Ingegneria Chimica sollecita la facoltà a concertare alcuni aspetti della didattica, in previsione della riarticolazione dei cicli in una laurea triennale di primo livello ed una laurea quinquennale, o specialistica che dir si voglia. “Abbiamo approvato un documento in Consiglio di Corso di Laurea, che gireremo anche alla professoressa Silvana Saiello, della Commissione Didattica, ed agli altri Corsi di Laurea”, spiega il Presidente di Corso Piero Salatino. “Ferma restando l’autonomia dei vari Corsi di Laurea, è bene che la facoltà adotti soluzioni comuni, per alcuni aspetti della didattica”.
La scansione dell’anno accademico in semestri, per esempio, in virtù di una organizzazione “ampiamente provata e collaudata”.
Il documento sottolinea anche l’esigenza che il ricorso alle prove intercorso, in sostituzione o ad integrazione della prova di esame finale diventi comune in tutta la facoltà. Auspica inoltre l’introduzione di un sistema di prenotazione centralizzata degli esami per ogni singolo Corso di Laurea. “Consentirebbe di mantenere un più attento controllo dello svolgimento degli esami e sugli esiti degli stessi: inoltre agevolerebbe il monitoraggio in itinere del corso di studi”.
Lanciano una proposta impopolare: “la limitazione del numero massimo di volte in cui un esame può essere sostenuto”.
Il documento insiste anche sulla necessità che la facoltà organizzi corsi zero, in particolar modo di algebra, geometria e trigonometria. “Devono essere intesi come un richiamo di concetti già acquisiti nel corso degli studi superiori e di omogeneizzazione del lessico”. Dovrebbero svolgersi nelle prime tre settimane di settembre. Nella quarta settimana si dovrebbe tenere il test di valutazione, quello che quest’anno gli studenti hanno sostenuto il 4 settembre. “L’immatricolazione, possibile qualunque sia l’esito, sarà comunque sconsigliata nel caso di giudizi insufficienti e molto insufficienti”.
Tra le novità più rilevanti della riforma vi è l’obbligo, per i corsi di studio, di prevedere l’acquisizione di crediti in lingue straniere. Chimica spinge affinché a livello di facoltà, se non di ateneo, sia offerta agli studenti la possibilità di conseguire i crediti previsti anche presso istituti non universitari, purché accreditati. “Si potrebbe, ad esempio, predisporre un meccanismo affinché il conseguimento dei crediti di lingua inglese sia associato al conseguimento del certificato TOEFL od equivalenti”.
Chi resta indietro? Paga. Ad ogni ripetizione di un anno dovrebbe infatti corrispondere un progressivo aggravio delle tasse universitarie.
La scansione dell’anno accademico in semestri, per esempio, in virtù di una organizzazione “ampiamente provata e collaudata”.
Il documento sottolinea anche l’esigenza che il ricorso alle prove intercorso, in sostituzione o ad integrazione della prova di esame finale diventi comune in tutta la facoltà. Auspica inoltre l’introduzione di un sistema di prenotazione centralizzata degli esami per ogni singolo Corso di Laurea. “Consentirebbe di mantenere un più attento controllo dello svolgimento degli esami e sugli esiti degli stessi: inoltre agevolerebbe il monitoraggio in itinere del corso di studi”.
Lanciano una proposta impopolare: “la limitazione del numero massimo di volte in cui un esame può essere sostenuto”.
Il documento insiste anche sulla necessità che la facoltà organizzi corsi zero, in particolar modo di algebra, geometria e trigonometria. “Devono essere intesi come un richiamo di concetti già acquisiti nel corso degli studi superiori e di omogeneizzazione del lessico”. Dovrebbero svolgersi nelle prime tre settimane di settembre. Nella quarta settimana si dovrebbe tenere il test di valutazione, quello che quest’anno gli studenti hanno sostenuto il 4 settembre. “L’immatricolazione, possibile qualunque sia l’esito, sarà comunque sconsigliata nel caso di giudizi insufficienti e molto insufficienti”.
Tra le novità più rilevanti della riforma vi è l’obbligo, per i corsi di studio, di prevedere l’acquisizione di crediti in lingue straniere. Chimica spinge affinché a livello di facoltà, se non di ateneo, sia offerta agli studenti la possibilità di conseguire i crediti previsti anche presso istituti non universitari, purché accreditati. “Si potrebbe, ad esempio, predisporre un meccanismo affinché il conseguimento dei crediti di lingua inglese sia associato al conseguimento del certificato TOEFL od equivalenti”.
Chi resta indietro? Paga. Ad ogni ripetizione di un anno dovrebbe infatti corrispondere un progressivo aggravio delle tasse universitarie.