“Disagi e nervosismo” se le date d’esame coincidono Insopportabile la pratica del ‘salta appello’

Il calendario accademico di Ingegneria piace agli studenti; sufficienti gli appelli, generalmente tolleranti e aperti i docenti, che diventano subito particolarmente amati quando si rendono disponibili per prove intercorso e preappelli. Antonello Esposito e Salvatore Luongo, matricole ad Ingegneria Chimica, sono alle prese con la preparazione dello scritto di Analisi Matematica I: “per ora l’organizzazione è ottima e l’appello è assolutamente fattibile, forse al secondo semestre sarà più difficile perchè avremo meno tempo a disposizione, ma non lo sappiamo ancora con certezza”. Pasquale Coppola, laureando Magistrale in Ingegneria Meccanica, ha appena sostenuto Misure Meccaniche e Termiche, il suo ultimo esame: “finalmente! Mi sento molto sollevato”. Approfittiamo della felice circostanza per far parlare la voce dell’esperienza: “Mi sono trovato un paio di volte a scegliere quale esame dare perché le date di più discipline dello stesso semestre coincidevano. Cosa che provoca disagi e nervosismo”. Lamenta una scarsa disponibilità di materiali per alcuni insegnamenti, anche cruciali (“nel mio caso si è trattato di Costruzione di Macchine alla Triennale e Gestione della Produzione Industriale alla Magistrale”). Pasquale pone all’attenzione una questione di ‘integrazione europea’. Reduce da un Erasmus in Sassonia, Germania, protesta per i prezzi del CUS: “sono alti. In Germania, un corso di Aikidō presso la struttura universitaria costava venti euro a semestre e in più l’iscrizione consentiva di usufruire gratuitamente dei mezzi di trasporto, in tutto il Lander”. Il collega Castrese Di Marino, anche lui prossimo alla laurea, ritiene che occorrerebbe una maggiore digitalizzazione dei servizi, ossia “più aule multimediali e un maggiore utilizzo del portale Federica, che esiste da quasi dieci anni, ma solo ora comincia ad avere materiale a sufficienza. Ricordo che quattro anni fa per Scienze delle Costruzioni non c’era niente”. Anche Chiara Cimmino ha appena sostenuto l’ultimo esame a Ingegneria dei Materiali e sta inseguendo il relatore della tesi: “il nostro è un Corso di Laurea con pochi iscritti, pertanto siamo molto ben seguiti e i professori ci vengono incontro. Però alla Triennale ci sono oggettivamente troppi esami e distribuiti male; tantissimi, almeno dieci, al primo anno e pochi al terzo anno. Se non si possono ridurre, o accorpare, forse qualche appello in più sarebbe necessario”. Ingegneria ha sempre fatto registrare
tempi medi lunghi per il conseguimento della laurea. Tante le ragioni: l’impegno necessario, le opportunità di lavoro che spesso gli studenti trovano, o si vanno a cercare, prima ancora di terminare il percorso, l’elevato numero di iscritti e l’ampio spettro sociale che questo abbraccia per cui qui, più che altrove, è facile trovare persone che cercano nell’università una possibilità di riscatto, ma hanno bisogno di lavorare per studiare. È sempre stato così fin dai tempi della vecchia Laurea Magistrale a ciclo unico e continua ad essere così, complici, in anni recenti, le interpretazioni errate sulla riforma universitaria che, nella sua prima impostazione, aveva consentito il nascere di Corsi di Studio Triennali con trenta esami. I reduci di quella prima ondata, dopo una decina d’anni, popolano ancora le aule universitarie. Fra questi Gianluca Smaldone e Simone Di Costanzo, laureandi Triennali in Ingegneria Meccanica: “il carico era insostenibile e anche quando andava tutto bene non perdevi tempo e non venivi bocciato, laurearsi in meno di sei-sette anni era impensabile”, dicono i ragazzi che non hanno potuto fare alcun passaggio quando è stato riformato l’ordinamento, perché avrebbero perso troppi esami e non se la sono sentita. Giovanni Luca Gigante, studente Magistrale di Ingegneria Gestionale, viene da un percorso analogo: “in quel sistema era impensabile restare nei tempi, adesso va molto meglio e sono quasi alla fine”. Poi si dilunga
sui servizi: “Mi piacerebbe non fare le corse per trovare un posto dove studiare, avere più attività sul campo, in azienda e seguire i processi produttivi”.
Tempi lunghi per conoscere gli esiti degli scritti
Nella lunga chiacchierata, il ragazzo parla di un’abitudine diffusa, il cosiddetto ‘salta appello’. In pratica, alcuni docenti ritengono che anche non si viene bocciati a un esame, ma semplicemente si rifiuta il voto, non si può tornare il mese seguente, ma si deve aspettare la sessione successiva. Altri ancora stabiliscono che, in una sessione di tre appelli, si possa partecipare solo a due di essi. “È come la bocciatura a camicia, una cosa vecchia, espressione di altre mentalità, che manda solo in confusione”. sostiene senza mezzi termini Chiara Bilancia, studentessa di Ingegneria Biomedica. Marco Di Febbraio e Fabio Cortese, Triennale in Ingegneria Gestionale, sono vittime del ‘salta appello’, rispettivamente per gli insegnamenti di Analisi Matematica I, Tecnologia Meccanica e Fisica Matematica: “il primo anno è ragionevole. Siamo più di centocinquanta, tanti vanno a provare l’esame, porre un freno è necessario. Ma per insegnamenti come Fisica Matematica non c’è proprio ragione di mantenere una simile regola. È un peccato, perchè il carico didattico è sostenibile. Se ci si organizza e si segue il programma, si va avanti senza problemi”. Nei corridoi della sede di Piazzale Tecchio, incontriamo Pasquale Fontanella, studente di Ingegneria Chimica e rappresentante degli studenti presso il Dipartimento di Ingegneria Chimica dei Materiali e della Produzione Industriale: “in effetti, il ‘salta appello’ crea non pochi problemi, per esempio con il
corso di Dinamica e Controllo. Un altro problema è la suddivisione di un esame in due metà distinte, svolte da due docenti diversi, come accade per Chimica Industriale. Si tratta di questioni che monitoriamo e cerchiamo di affrontare, insieme a quelle di gestione del carico didattico per gli insegnamenti di Processi Chimici, Principi di Ingegneria Chimica e Termodinamica”. Una segnalazione interessante riguarda i tempi di attesa delle verifiche. “Non so se dipenda dall’elevato numero di iscritti, o dallo scarso numero di assistenti, ma da noi succede spesso di aspettare molto per conoscere l’esito di un compito scritto. A volte passa così tanto tempo, che non sappiamo come regolarci. È capitato anche di avere l’esito di una prova intercorso pochi giorni prima dello scritto. Un dramma perché non si sa come organizzare lo scarso tempo disponibile”, racconta Aldo Longo. Infine, nei viali di Via Claudio raccogliamo una storia preoccupante. “Una volta abbiamo dovuto affrontare una specie di tour delle sedi”, dicono Agostino e Miriam, studenti Magistrali in Ingegneria Biomedica che raccontano una trasferta incredibile: appuntamento per l’esame ad Agnano, mezz’ora dopo l’inizio ufficiale della seduta non si è ancora presentato nessuno. Contattato al cellulare, il docente fa spostare gli studenti prima a Via Claudio, poi a Monte Sant’Angelo, dove vengono esaminati da un collaboratore della cattedra. Turbati e spaventati, gli studenti restano
nell’anonimato e nemmeno fanno riferimento al docente o all’insegnamento. Una vicenda clamorosa che, se confermata da ulteriori testimonianze, risulterebbe estremamente grave.
Simona Pasquale
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