Il prof. Nicolino Castiello chiude la carriera vincendo un progetto sulla Geografia

Nel calendario accademico l’inizio di novembre sancisce la fine del servizio attivo per i docenti in età pensionabile. Questo non implica la chiusura di ogni attività, ma l’inizio di un nuovo periodo di collaborazione universitaria, in cui si definisce l’eredità che ciascun ricercatore lascia all’istituzione di cui è stato parte. Tra i docenti andati in pensione di recente, c’è il prof. Nicolino Castiello, Ordinario di Geografia economica e Geografia politica e Direttore delle riviste Geographical Working Papers e Studi e Ricerche socio-territoriali. Laurea in Economia e Commercio nel 1975 all’Università di Napoli dove ha lavorato senza interruzione di continuità alle Facoltà di Economia e Medicina e Chirurgia, insegnando anche all’Istituto Universitario Suor Orsola Benincasa e all’Università del Molise. Il docente suddivide il proprio percorso in tre fasi: il confronto con altre realtà, l’organizzazione accademica e l’internazionalizzazione. “Dopo la laurea ho viaggiato molto, in America Latina, Stati Uniti, ex Unione Sovietica, per uscire dal provincialismo e confrontarmi con gli altri”, racconta. In seguito, ha ricoperto diversi incarichi istituzionali, fra cui ricordiamo quelli di membro del Comitato dello sport delle Università di Napoli e del Direttivo del CUS, coordinatore delle biblioteche del Dipartimento di Analisi dei Processi, componente del direttivo Softel e Presidente di Corso di Laurea, ruolo nel quale ha istituzionalizzato l’orientamento in ingresso e in uscita e i servizi per le persone affette da disabilità: “grazie al grande lavoro di Paolo Valerio e Alessandro Pepino è nato un vero polo, oggi l’attenzione su questi argomenti è, purtroppo, scemata”.
I rapporti internazionali
Per tutta la sua vita lavorativa, ha svolto un intenso lavoro di apertura internazionale con accordi in Perù, in Brasile con l’Università di Belem e in Cina con le Università di Pechino e Shanghai (Foudan University), culminati in un progetto tra Italia e Cina sul riscaldamento globale e il recupero delle fasce costiere da dodici milioni di euro. “Una bellissima iniziativa che si è arenata perché non ho voluto ‘coinvolgere’ alcuni pezzi grossi della Direzione Generale dell’Ambiente e dell’Istituto Italiano di Cultura a Pechino”, dichiara senza mezzi termini il professore, il
quale ha chiuso la carriera vincendo un PRIN, un Progetto di Ricerca di Rilevanza Nazionale sulla Geografia, articolato in tre sezioni, una delle quali sul rischio sismico in Campania, sotto la sua responsabilità: “Una cosa che mi inorgoglisce”. Fra i numerosi incarichi, uno dei più impegnativi e gratificanti è stato certamente quello di Presidente del Corso di Laurea in Scienze del Turismo a Indirizzo Manageriale che definisce ‘una grossa intuizione del prof. Sergio Sciarelli’. “Penso di essere stato l’unico a formare un Comitato degli Esperti composto da esponenti del mondo del lavoro, per adattare i contenuti degli insegnamenti alle richieste del mercato e specializzare la formazione. Nel tempo abbiamo accorpato esami, aumentato i crediti, introdotto una seconda lingua e professionalizzato la formazione con accordi di tirocinio in azienda che consentissero un reale inserimento. Resta il rammarico di aver dovuto chiudere la Laurea Magistrale un anno dopo aver ottenuto il riconoscimento giuridico”. Gli anni da studente Ha parole d’affetto per la disciplina a cui ha dedicato una vita, la Geografia: “Nelle scuole si insegna poco e male, con un metodo fermo al 1920 basato sull’imparare a memoria capitali e produzioni del mondo. La Geografia, invece, studia le trasformazioni del territorio prodotte dall’uomo attraverso la cultura, confrontandosi con discipline come la Storia e la Sociologia. Si tratta di un settore in via di smantellamento, per il quale in Dipartimento c’è ancora molta sensibilità”. Si intenerisce un po’ ripensando al suo periodo da studente a Napoli per lui originario di Ariano Irpino: “il passaggio dal paese alla città ha rappresentato il primo urto culturale. Erano gli anni della contestazione e noi eravamo quelli che il prof. Giuseppe Palomba definì ‘vino nuovo in otri vecchi’. Il fervore culturale di via Mezzocannone era indescrivibile. Il grande rammarico è di aver
diviso il mondo in destra e sinistra, bene e male in maniera manichea e di aver dato il cattivo esempio. Quando siamo entrati, abbiamo occupato le poltrone e avviato la revisione storica”. L’ultima dedica è per gli studenti: “ho sempre avuto un bellissimo rapporto con loro, ma il primo impatto è sempre stato traumatico, per colpa del mio carattere duro. Molti mi scrivono ancora ed è proprio vero quello che si dice: dai ragazzi arrivano lampi di genio che illuminano una carriera”.
Simona Pasquale
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