A 63 anni, molti dei quali trascorsi all’Ufficio Tecnico d’Ateneo (34 anni e due mesi), con nel curriculum tanti importanti progetti e prestigiose pubblicazioni, va in pensione l’architetto Aldo Pinto, una delle colonne dell’Università Federico II.
L’hanno festeggiato un centinaio di persone il 30 marzo, suo ultimo giorno di lavoro, al Palazzo degli Uffici. C’erano la struttura tecnica e la Ripartizione al completo con il capo, ing. Roberto Correro, il quale ha ricordato “la trentennale fattiva – e dialettica- collaborazione” con Pinto, il Rettore Trombetti, il Direttore Amministrativo Liguori e diversi capouffici dell’Ateneo.
Assunto dal Federico II nel 1973 come collaboratore dell’ufficio tecnico, nel 1981 all’Ufficio Speciale post terremoto dell’80, dove “fui nominato subito capoufficio nominato dal Rettore Cuomo”, poi per lungo periodo –dal 1987 al 1992- a capo dell’Ufficio Tecnico Centro Storico 1, per passare ad altre mansioni tutte interne all’area tecnica ed approdare lo scorso luglio alla guida dell’Area impiantistica. Sedi: “per molti anni al secondo piano del Corso Umberto, qualche stanza più avanti del rettorato. Poi, crescendo l’ufficio, prima a via De Gasperi e poi al Palazzo degli Uffici di via Cortese”.
“Vado in pensione in modo sereno e tranquillo. E ringrazio tutti i Rettori (Cuomo, Ciliberto, Tessitore, Trombetti) e i direttori amministrativi (Capunzo, Pelosi e Liguori). Con tutti ho avuto ampia collaborazione e confronto stimolante e fattivo”, dice Pinto. La decisione del pensionamento, una scelta maturata negli ultimi anni: “per me la struttura tecnica non andava divisa in tanti poli, perché significa eliminare il controllo generale dell’amministrazione centrale. Ogni Polo ha fatto per sé, con la propria autonomia” moltiplicando gli uffici per quattro. Inoltre, “la carenza di fondi ha portato sempre più a ridurre gli interventi di recupero architettonico. Un esempio, senza fondi non è possibile il recupero architettonico delle strutture di Mezzocannone 8 e 16, spazi liberati dopo il trasferimento di Biologia a Monte S.Angelo”. Nessuno ha cercato di trattenerla? “Il Rettore Trombetti me lo ha chiesto. Ma pensare ad una riarticolazione era troppo complesso. Ora, ad una certa età, gradisco occuparmi di ricerche che riguardano sempre il patrimonio universitario e l’Archivio storico del Banco di Napoli. Attività che per mancanza di tempo non ho mai potuto curare. E poi un po’ di tempo libero per la mia famiglia: le mie nipoti, di 4 e 8 anni, richiedono la mia presenza”. Un figlio, Maurizio, anch’egli ingegnere presso l’ufficio tecnico dell’ateneo, responsabile, “come Direttore dei lavori della nuova sede di Biotecnologie a Cappella Cangiani. Dunque è anche meglio evitare sovrapposizioni di persone della stessa famiglia sui progetti, con entrambi incarichi di alta responsabilità”.
Tante le realizzazioni sotto la sua gestione: “dalla progettazione al coordinamento dei lavori di restauro della Chiesa di S.Marcellino e Festo; quindi Mezzocannone 8 e 16; la liberazione ed il restauro degli affreschi del Chiostro di Veterinaria; l’adattamento della ex sede di Economia in via Partenope a Centro Congressi; il restauro del palazzo de Laurentiis in via S.Biagio dei Librai per la Facoltà di Sociologia; il coordinamento dei lavori dell’Aula magna del rettorato, progettista il prof. Nicola Pagliara; la sede dei Poli Umanistico e della Vita a via S. Aspreno; la nuova sede di Farmacia”. E poi la biblioteca di area umanistica a Piazza Bellini, S. Antoniello a Port’Alba: “uno degli interventi più complessi, con tempi e costi rispettati, nonostante la compresenza di epoca greca del IV e V secolo avanti Cristo, la facciata quattrocentesca con una bifera in tufo, il tutto rispettando l’istanza storica e l’istanza estetica”. Restaurati anche quadri di valore del ‘700. Il complesso “è completo da tre anni, ora tocca al Polo Umanistico trasferire i beni librari ed aprire al pubblico”. Le lungaggini sono da addebitare “al reperimento dei fondi per l’arredo. Sarò senz’altro presente all’inaugurazione”. Da molti anni, sottolinea Pinto, “la progettazione e direzione dei lavori è tutta interna all’Ateneo. Senza oneri aggiuntivi per l’Amministrazione. E senza dover affidare incarichi costosi a professionisti. Questo perché l’amministrazione ha al suo interno tutte le professionalità necessarie: progettisti, impiantistici tecnici, termoelettrici, architetti, strutturisti”.
Tante anche le pubblicazioni a firma dell’arch.Pinto. Da “Sulla via di Costantinopoli”, sull’intervento di recupero del piano nobile di palazzo Spinelli ad uso dell’allora prima Facoltà di Medicina; agli splendidi volumi curati da Arturo Fratta “Il complesso di San Marcellino. Storia e Restauro” e “Il patrimonio architettonico dell’Ateneo Fridericiano”; agli scritti su vari numeri della rivista dei Gesuiti Societas. Solo per citarne alcune.
E’ il momento dei ricordi. “Ho avuto la possibilità di operare con una squadra di tecnici molto bravi, con grande entusiasmo, stima e collaborazione, dall’usciere ai capi progetto. Al punto che si veniva tutti a lavorare con piacere. Ed oggi, sto ricevendo una quantità di stima ed affetto, da tutti, dai colleghi ai docenti, alle istituzioni accademiche. Il lavoro di squadra, è il più bel ricordo. Ringrazio tutti”. Una persona in particolare? “La Sig.ra Susy Campoluongo, mia segretaria dal 1987, che resterà in amministrazione in altra collocazione. Venne da me appena assunta, come tanti giovani geometri che oggi sono dei bravi ed invidiatici tecnici. Siamo sempre riusciti ad anticipare i tempi, su molti fronti. Innovatori anche sulle tecnologie informatiche in campo architettonico”.
Chi prenderà il suo posto? “Ad interim l’arch. Costanza Mancuso, che era uno dei coordinatori, con me e con l’ing. Correro”.
“Sono molto legato alla Federico II, ho lavorato con piacere per l’istituzione. Ora voglio dedicarmi alle ricerche ed alle pubblicazioni architettoniche, la famiglia e i nipotini. Non ho alcuna intenzione di progettare esternamente”, conclude. Lo attende il suo scoglio a Procida.
Un saluto ad un intellettuale scrupoloso, attento, preciso, ed uomo di stile che ci lascia alcune delle più belle pubblicazioni sulla storia architettonica del Federico II. E bei ricordi. Insieme alla sua pignoleria.
L’hanno festeggiato un centinaio di persone il 30 marzo, suo ultimo giorno di lavoro, al Palazzo degli Uffici. C’erano la struttura tecnica e la Ripartizione al completo con il capo, ing. Roberto Correro, il quale ha ricordato “la trentennale fattiva – e dialettica- collaborazione” con Pinto, il Rettore Trombetti, il Direttore Amministrativo Liguori e diversi capouffici dell’Ateneo.
Assunto dal Federico II nel 1973 come collaboratore dell’ufficio tecnico, nel 1981 all’Ufficio Speciale post terremoto dell’80, dove “fui nominato subito capoufficio nominato dal Rettore Cuomo”, poi per lungo periodo –dal 1987 al 1992- a capo dell’Ufficio Tecnico Centro Storico 1, per passare ad altre mansioni tutte interne all’area tecnica ed approdare lo scorso luglio alla guida dell’Area impiantistica. Sedi: “per molti anni al secondo piano del Corso Umberto, qualche stanza più avanti del rettorato. Poi, crescendo l’ufficio, prima a via De Gasperi e poi al Palazzo degli Uffici di via Cortese”.
“Vado in pensione in modo sereno e tranquillo. E ringrazio tutti i Rettori (Cuomo, Ciliberto, Tessitore, Trombetti) e i direttori amministrativi (Capunzo, Pelosi e Liguori). Con tutti ho avuto ampia collaborazione e confronto stimolante e fattivo”, dice Pinto. La decisione del pensionamento, una scelta maturata negli ultimi anni: “per me la struttura tecnica non andava divisa in tanti poli, perché significa eliminare il controllo generale dell’amministrazione centrale. Ogni Polo ha fatto per sé, con la propria autonomia” moltiplicando gli uffici per quattro. Inoltre, “la carenza di fondi ha portato sempre più a ridurre gli interventi di recupero architettonico. Un esempio, senza fondi non è possibile il recupero architettonico delle strutture di Mezzocannone 8 e 16, spazi liberati dopo il trasferimento di Biologia a Monte S.Angelo”. Nessuno ha cercato di trattenerla? “Il Rettore Trombetti me lo ha chiesto. Ma pensare ad una riarticolazione era troppo complesso. Ora, ad una certa età, gradisco occuparmi di ricerche che riguardano sempre il patrimonio universitario e l’Archivio storico del Banco di Napoli. Attività che per mancanza di tempo non ho mai potuto curare. E poi un po’ di tempo libero per la mia famiglia: le mie nipoti, di 4 e 8 anni, richiedono la mia presenza”. Un figlio, Maurizio, anch’egli ingegnere presso l’ufficio tecnico dell’ateneo, responsabile, “come Direttore dei lavori della nuova sede di Biotecnologie a Cappella Cangiani. Dunque è anche meglio evitare sovrapposizioni di persone della stessa famiglia sui progetti, con entrambi incarichi di alta responsabilità”.
Tante le realizzazioni sotto la sua gestione: “dalla progettazione al coordinamento dei lavori di restauro della Chiesa di S.Marcellino e Festo; quindi Mezzocannone 8 e 16; la liberazione ed il restauro degli affreschi del Chiostro di Veterinaria; l’adattamento della ex sede di Economia in via Partenope a Centro Congressi; il restauro del palazzo de Laurentiis in via S.Biagio dei Librai per la Facoltà di Sociologia; il coordinamento dei lavori dell’Aula magna del rettorato, progettista il prof. Nicola Pagliara; la sede dei Poli Umanistico e della Vita a via S. Aspreno; la nuova sede di Farmacia”. E poi la biblioteca di area umanistica a Piazza Bellini, S. Antoniello a Port’Alba: “uno degli interventi più complessi, con tempi e costi rispettati, nonostante la compresenza di epoca greca del IV e V secolo avanti Cristo, la facciata quattrocentesca con una bifera in tufo, il tutto rispettando l’istanza storica e l’istanza estetica”. Restaurati anche quadri di valore del ‘700. Il complesso “è completo da tre anni, ora tocca al Polo Umanistico trasferire i beni librari ed aprire al pubblico”. Le lungaggini sono da addebitare “al reperimento dei fondi per l’arredo. Sarò senz’altro presente all’inaugurazione”. Da molti anni, sottolinea Pinto, “la progettazione e direzione dei lavori è tutta interna all’Ateneo. Senza oneri aggiuntivi per l’Amministrazione. E senza dover affidare incarichi costosi a professionisti. Questo perché l’amministrazione ha al suo interno tutte le professionalità necessarie: progettisti, impiantistici tecnici, termoelettrici, architetti, strutturisti”.
Tante anche le pubblicazioni a firma dell’arch.Pinto. Da “Sulla via di Costantinopoli”, sull’intervento di recupero del piano nobile di palazzo Spinelli ad uso dell’allora prima Facoltà di Medicina; agli splendidi volumi curati da Arturo Fratta “Il complesso di San Marcellino. Storia e Restauro” e “Il patrimonio architettonico dell’Ateneo Fridericiano”; agli scritti su vari numeri della rivista dei Gesuiti Societas. Solo per citarne alcune.
E’ il momento dei ricordi. “Ho avuto la possibilità di operare con una squadra di tecnici molto bravi, con grande entusiasmo, stima e collaborazione, dall’usciere ai capi progetto. Al punto che si veniva tutti a lavorare con piacere. Ed oggi, sto ricevendo una quantità di stima ed affetto, da tutti, dai colleghi ai docenti, alle istituzioni accademiche. Il lavoro di squadra, è il più bel ricordo. Ringrazio tutti”. Una persona in particolare? “La Sig.ra Susy Campoluongo, mia segretaria dal 1987, che resterà in amministrazione in altra collocazione. Venne da me appena assunta, come tanti giovani geometri che oggi sono dei bravi ed invidiatici tecnici. Siamo sempre riusciti ad anticipare i tempi, su molti fronti. Innovatori anche sulle tecnologie informatiche in campo architettonico”.
Chi prenderà il suo posto? “Ad interim l’arch. Costanza Mancuso, che era uno dei coordinatori, con me e con l’ing. Correro”.
“Sono molto legato alla Federico II, ho lavorato con piacere per l’istituzione. Ora voglio dedicarmi alle ricerche ed alle pubblicazioni architettoniche, la famiglia e i nipotini. Non ho alcuna intenzione di progettare esternamente”, conclude. Lo attende il suo scoglio a Procida.
Un saluto ad un intellettuale scrupoloso, attento, preciso, ed uomo di stile che ci lascia alcune delle più belle pubblicazioni sulla storia architettonica del Federico II. E bei ricordi. Insieme alla sua pignoleria.