Importante riconoscimento per il prof. Mario Raffa

Fellow, che in inglese significa letteralmente compagno, è la massima onorificenza che attribuisce lo European Council for Small Business and Enterpreneurship, un organismo che raggruppa imprenditori, ricercatori e docenti universitari impegnati sul versante della innovazione aziendale. Per il 2016 il titolo è stato attribuito, nel corso di una cerimonia che si è svolta ad Anversa, al professore Mario Raffa. Lontani trascorsi giornalistici e di attivista politico con il cuore a sinistra, poi docente ad Ingegneria della Federico II, dove è stato tra i promotori, tra l’altro, del Corso di Laurea in Ingegneria Gestionale, quindi assessore in una giunta Iervolino, poi nuovamente docente e
ricercatore a tempo pieno, Raffa, che si appresta a compiere 71 anni, ha speso e continua a spendere la sua vita nell’ambito della ricerca finalizzata all’innovazione dei processi aziendali. “Commentare che questo riconoscimento mi fa piacere – dice – è banale. Preferisco, perciò, condividere il premio per il lavoro svolto sui temi dell’imprenditorialità e delle piccole imprese con tutti coloro i quali in questi anni mi hanno garantito il loro contributo e con i quali ho avuto l’occasione di lavorare”. L’onorificenza internazionale si aggiunge alle altre conseguite da Raffa in un quarto di secolo. Tra esse l’Entrepreneurship Award dalla UAB – Universitat Autonoma
de Barcelona per il lavoro “Entrepreneurship and Organization in Small Innovative Firms”, presentato a Barcellona nel 1992 ed il Best Paper Award dal FGF, Universitat Dortmund per il lavoro “Entrepreneurial education and growth paths of small firms” nel 1994. Attualmente il docente insegna Gestione dello sviluppo imprenditoriale. “Un corso – racconta – ovviamente basato su una didattica innovativa. Già dopo il primo mese gli allievi formano gruppi da tre, quattro o cinque persone e progettano una impresa nella quale ciascuno svolge una funzione”. Ancora, sottolinea Raffa: “Vengono a tenere lezione imprenditori, esperti di banche e promotori di start up. Ci raccontano come ce l’hanno fatta o come sono stati sconfitti. Si impara, infatti, dai successi e dai fallimenti. Chi prova ad innovare è soggetto, mi si passi l’espressione non proprio ortodossa, a prendere mazzate. Esplora territori sconosciuti, nei quali l’errore e l’inciampo sono sempre dietro l’angolo. L’importante non è non sbagliare, ma imparare dagli errori e continuare sempre ad aggiornarsi”.
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