L’importanza della motivazione

“Ogni anno ci chiedono come fare per scegliere l’Ateneo e il Corso più giusti – ha detto il Rettore della Seconda Università prof. Francesco Rossi, nella sessione pomeridiana dei lavori focalizzata sull’orientamento – Forse quest’anno, per la prima volta, per le Facoltà di Medicina si cercherà di dar vita a diciotto grosse aggregazioni con graduatorie regionali o interregionali”. Nella scelta del percorso di studi entrano in ballo due fattori: l’interesse per determinate discipline e le aspettative occupazionali. “Per il 46 per cento dei diplomati sono importanti entrambe le motivazioni, – ha spiegato Moira Nardoni di AlmaLaurea – anche se i maschi scelgono prevalentemente tenendo conto degli sbocchi occupazionali”. Le motivazioni sembrano influenzare positivamente la riuscita universitaria. “Si riscontra un effetto positivo nei voti d’esame (+ 0,5 punti) per coloro che scelgono un corso spinti da forte interesse”. C’è da dire anche che, negli anni, sono aumentati i laureati ‘poco motivati’, passando dal 10 per cento del 2007 al 14 per cento del 2011. “Si avverte l’esigenza di aiutare meglio i giovani nella scelta di istruzione”. Secondo la prof.ssa Maria Gabriella Grassia della Federico II, il calo della motivazione è dovuto alla tendenza degli ultimi anni a sminuire le professioni classiche. “In fase di orientamento ci sarebbe bisogno di un approfondimento sulle professioni, non solo quelle tradizionali, ma anche quelle emergenti, e l’inserimento di test attitudinali precedenti alla prove selettive per i Corsi di Laurea a numero chiuso – ha affermato – In ogni caso, queste ultime non dovrebbero solo testare la conoscenza di specifiche materie, piuttosto aiutare i ragazzi a capire se sono più o meno portati allo studio di certi insegnamenti”. Circa il 40 per cento dei laureati triennali decide di proseguire gli studi, seguendo attività formative ad alto contenuto professionalizzante, finalizzate all’inserimento lavorativo. A tal proposito, “c’è un aspetto che gli Atenei dovrebbero valutare meglio: il ruolo dei Master”. “Le università – ha detto Francesco Ferrante dell’Università di Cassino – non sembrano aver colto tutte le opportunità offerte dalla riforma per costruire filiere formative con diverse uscite intermedie e contenuto polarizzante. Ciò riguarda in particolare la valorizzazione dei Master di primo livello, da svolgere in collaborazione col mondo del lavoro, attraverso attività concertate”.
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