica – afferma il prof. Delrio, parlando del CdL in Medicina – cioè non prepariamo semplicemente un tecnico, ma una persona capace di avere un buon rapporto col paziente. Ecco perché da noi si studiano materie come Etica e Psicologia clinica”. Il tutto, però, senza mai perdere di vista l’aspetto pratico della professione: “i nostri studenti hanno l’obbligo di frequenza nei reparti clinici, dove eseguono una serie di attività professionalizzanti. Insomma, vogliamo sfatare il mito dello studente che conosce a perfezione il libro, ma non ha mai visto un paziente”. Peculiarità di questo CdL, da un lato l’organizzazione didattica “a blocchi di discipline”, “i cui risultati confortanti (gli studenti che iniziano i blocchi delle cliniche senza debiti superano senza grosse difficoltà gli esami successivi, ed anche con la media del trenta) c’incoraggiano a proseguire su questa strada”; dall’altro lato, l’attività di tirocinio pre-laurea (di norma al sesto anno) che si svolge presso gli studi medici privati.
“Bisogna studiare moltissimo se si vuole diventare un medico della bocca- il parere del prof. Fernando Gombos, presidente del CdL in Odontoiatria – Ciò significa che bisogna prepararsi sulle materie di base ed avere un’ottima tecnica manuale. Soprattutto, si devono possedere precise caratteristiche culturali per prevenire e diagnosticare malattie della bocca, come l’Aids, per esempio, o qualsiasi altra patologia che si presenti con manifestazioni orali”. Secondo Gombos, una laurea in Odontoiatria ancora consente buone possibilità di occupazione, “sebbene oggigiorno sia diventato abbastanza difficile aprire uno studio professionale perché bisogna osservare una serie di leggi e piccoli capestri, il che implica spendere molto danaro per l’acquisto delle apparecchiature”. “Insomma – riconosce il docente – se volete fare i dentisti, dovete poter contare su una buona base economica”.
A Gombos non è andata giù la data fissata dal Miur per il concorso d’accesso ad Odontoiatria: “Sono in totale dissenso”, ha detto con voce ferma e, a proposito del test, ha aggiunto con piglio polemico: “da noi il punteggio d’ingresso è più basso perché siamo molto severi durante lo svolgimento della prova. Mi raccomando, non portatevi il professore o il medico da casa, non servirebbe a nulla”.
A fare da traino alla Facoltà, i corsi triennali delle Professioni Sanitarie, alcuni particolarmente gettonati dagli studenti per via degli sbocchi occupazionali. Tra questi, Infermieristica, Fisioterapia, Logopedia e Tecniche di radiologia medica per immagini e radioterapia. “Tutti i nostri Corsi triennali – sottolinea la prof.ssa Michela D’Istria, Coordinatrice delle Professioni sanitarie – sono autoabilitanti, cioè con l’esame finale si consegue il titolo di laurea e, contestualmente, l’abilitazione all’esercizio della professione”. E con la stessa enfasi, soggiunge: “i nostri allievi si formano sul campo: per un terzo del loro percorso universitario, infatti, gli studenti staranno nei reparti e nei laboratori”.
Paola Mantovano