Il programma di Trombetti

I POLI. Il Polo “non dovrà essere un ulteriore appesantimento burocratico, un intralcio (del quale francamente non si avverte la necessità) alla vita universitaria, ma al contrario dovrà costituire un’occasione per una vera e propria ristrutturazione dei poteri e per una rifondazione istituzionale che trasformi profondamente il rapporto centro-periferia”. Per una migliore funzionalità dei Poli, Trombetti suggerisce alcuni correttivi allo Statuto: innanzitutto rivisitare la composizione del Consiglio di Polo “forse troppo ristretto rispetto alla rilevanza dei compiti che dovrà assolvere, senza però cadere nell’errore di farne un organismo pletorico”. Un presupposto perché siano garantite le piccole Facoltà. LA VALUTAZIONE. “Lo strumento della valutazione va utilizzato come un ausilio al miglioramento della qualità dell’attività svolta e non come un meccanismo di controllo gerarchico”. LA RICERCA. Va garantita a tutti la possibilità di operare mediante l’equa ripartizione delle risorse. Va incentivata la ricerca di eccellenza. I finanziamenti “non vi è alcun dubbio che molte risorse vadano reperite attraverso un rapporto forte con il territorio (mondo produttivo, enti locali, etc.) e lo sfruttamento sistematico di tutte le possibilità offerte dalla legislazione (nazionale e regionale) vigente”. Il valore della ricerca di base: “occorre spazzare via l’equivoco, talvolta pretestuoso, di considerare improduttivo tutto ciò che non può essere immediatamente commercializzato”. LA DIDATTICA. Con la riforma del 3+2: “gli studi universitari non devono rinunciare, neanche nel primo triennio, al loro carattere formativo teso a creare un laureato maturo e capace di adeguarsi alle mutevoli esigenze del mondo del lavoro e di porsi in modo consapevole di fronte alle scelte che la società gli richiede”. LE STRUTTURE. “Vanno affrontate alcune emergenze edilizie come quelle della Facoltà di Architettura, di Veterinaria (nell’immediato e a regime con la nuova sede), di Agraria e dell’area Geologica”. GLI ORGANICI. Per quanto attiene agli organici sarà essenziale intervenire, anche attraverso le “quote di riequilibrio”, per sanare situazioni pregresse che, nel caso di alcune piccole (per organico e non per numero di studenti) Facoltà, assumono carattere di emergenza e per sostenere iniziative in aree di grande impatto, come quelle delle biotecnologie, dell’informatica, dei beni culturali, dell’ambiente, delle scienze delle comunicazioni, delle applicazioni delle metodologie informatiche nel campo delle scienze umanistiche”. I RAPPORTI INTERNAZIONALI. “Il nostro Ateneo vanta un alto livello di rapporti internazionali”, quindi è necessario “un intervento di tipo infrastrutturale; occorre, ad esempio, rafforzare le strutture tecnico-amministrative di supporto all’intensa attività di rapporti internazionali: penso, ad esempio, a tutte le problematiche connesse alle richieste di finanziamenti europei (costituzione di uffici di consulenza per la formulazione di progetti internazionali), alla stipula di accordi bilaterali, etc”.  ORGANIZZAZIONE TECNICO-AMMINISTRATIVA. Non più rinviabile lo snellimento e la semplificazione della macchina burocratica. “L’Università dovrebbe compiere lo sforzo di darsi una sua “legge Bassanini” che porti alla certezza, alla semplicità ed alla agibilità delle norme regolamentari”.
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