L’altra metà dell’architettura a Napoli si è data appuntamento il 21 settembre, nella biblioteca Marcello Canino del Dipartimento di Progettazione Urbana e Urbanistica. Sul tappeto alcune domande: quali donne, quali idee, quali progetti di genere riescono concretamente ad incidere, oggi, nella metropoli napoletana? Quali modelli alternativi le donne architetto riescono a proporre e ad affermare? Quesiti che si sono posti donne architetto, docenti, politiche e sostenitrici di associazioni. “Esiste un’architettura di genere fin dall’800 in Germania ed in Olanda”, riferisce la professoressa Emma Buondonno, che insegna alla Facoltà di Architettura della Federico II, responsabile scientifico del convegno. “Le caratteristiche”, sostiene, “sono quelle di una particolare attenzione verso i principi della sostenibilità, del recupero e verso la progettazione funzionale degli spazi sociali”. Un fattore D come donna, insomma, che, se il ragionamento della professoressa Buondonno fila, avrebbe forse impedito alcuni degli scempi che hanno devastato la Campania nel dopoguerra.
Architettura al femminile, lo hanno però ribadito alcuni degli interventi in occasione del convegno, significa anche pari opportunità negli studi professionali, dove la disciplina si mette in pratica, e nelle facoltà, dove la stessa è insegnata. Architettura della Federico II, come per la verità gran parte delle Facoltà dell’Ateneo, non ha mai avuto, nella sua pur non breve storia, un preside donna. Claudio Claudi, Direttore del Dipartimento di Progettazione Urbana e Urbanistica, ritiene peraltro che a Palazzo Gravina e dintorni il tema delle pari opportunità nell’accesso ai ruoli direttivi e di responsabilità sia da tempo acquisito. “Basti pensare”, dice, “a quante colleghe sono oggi Presidenti di Corso di Laurea. Mi fa piacere perché il ruolo delle ricercatrici, delle docenti e delle professioniste che esercitano l’architettura a Napoli è sempre più rilevante ed importante”. Alla Federico II, tra l’altro, da qualche tempo è stato attivato un corso di dottorato focalizzato appunto sugli studi di genere. Nell’ambito della Facoltà del preside Benedetto Gravagnuolo, poi, la docente Teresa Boccia ha istituito un corso in Scienze dell’Architettura che tratta appunto il tema dell’Architettura di genere.
Una questione, quest’ultima, che sta particolarmente a cuore anche ad Alessia Guarnaccia, per anni rappresentante degli studenti in Facoltà, adesso presidente dell’Associazione nazionale giovani architetti (A.N.G.I.A), che era presente al convegno insieme ad altre associazioni, da quella che raggruppa le donne architetto di Napoli (A.D.A) all’associazione italiana donne ingegneri ed architetti (A.I.D.I.A.). Nel corso del suo intervento Guarnaccia ha sottolineato, tra l’altro, la contrarietà della sua associazione nei confronti della legge che affida il momento della progettazione all’impresa che si aggiudica l’appalto. “In Europa”, sostiene, “c’è invece una netta distinzione tra il momento del progetto e quello dell’esecuzione dello stesso. Se l’architetto è un dipendente dell’impresa, c’è il rischio che la sua autonomia intellettuale e professionale ne risenta”.
(Fa.Ge.)
Architettura al femminile, lo hanno però ribadito alcuni degli interventi in occasione del convegno, significa anche pari opportunità negli studi professionali, dove la disciplina si mette in pratica, e nelle facoltà, dove la stessa è insegnata. Architettura della Federico II, come per la verità gran parte delle Facoltà dell’Ateneo, non ha mai avuto, nella sua pur non breve storia, un preside donna. Claudio Claudi, Direttore del Dipartimento di Progettazione Urbana e Urbanistica, ritiene peraltro che a Palazzo Gravina e dintorni il tema delle pari opportunità nell’accesso ai ruoli direttivi e di responsabilità sia da tempo acquisito. “Basti pensare”, dice, “a quante colleghe sono oggi Presidenti di Corso di Laurea. Mi fa piacere perché il ruolo delle ricercatrici, delle docenti e delle professioniste che esercitano l’architettura a Napoli è sempre più rilevante ed importante”. Alla Federico II, tra l’altro, da qualche tempo è stato attivato un corso di dottorato focalizzato appunto sugli studi di genere. Nell’ambito della Facoltà del preside Benedetto Gravagnuolo, poi, la docente Teresa Boccia ha istituito un corso in Scienze dell’Architettura che tratta appunto il tema dell’Architettura di genere.
Una questione, quest’ultima, che sta particolarmente a cuore anche ad Alessia Guarnaccia, per anni rappresentante degli studenti in Facoltà, adesso presidente dell’Associazione nazionale giovani architetti (A.N.G.I.A), che era presente al convegno insieme ad altre associazioni, da quella che raggruppa le donne architetto di Napoli (A.D.A) all’associazione italiana donne ingegneri ed architetti (A.I.D.I.A.). Nel corso del suo intervento Guarnaccia ha sottolineato, tra l’altro, la contrarietà della sua associazione nei confronti della legge che affida il momento della progettazione all’impresa che si aggiudica l’appalto. “In Europa”, sostiene, “c’è invece una netta distinzione tra il momento del progetto e quello dell’esecuzione dello stesso. Se l’architetto è un dipendente dell’impresa, c’è il rischio che la sua autonomia intellettuale e professionale ne risenta”.
(Fa.Ge.)