Jacopo e Fabrizio: i volti nuovi dell’Atletica leggera

L’atletica leggera, gli studi di Ingegneria, l’impegno all’Accademia Aeronautica. Hanno diversi punti in comune le storie di Jacopo e Fabrizio, studenti federiciani approdati al CUS per dare seguito ad attività sportive coltivate nelle proprie città d’origine.
La velocità è la passione del marchigiano Jacopo Mercuri, 24 anni ad agosto, arrivato a via Campegna lo scorso settembre. “Mi è sempre piaciuto tutto ciò che riguarda battere i tempi, anche per millesimi”. Non è il solo in famiglia: “io e mia sorella ci siamo dedicati alla velocità e al salto in lungo. Mio fratello, invece, al salto in alto”. C’è stato altro prima del lavoro in pista: “ho iniziato a cinque anni con ginnastica artistica, l’unico sport del mio piccolo paese, Mogliano, in provincia di Macerata. Mi ha dato tanta mobilità articolare. Se praticato a livelli elevati può dare parecchie soddisfazioni. Ricordo che mi piacevano molto la parti di trampolino, volteggio e corpo libero”. Poi, a 15 anni, l’Atletica leggera a Corridonia, sempre a Macerata. Nelle Marche i risultati più importanti raggiunti finora: “sei metri e trenta nel salto in lungo una volta ad Ascoli Piceno e una volta a Fermo”, record che gli è valso un campionato regionale nel 2013. Dopo il Liceo, l’arrivo a Napoli, per frequentare l’Accademia Aeronautica e i corsi di Ingegneria Elettronica alla Federico II. Oggi, dopo la Triennale raggiunta con 105, è all’ultimo anno della Magistrale. Sull’esperienza universitaria: “il livello è elevato e mi ha messo a dura prova. Forse una piccola pecca è che c’è troppa teoria e poca pratica”. Da qualche mese si allena agli ordini del tecnico cusino Giovanni Munier: “è molto disponibile e razionale negli allenamenti, un aspetto che mi piace. In Accademia c’è la pista, ma manca un preparatore atletico. Ho provato a continuare con la mia vecchia società, ma non ho mai avuto modo di preparare le gare. Quest’anno, se finisco gli esami presto, avrò un po’ di tempo in più da dedicare all’Atletica, magari per conquistare qualche altro record personale”. Differenze rispetto al passato: “con la Sacen (società dove ha iniziato con l’Atletica), c’era molta più attenzione alla parte di riscaldamento e stretching iniziale. Al CUS è breve all’inizio e più intenso a fine allenamento. Sulle ripetute, invece, non cambia molto”. In un ambiente “bello, perché siamo tutti universitari, quindi c’è molta condivisione”, si allena “quattro volte durante i corsi. Sotto esame, invece, riesco a sostenere in media due allenamenti settimanali”. La velocità è il filo rosso che accomuna le sue passioni. Rosso, come il colore della Ferrari, l’altro grande amore: “seguo le gare fin da bambino, in tv e dal vivo. Ho assistito di persona al Gran Premio di Monza negli ultimi due anni. Il cuore è rosso Ferrari, anche se adesso, con il ritorno dell’Alfa Romeo, avrò qualche problema a scegliere”. La vita da sportivo, però, ha anche altri due colori, il nerazzurro dell’Inter: “la passione nasce da bambino. Giocavo con mio cugino alla PlayStation. Lui prendeva sempre la squadra rossa. Io la blu. Poi ho scoperto che erano Milan e Inter. Il tifo parte da lì”. E il Napoli? “Sicuramente è più simpatico della Juve”. Cinque anni all’ombra del Vesuvio non sono bastati né a cambiare fede calcistica né a scoprire la città: “la conosco poco. Per i tanti impegni non ho potuto visitarla più di tanto. Magari a esami finiti mi ci dedicherò”. Per adesso l’obiettivo è un altro: la laurea. Esame che gli è piaciuto di più nel corso degli studi: “indeciso tra Calcolatori elettronici e Sistemi operativi”. Quello che invece avrebbe volentieri evitato: “Metodi matematici, ma anche Campi Elettromagnetici”. Connessioni sport e studio: “lo sport dovrebbe dare costanza e metodologia, ma io vado a periodi. A volte mi alleno con più intensità, altre volte meno. Da atleta non sempre riesco ad avere disciplina. Un po’ come succede con lo studio”.
Sport e scienza sono due costanti anche delle giornate di Fabrizio Mangiatordi, studente alla Magistrale di Ingegneria Elettronica alla Federico II e mezzofondista al Cus da circa un anno: “sono due elementi che si combinano. La scienza si lega alla passione di capire cosa succede al corpo quando si svolge attività fisica. Lo sport, invece, mi ha fatto capire l’importanza di porsi degli obiettivi”. Un interesse coltivato fin dai tempi delle scuole superiori, frequentate a Cagliari, sua città natale, quando ha partecipato a “diversi campionati di matematica e di chimica, arrivando anche al secondo posto”. Sempre in Sardegna i primi passi da mezzofondista: “ero tesserato con L’Amsicora Cagliari”. Uno sport scelto “per avere un contatto diretto con la natura e il mondo esterno. Ho partecipato a diverse gare di corsa campestre. A questo si unisce il piacere del lavoro di squadra che in questo sport, a differenza di quanto si possa pensare, è fondamentale. Senza cooperazione è difficile ottenere risultati”. Dopo il diploma, il trasferimento a Napoli. Da quattro anni fa parte dell’Accademia. Al CUS Napoli, invece, è arrivato nel febbraio del 2017: “ho trovato un’area che mi mancava da qualche anno, dove l’attività sportiva è molto sentita e la struttura ben organizzata. La squadra ha apprezzato il mio modo di mettermi a disposizione. Nel tecnico Munier ho trovato un’ottima spalla”. A via Campegna è arrivato con un curriculum che parla di un record personale di quattro minuti e dodici secondi sui 1500 e di due minuti sugli 800. Alle giornate cusine il compito di “riuscire a tirare fuori quanto di meglio e aggiornare i record personali”. È con in testa questo obiettivo che va al CUS “una o due volte a settimana. Poi mi alleno nelle strutture dell’Accademia per ottimizzare i tempi”. Diverso l’approccio allo sport rispetto al passato: “oggi, per poter conciliare tutti gli impegni, ho dovuto un po’ mettere da parte gli aspetti tecnici e sfruttare al meglio il tempo a disposizione per correre e allenarmi su pista. In passato, invece, avevo qualche occasione in più per curare i dettagli”.
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