In ricordo di Buñuel

Surrealista, antifranchista, costretto all’esilio in Francia, Luis Buñuel nacque in Spagna nel 1900. In occasione del centenario, Valerio Caprara – ricercatore presso la cattedra di Storia e critica del cinema ed affidatario di Storia delle Comunicazioni di Massa – ha organizzato una due giorni dedicata al regista, in collaborazione con la facoltà di Lingue e con l’Istituto spagnolo Santiago. “Due giovani documentaristi – Javier Rioyo e Josè Luis Lopez Linares – presenteranno «A proposito di Buñuel», il documentario proiettato all’ultimo festival di Cannes. Ci saranno anche Roman Gubern, docente universitario catalano – è quello che ha scritto  Proyector de luna – ed Alberto Farassino, critico cinematografico di Repubblica e docente all’ateneo di Trieste. E’ l’autore di “Tutto il cinema di Luis Buñuel”. Perchè Buñuel? “A guardare il cinema di oggi c’è da strapparsi i capelli, dunque il fatto che lo spagnolo sia stato un grande regista dell’epoca d’oro sarebbe già abbastanza per giustificare una iniziativa su di lui. Ma c’è di più. I suoi temi sono la fantasia, il sarcasmo dissacrante, l’erotismo e la paura della vita, del sogno. In un’epoca di smielati buonismi la sua attualità è straordinaria. La sua era una ribellione totale, fantastica, fatta anche di odio – amore verso la perversione umana”. 
Quella su Buñuel non è peraltro l’unico approfondimento messo in cantiere da Caprara. “Domani (19 settembre, n.d.r) parto per Padova, dove è in programma una retrospettiva su Sam Peckinpah. Sono suoi, per citare qualche titolo, Cane di Paglia, Mucchio selvaggio, Gateway, Voglio la testa di Garcia. Hanno trovato video girati per Julian Lennon, western, telefilm, backstage. Mi piacerebbe poetare qualcosa in visione all’Orientale”.
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