L’emozione, l’attesa e la curiosità

Emozione, attesa per la pubblicazione dei risultati del test, curiosità per la nuova avventura universitaria. È lo stato d’animo delle ragazze e dei ragazzi i quali hanno sostenuto la prova di accesso ad Architettura. Tra essi Stefano Autuori, che ha 18 anni e vive a Napoli, nel quartiere San Giovanni a Teduccio. A giugno ha conseguito il diploma al liceo artistico don Milani. Che ricordi ha del giorno della prova di selezione? “Dal punto di vista dell’organizzazione non ci sono stati problemi. Eravamo a Monte Sant’Angelo e tutto è andato per il verso giusto. Le aule dove abbiamo preso posto erano abbastanza grandi, non ci sono stati problemi di calca o di assembramenti. Certamente io ero piuttosto emozionato, perché era il primo test che sostenevo nella mia vita e mi giocavo una opportunità importante”. Quale è stata la prima scelta che ha indicato quando si è iscritto alla prova? “Architettura a ciclo unico, la laurea quinquennale”. Perché? “È una idea che ho maturato da tempo. Da febbraio, quando ho partecipato alla giornata di accoglienza organizzata dal Dipartimento nella sede di via Forno Vecchio. In quella circostanza ho avuto l’opportunità, anche grazie alle presentazioni dei Corsi di Laurea da parte dei docenti ed al confronto con i ragazzi che erano già iscritti alla Università, di capire un po’ meglio di prima quali fossero le differenze dell’offerta didattica. Partendo dal presupposto che ero già orientato verso Architettura, si trattava di decidere per la Laurea Triennale o quella a ciclo unico. Ho scelto la seconda perché mi pare che dia la possibilità di frequentare più ore di laboratorio rispetto al Corso di Laurea Triennale”. Il test di accesso era difficile? “Più o meno mi aspettavo il livello di difficoltà che ho riscontrato. I quesiti più ostici per me sono stati alcuni di matematica e di storia, nei quali bisognava indicare le date di alcuni eventi. Nel complesso confido che sia andata abbastanza bene”. Come si è preparato alla prova di accesso? “Ho studiato e mi sono esercitato sui libri e sui manuali di esercizio di una casa editrice specializzata nelle pubblicazioni per chi deve affrontare i test di accesso a numero chiuso. Ho frequentato anche il corso di preparazione della Federico II, che si è svolto solo a distanza per via delle restrizioni legate all’epidemia di coronavirus”. A proposito di coronavirus, lei ha concluso la scuola seguendo le lezioni da casa e comincerà l’università frequentando almeno in parte da casa. Come vive questa condizione? “Mi dispiace, avrei preferito iniziare la mia vita universitaria in ateneo senza alcun tipo di limitazione. In fin dei conti, però, è giusto che sia così per affrontare la difficile situazione. Spero di potere andare al più presto in Università. Non ho mai più messo piede ad Architettura dopo aver partecipato a febbraio alla giornata di accoglienza ed orientamento. Sono curioso di incontrare i miei colleghi di corso e di confrontarmi con gli studenti più grandi. Non so fino a che punto sarà possibile nelle prossime settimane, ma spero, prima o poi, di poter vivere la mia esperienza di studente universitario senza tante restrizioni e limitazioni”. Se non avesse scelto Architettura alla Federico II, quale altra strada avrebbe imboccato? “Avevo ipotizzato di frequentare un corso di cinema, uno di quelli che preparano a diventare videomaker. A febbraio, però, mi sono convinto che Architettura fosse la mia strada”.

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