Il 14 marzo, a 93 anni, è morto il professore Luigi Pascale, progettista aeronautico che ha insegnato per decenni ad Ingegneria della Federico II (esattamente un anno fa fu insignito della laurea honoris causa alla Seconda Università) e che, insieme al fratello Giovanni, ha fondato Partenavia e Tecnam. Una vita, la sua, che incarna la passione per il volo, per la ricerca e per la progettazione degli aerei leggeri ed ultraleggeri. “Ho incontrato per la prima volta Pascale – racconta il prof. Francesco Marulo, Ordinario di Costruzioni e Strutture Aerospaziali – nel 1977. Frequentavo a Piazzale Tecchio il corso di Progetto Velivoli. Per noi studenti seguire le sue lezioni era bellissimo. Ci entusiasmava perchè ci trasmetteva teoria ed esperienza, quella di chi
volava, progettava aerei e li collaudava. Amava dire che una delle più grandi soddisfazioni era quando la matematica si coniuga con le sue sperimentazioni”. Quando lo conobbe Marulo, Pascale aveva già oltre 35 anni di esperienza nel settore del volo. Originario di Faicchio, in provincia di Benevento, aveva infatti cominciato prima dello scoppio della seconda guerra mondiale, insieme al fratello Giovanni, a costruire e progettare aeromodelli volanti ed a partecipare a gare organizzate per gli aeromodellisti. Terminata la guerra e trasferitisi a Napoli, Luigi e Giovanni Pascale si impegnarono
nella realizzazione, da soli e in casa, di un aereo. Smontando e assemblando pezzi che avevano acquistato in un campo di residuati bellici, riuscirono a mettere insieme un motore funzionante nel loro garage- officina di via Tasso. Lo misero in moto, insieme con un gruppo di amici nel loro garage,
tra lo spavento dei vicini. Con l’aiuto degli amici iniziarono a progettare e realizzare il loro aereo: Gino sviluppava il progetto e i calcoli mentre organizzava l’officina e il lavoro. Il frutto di tanto lavoro sarebbe stato poi il P48 Astore, velivolo con il quale si cimentò anche Gianni Caracciolo Carafa, aviatore
e famoso asso dei caccia italiani in guerra. Erano anni, quelli durante i quali fu progettato il P48 Astore, nei quali Luigi Pascale frequentava da studente Ingegneria. Ricorda Marulo: “Divenne allievo di Umberto Nobile. Si laureò in Ingegneria Meccanica nel dicembre 1948, discutendo una tesi sul progetto di una turbina a gas per l’aviazione. Nel 1949 fu nominato assistente volontario, che era il primo passo per quello di ricercatore nell’Istituto di Costruzioni aeronautiche diretto da Nobile, che aveva sede a Mezzocannone. Nel 1951 fu nominato assistente incaricato di Costruzioni Aeronautiche”. Una delle caratteristiche di Luigi Pascale, ricorda Marulo, era la capacità di non rimanere mai indietro, di aggiornarsi in continuazione e di mantenere sempre viva la curiosità verso le novità, in ogni campo ed anche in età molto avanzata. “Le racconto – dice – un aneddoto divertente. Una decina di anni fa fu intervistato in simultanea con Stelio Frati, anch’egli ingegnere aeronautico e progettista di grande qualità. Il giornalista chiese ad entrambi quale attrice meglio rappresentasse, ai loro occhi, la bellezza della figura femminile. Per Franti era Virna Lisi. Pascale citò Sharon Stone. È stato un uomo che ha continuato a studiare e ad aggiornarsi fino all’ultimo. Mezz’ora prima che morisse aveva chiesto al figlio di cambiargli il computer, perché quello che utilizzava non lo soddisfava più”. Un’altra peculiarità del docente recentemente scomparso, prosegue Marulo, “era la capacità di tirare fuori qualcosa di utile e positivo anche dalle esperienze complicate e difficili. Un esempio? Nella seconda metà degli anni Sessanta, il professore Pascale rischiò seriamente di morire per un grave problema tecnico che si verificò mentre effettuava un volo di prova sul golfo di Napoli. Si ruppero in contemporanea gli alettoni. Con molto sangue freddo, un po’ di fortuna e grazie alla conoscenza perfetta della macchina, Pascale riuscì a raggiungere l’aeroporto di Capodichino utilizzando
solo il timone. Ebbene, da quella tragedia mancata derivò l’intuizione di istituire il corso di Aeroelasticità alla Federico II, la disciplina che si occupa dello studio dei fenomeni che derivano dall’interazione tra strutture e correnti fluide che le investono”. Generoso e prodigo di consigli per gli allievi e per
i giovani, come solo le persone capaci e preparate sanno essere, Pascale ha contribuito alla formazione ed all’affermazione in ambito scientifico di una schiera di progettisti e docenti. Lavorano in Italia ed all’estero. “In questi giorni – conclude il professore Marulo – sto ricevendo numerosi messaggi di cordoglio e vari ricordi, provenienti da tanti colleghi che, come me, hanno avuto il privilegio e la fortuna di formarsi alla scuola di Pascale. Tutti ne conservano uno splendido ricordo e tutti raccontano di quanto sia stato importante incontrarlo e frequentarlo negli anni della formazione universitaria e quando muovevano i primi passi nell’ambito della ricerca. Per un professore universitario non potrebbe esserci migliore riconoscimento della qualità del lavoro svolto”.
Fabrizio Geremicca
volava, progettava aerei e li collaudava. Amava dire che una delle più grandi soddisfazioni era quando la matematica si coniuga con le sue sperimentazioni”. Quando lo conobbe Marulo, Pascale aveva già oltre 35 anni di esperienza nel settore del volo. Originario di Faicchio, in provincia di Benevento, aveva infatti cominciato prima dello scoppio della seconda guerra mondiale, insieme al fratello Giovanni, a costruire e progettare aeromodelli volanti ed a partecipare a gare organizzate per gli aeromodellisti. Terminata la guerra e trasferitisi a Napoli, Luigi e Giovanni Pascale si impegnarono
nella realizzazione, da soli e in casa, di un aereo. Smontando e assemblando pezzi che avevano acquistato in un campo di residuati bellici, riuscirono a mettere insieme un motore funzionante nel loro garage- officina di via Tasso. Lo misero in moto, insieme con un gruppo di amici nel loro garage,
tra lo spavento dei vicini. Con l’aiuto degli amici iniziarono a progettare e realizzare il loro aereo: Gino sviluppava il progetto e i calcoli mentre organizzava l’officina e il lavoro. Il frutto di tanto lavoro sarebbe stato poi il P48 Astore, velivolo con il quale si cimentò anche Gianni Caracciolo Carafa, aviatore
e famoso asso dei caccia italiani in guerra. Erano anni, quelli durante i quali fu progettato il P48 Astore, nei quali Luigi Pascale frequentava da studente Ingegneria. Ricorda Marulo: “Divenne allievo di Umberto Nobile. Si laureò in Ingegneria Meccanica nel dicembre 1948, discutendo una tesi sul progetto di una turbina a gas per l’aviazione. Nel 1949 fu nominato assistente volontario, che era il primo passo per quello di ricercatore nell’Istituto di Costruzioni aeronautiche diretto da Nobile, che aveva sede a Mezzocannone. Nel 1951 fu nominato assistente incaricato di Costruzioni Aeronautiche”. Una delle caratteristiche di Luigi Pascale, ricorda Marulo, era la capacità di non rimanere mai indietro, di aggiornarsi in continuazione e di mantenere sempre viva la curiosità verso le novità, in ogni campo ed anche in età molto avanzata. “Le racconto – dice – un aneddoto divertente. Una decina di anni fa fu intervistato in simultanea con Stelio Frati, anch’egli ingegnere aeronautico e progettista di grande qualità. Il giornalista chiese ad entrambi quale attrice meglio rappresentasse, ai loro occhi, la bellezza della figura femminile. Per Franti era Virna Lisi. Pascale citò Sharon Stone. È stato un uomo che ha continuato a studiare e ad aggiornarsi fino all’ultimo. Mezz’ora prima che morisse aveva chiesto al figlio di cambiargli il computer, perché quello che utilizzava non lo soddisfava più”. Un’altra peculiarità del docente recentemente scomparso, prosegue Marulo, “era la capacità di tirare fuori qualcosa di utile e positivo anche dalle esperienze complicate e difficili. Un esempio? Nella seconda metà degli anni Sessanta, il professore Pascale rischiò seriamente di morire per un grave problema tecnico che si verificò mentre effettuava un volo di prova sul golfo di Napoli. Si ruppero in contemporanea gli alettoni. Con molto sangue freddo, un po’ di fortuna e grazie alla conoscenza perfetta della macchina, Pascale riuscì a raggiungere l’aeroporto di Capodichino utilizzando
solo il timone. Ebbene, da quella tragedia mancata derivò l’intuizione di istituire il corso di Aeroelasticità alla Federico II, la disciplina che si occupa dello studio dei fenomeni che derivano dall’interazione tra strutture e correnti fluide che le investono”. Generoso e prodigo di consigli per gli allievi e per
i giovani, come solo le persone capaci e preparate sanno essere, Pascale ha contribuito alla formazione ed all’affermazione in ambito scientifico di una schiera di progettisti e docenti. Lavorano in Italia ed all’estero. “In questi giorni – conclude il professore Marulo – sto ricevendo numerosi messaggi di cordoglio e vari ricordi, provenienti da tanti colleghi che, come me, hanno avuto il privilegio e la fortuna di formarsi alla scuola di Pascale. Tutti ne conservano uno splendido ricordo e tutti raccontano di quanto sia stato importante incontrarlo e frequentarlo negli anni della formazione universitaria e quando muovevano i primi passi nell’ambito della ricerca. Per un professore universitario non potrebbe esserci migliore riconoscimento della qualità del lavoro svolto”.
Fabrizio Geremicca