La “best practice” di Montella

Nel giorno in cui si svolgono le elezioni per il nuovo Direttore di Dipartimento (lunedì 23 febbraio), incontriamo e salutiamo il prof. Bruno Montella, storico lettore e sostenitore di Ateneapoli che ci accoglie sorridente nel suo Dipartimento, una struttura da lui modellata intrecciando diverse anime. 
Il Direttore uscente, in un ambiente molto attivo e sereno, pieno di orgoglio ci presenta tutti i suoi collaboratori. Dal suo modo di fare è evidente che ama quegli spazi: “mi sono fidanzato con mia moglie a 17 anni e già avevo le idee chiare. Le dissi che da grande volevo fare il professore universitario. Il mio desiderio si è realizzato: sono entrato ad Ingegneria e non sono mai uscito. Mi sono laureato nel ‘73 con il massimo dei voti e sono rimasto sempre qua dentro, non me ne sono mai andato, questa è la mia vita. Da circa 50 anni trascorro più tempo tra queste mura che a casa mia, per cui l’affezione che ho per l’Università è completa. Dover mollare è stata una scelta difficile, non avrei mai voluto farlo, ma l’uomo propone e Dio dispone. Dovrò spostare le centralità della mia vita dall’Ateneo a Bruno Montella, alzerò un po’ il piede dall’acceleratore: farò lezione, esami, riceverò studenti senza problemi ma di più non potrò”.
Docente, Senatore Accademico, coordinatore dei Direttori dei Dipartimenti di Ingegneria e di quelli della Scuola Politecnica. Tantissima esperienza. Sollecitato su una ‘best practice’ da trasmettere ai suoi colleghi Direttori, risponde con una visita guidata del Dipartimento, mostrando i marmi dei corridoi brillanti, pareti tinteggiate, tre bagni messi a nuovo (uomini, donne e disabili), i nuovissimi uffici della Direzione e della Segreteria di Dipartimento con arredamento impeccabile, il cucinino ed un ascensore tecnologico: “sono gli spazi del nostro Dipartimento ristrutturati e a disposizione di tutti. Abbiamo lavorato con passione e siamo riusciti a realizzare queste cose in pochissimo tempo a costi molto contenuti, senza pesare sulle finanze dell’Ateneo. Voglio dire che se ci lasciano lavorare bene possiamo fare grandi cose. I Direttori hanno un ruolo fondamentale ma vanno incentivati, non frenati”.
Non c’è il rischio che troppa autonomia può generare confusione a discapito dell’unità dell’Ateneo? “No, perché se l’Ateneo si dota di un efficace sistema di controllo e sanzioni micidiali per chi sbaglia, il rischio è ridottissimo mentre il vantaggio e enorme. Ripeto, non è possibile ingessare tutto perché si temono errori, sarebbe la nostra fine. Altrove sono già partiti. I Dipartimenti sono il motore dell’Ateneo e devono poter lavorare. D’altra parte come diceva mio padre: il bambino piccolo, tuo figlio, lo devi far camminare. Se cade non lo puoi mettere nel girello e non farlo camminare più, così non imparerà mai. 
Da marzo comunque sarò nuovamente disponibile e metterò a disposizione di tutti la mia esperienza”.
g.v.
 
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