Ordinario di Fisica Sperimentale al Dipartimento di Fisica ‘Ettore Pancini’, componente del Consiglio di Amministrazione della Federico II, il prof. Pasqualino Maddalena interviene con una intervista a tutto campo sull’Ateneo, sulla sua esperienza, sulla sfida per il rettorato. Quali sono stati i principali risultati raggiunti dal Consiglio di Amministrazione in carica che sarà rinnovato tra alcuni mesi? “È stata per me un’esperienza utile e interessante. Sono stato, in passato, per diversi anni Direttore del Dipartimento di Fisica. In questo ruolo si opera prevalentemente in un ambiente omogeneo, nel mio caso costituito quasi completamente da fisici, per cui il lavoro di direzione, pur nella sua complessità, è relativamente facilitato. Essere membro del CdA è qualcosa di completamente diverso perché ci si muove in un contesto più esteso che riguarda tutto l’Ateneo. Bisogna tenere conto delle diverse aree del mondo accademico, che hanno esigenze, modi di vedere e comportamenti diversi. Le decisioni prese sono il risultato di un confronto operato su più livelli decisionali (Dipartimento, Senato e CdA, Rettore). Facendo un bilancio, direi che i risultati raggiunti in questi quasi quattro anni di mandato sono soddisfacenti e bisogna impegnarsi per il futuro perché la situazione si consolidi e, se possibile, migliori. Grazie al contributo di tutto l’Ateneo, abbiamo conseguito risultati nel campo della ricerca, con un confortante miglioramento nella valutazione ANVUR e con la presenza di diversi nostri ricercatori tra i vincitori di progetti ERC. Nel campo della didattica, ad esempio, sono stati istituiti nuovi Corsi di studio e Dottorati oltre ad aver raggiunto importanti risultati, quali l’istituzione della Scuola Superiore Meridionale. Molto importante anche la realizzazione del nuovo sistema di tassazione cui si è pervenuto con un confronto approfondito con la componente studentesca. Nel campo delle infrastrutture edilizie ricordo l’impegno nella realizzazione della sede di San Giovanni, che dovrà essere completata. Infine, c’è stato un rafforzamento dell’organico di personale docente e tecnico amministrativo”. C’è qualche obiettivo che il Consiglio di Amministrazione non ha raggiunto? “Mi sarebbe piaciuto che fosse stata prestata maggiore attenzione alla manutenzione delle strutture di Ateneo. Da frequentatore del Complesso, mi riferisco in particolare a Monte Sant’Angelo su cui bisognava intervenire con maggiore determinazione. Va detto che, in generale, dato lo stato di vetustà in cui versa buona parte del patrimonio edilizio di tutto l’Ateneo, sarebbe stato opportuno varare un programma di manutenzione generale più incisivo, evitando di ricorrere per lo più a interventi riparatori dettati solo dall’urgenza”. Come vede la sfida per il prossimo Rettore? “Conosco entrambi i candidati o, per essere più preciso, gli aspiranti tali e penso siano tutti e due validi candidati con un ottimo profilo accademico. Hanno entrambi avuto ruoli di rilievo nella gestione di strutture di Ateneo. Questo significa che la differenza non la faranno le diverse esperienze di gestione, che pure possono vantare. Bisogna capire come intendono operare, anche se c’è un comune richiamo alla continuità con la precedente gestione. Non vorrei, però, che questo richiamo diventasse un alibi per qualcuno: sognare di aspirare al miglioramento non è affatto negativo e bisogna avere il coraggio di proporre nuove idee, anche in rottura con il passato. Personalmente non ci vedrei nulla di male”.
Le intenzioni di voto
Lei ha già deciso per chi voterà ed eventualmente per quale motivo? “Come detto, gli aspiranti candidati hanno, per loro storia personale, diversi connotati caratteriali e diverse competenze. I problemi che un rettore deve affrontare sono tanti, soprattutto in un Ateneo grande e generalista come il nostro. Sarebbe ingenuo pensare che chi si avvicina a quella carica abbia un bagaglio di conoscenze ed esperienze sufficienti a fare fronte alla mole enorme di problemi che giornalmente si presentano. Ripeto quello che ho già detto: governare un Ateneo non è la stessa cosa che dirigere un Dipartimento o una Scuola. Bisogna avere spiccate doti di ascolto e mediazione, capacità decisionale, consapevolezza e coraggio nell’assumersi la responsabilità di una decisione, pur nel rispetto delle legittime esigenze e delle attese delle varie componenti accademiche. Personalmente vorrei che il nuovo Rettore dimostrasse grande capacità di coinvolgimento. Aggiungo, per assurdo, più che un Rettore esperto che conosca a memoria i regolamenti, vorrei un Rettore che li sappia formulare rendendo più facile la nostra vita all’interno dell’Ateneo. Per questo penso a un Rettore che sia in grado di operare coinvolgendo le diverse e qualificate competenze disponibili in Ateneo: in breve a un Rettore che sappia lavorare in squadra, in armonia e responsabilizzando i propri collaboratori. Devo dire che, tenuto conto di quanto detto e per quanto sia in grado di conoscere i candidati, ritengo che Luigi Califano meglio incarni la figura di rettore cui mi riferisco”. Quali ritiene siano stati i meriti principali del rettorato del prof. Manfredi ed in cosa avrebbe potuto fare meglio? “Ogni Rettore opera in continuità con i precedenti: l’Ateneo ha tempi di evoluzione che vanno ben oltre i 6 anni di un singolo mandato. Ho in mente, per esempio, il processo che ha portato alla realizzazione dei complessi universitari di Monte Sant’Angelo, di San Giovanni alla ex Cirio, di Scampia: tutto è stato fatto e si farà perché frutto di una visione comune dei nostri Rettori, che si sono succeduti in questi anni. Gaetano Manfredi ha operato in modo eccellente muovendosi nel solco tracciato dai suoi predecessori. Ha saputo coinvolgere tutto l’Ateneo in un’opera di continuo miglioramento sotto tanti aspetti. Per esempio, è stato dato un forte impulso all’avanzamento e alle nuove immissioni di personale docente e tecnico amministrativo. Traendo vantaggio dal favorevole picco della curva delle cessazioni e dall’aumento della quota premiale del Fondo di finanziamento ordinario, siamo rientrati tra gli Atenei virtuosi, perfettamente in linea con la media nazionale. Ciò ha portato a un incremento sensibile della disponibilità delle risorse di personale, che sono state utilizzate per una seria e qualificata politica di reclutamento basata sulla messa a punto di un piano di respiro pluriennale ben calibrato e che combattesse gli effetti dovuti alla forte riduzione di personale, conseguenza della politica nazionale di taglio delle risorse universitarie. Si poteva fare di più nel campo dell’internazionalizzazione, che pure rappresenta un elemento importante ai fini della valutazione dell’Ateneo. Sicuramente andava rivolta maggiore attenzione al problema dell’accoglienza di studiosi e studenti stranieri: è un problema noto a tutti noi quello di doversi preoccupare in prima persona del soggiorno di ospiti provenienti dall’estero, con i relativi passi burocratici tesi a ottenere il permesso o, banalmente, il codice fi scale. La nostra università può agire in un contesto veramente internazionale se si migliora l’attrattività nei confronti degli studenti stranieri e si favorisce il soggiorno di ricercatori provenienti dall’estero”.
Didattica, occorre potenziare il ruolo delle nuove tecnologie
Nella campagna elettorale in corso sono emersi spunti interessanti, è stato un bel confronto? “Le occasioni di confronto diretto tra i due aspiranti candidati non sono state molte. Io ne ricordo solo una. Mi risulta che, invece, molti sono stati gli incontri avuti con gruppi ristretti di elettori, nei quali le persone hanno avuto maggiori possibilità di interazione con i candidati, che a loro volta hanno potuto meglio dettagliare il loro punto di vista e le loro intenzioni. Per quello che si sa, i temi dei loro programmi affrontano problemi importanti relativi alla internazionalizzazione, la didattica, la ricerca, le infrastrutture, la programmazione delle risorse di personale. Nella sostanza, direi che non sono molto dissimili, come spesso succede in campagna elettorale. È importante capire come si vogliono raggiungere gli obiettivi che si propongono, ma per questo bisogna aspettare che vengano presentate ufficialmente le candidature per poter prendere visione dei loro programmi”. Ha notizia che ci siano state pressioni o forzature sulle scelte da parte di uno dei due schieramenti? “Non riesco a immaginare che all’interno della nostra comunità possano trovare spazio comportamenti deplorevoli, che tendano a condizionare la libertà di voto che è sacra, qualunque sia la competizione elettorale in gioco. Oltretutto, determinati atteggiamenti in un ambiente di livello elevato come il nostro si ritorcerebbero contro chi li assume e dimostrerebbero soltanto estrema debolezza. Da anni non avevamo una campagna elettorale così accesa ma questo non significa che i toni non debbano essere moderati”. Le risulta che ci siano stati o che siano in corso interventi esterni sull’elettorato, per esempio dal mondo della politica? “Credo che l’autonomia delle scelte sia una prerogativa irrinunciabile della nostra comunità accademica. È bene, quindi, che il mondo della politica rimanga fuori da questa competizione, soprattutto se portatore di interessi che nulla hanno a che fare con la formazione delle future forze del nostro Paese. D’altro canto, mi riesce difficile comprendere come il mondo politico, pur volendo intervenire nella competizione elettorale, possa in modi leciti favorire questo o quel candidato. Però, in estrema sintesi, devo dire che non mi risultano interventi fuori luogo”. Quali saranno le priorità che dovrà affrontare il nuovo Rettore per la Federico II? “Sono diversi i settori che richiedono interventi urgenti. Ad esempio, per quanto riguarda la didattica, penso sia indispensabile rendere più effi – cace l’offerta formativa potenziando il ruolo delle nuove tecnologie; nel campo della ricerca va fatto uno sforzo per lo studio di forme di assistenza nel reperimento e rendicontazione di finanziamenti di progetti scientifici accoppiato a una semplificazione generale che porti a una più agile gestione organizzativa e finanziaria dell’Ateneo. Bisogna intervenire per adeguare le strutture di calcolo e reti alle moderne esigenze, migliorare l’accoglienza di studiosi e studenti stranieri, potenziare l’organico e la qualifica di personale docente e tecnico amministrativo”. Si deciderà al primo turno, secondo lei, o sarà una sfida all’ultimo respiro? “Ritengo molto alta la probabilità che tutto si risolva al primo turno perché al momento, sulla base delle informazioni in mio possesso, la sfida, nell’ipotesi di due candidati, vede uno dei due in testa abbastanza chiaramente”.