Dalle aule della Federico II alla progettistica navale. Iscritto alla Magistrale in Ingegneria Navale, Kevin Tracinà, studente catanese, ha fatto della sua passione un lavoro. Lavoro che è arrivato prima della conclusione del percorso universitario. Racconta: “sin dai banchi della scuola media ero solito chiedermi come le navi, giganti del mare, potessero galleggiare. È così che mi sono approcciato a questo mondo”. Una passione destinata a crescere, specialmente “per quanto riguarda le imbarcazioni da diporto, cioè quelle che vengono impiegate per scopi sportivi e ricreativi”. Una volta terminate le scuole superiori, “mi sono iscritto alla Federico II che, com’è noto, dispone anche della vasca navale universitaria più grande d’Europa la quale attira numerosi esperti del settore. Il mio percorso di studi non è stato particolarmente difficile; certo, alcuni argomenti sono più ostici e senza dubbio richiedono più tempo per essere assimilati, ma con tenacia si ottengono buoni risultati”. Conclusa la Triennale nel 2016, “mi sono iscritto alla Magistrale ma attraversavo un momento particolare della mia vita, avevo bisogno di un cambiamento e mi sono dunque iscritto a Linkedin per trovare un impiego. Dopo qualche tempo sono stato contattato da un’azienda per uno stage formativo, la stessa per la quale lavoro da ormai un anno e mezzo”, dice Kevin. Attualmente il suo ruolo è quello di “progettista navale. Mi occupo di ingegneria esecutiva per i prodotti commissionati dai clienti. Per semplificare, il mio lavoro si può posizionare tra la fase di progettazione della nave e quella di realizzazione della stessa in cantiere. Il mio compito, come quello dei miei colleghi, è quello di trasformare un disegno 2D in una nave vera e propria, fornendo poi al cantiere costruttore tutte le informazioni necessarie per la produzione”. L’esperienza di studio alla Federico II per Kevin “non è stata positiva, specialmente per quanto riguarda il Corso di Laurea Triennale”. Per quanto riguarda i servizi, “l’organizzazione è deficitaria. Basti pensare che per accedere alla vasca navale non sempre il permesso viene concesso; io ho potuto farlo per la prima volta dopo tre anni di frequenza. Il Centro di calcolo e la biblioteca chiudono presto, obbligando chiunque abbia necessità a studiare a casa. Quando stavo preparando la tesi, e avevo quindi bisogno di accedere ai servizi informatici dell’Ateneo, ho dovuto organizzarmi in turni con gli altri laureandi, rispettando il rigidissimo orario imposto dalle strutture”. Per questi motivi “ho deciso di non vivere assiduamente l’ambiente universitario; c’è poi da aggiungere un clima non certo sano di competizione. Credo che l’Università italiana dovrebbe adeguarsi agli standard europei”, afferma. In quanto al rapporto con i docenti: “con alcuni di essi ho instaurato un rapporto di reciproca stima, anche al di fuori dell’ambito accademico. Ho avuto modo di intraprendere profili che conversazioni sul mondo del lavoro e sulla vita reale, appunto lontana dalle pagine dei libri”. I progetti futuri: “il mio attuale lavoro mi soddisfa, anche se non totalmente da un punto di vista economico. Inoltre, mi piacerebbe lavorare più a contatto con le procedure pratiche di costruzione navale. Al momento, tuttavia, conto di laurearmi a breve (mi restano cinque esami) e di continuare ad assimilare esperienza. In futuro mi piacerebbe spostarmi verso il Nord e, perché no, aprire un mio studio di progettazione, anche se devo riconoscere che nel nostro Paese si tratta di una procedura non semplice”.
Nicola Di Nardo