L’università campana perde uno dei suoi personaggi più rappresentativi. Il 16 aprile è scomparso il prof. Oreste Greco, ordinario di Ingegneria elettronica dal 1976, ai massimi vertici sia della Federico II che della Seconda Università per ben ventitré anni. E’ stato Preside della Facoltà d’Ingegneria della Federico II per nove anni, dal 1982 al 2000, e poi, senza soluzione di continuità, Preside presso la medesima Facoltà della Seconda Università fino al 2005, tenendola praticamente a battesimo. Quaranta gli anni di docenza di cui ventisei da professore ordinario. Definito affettuosamente “il Maradona dei Presidi”, per la sua innata capacità di risolvere le diatribe, si è conservato lucido fino alla fine, sopportando con coraggio la sua malattia. “Per noi del gruppo di Elettrotecnica è stato un continuo punto di riferimento – afferma il prof. Luciano De Menna, docente ad Ingegneria del Federico II – Se è vero che il nostro gruppo cominciò a formarsi con la venuta a Napoli di Ferdinando Gasparini, è pur vero che dietro di lui c’è sempre stato Oreste, che lo introdusse nell’ambiente napoletano e lo guidò nel reclutamento dei collaboratori: fu lui che volle Scipione Bobbio e me, e poi fu sempre lui dietro ogni nuovo acquisto di un gruppo che ormai si estende su diverse sedi, alla Federico II, alla SUN, alla Parthenope, ma anche a Salerno, Benevento e Cassino”. “Il tratto più caratteristico della personalità di Oreste era la sua grande umanità, la sua grande capacità di intessere relazioni, di stringere amicizie – continua De Menna – L’ho visto raramente accigliato, era sempre sorridente, un sorriso un po’ sornione”. Tra gli accademici che ricordano Greco, i professori Michele Di Natale, suo successore alla guida di Ingegneria della Sun, e Raffaele Martone, ordinario di Teoria dei circuiti sempre alla Sun, visto come un figlio. “Oreste – ricordano Martone e Di Natale – ha vissuto, prima da studente e poi nella lunga e prestigiosa carriera di docente, il passaggio dall’Università di élite degli anni ’50 e ’60 a quella di massa dei decenni successivi, assistendo ad alcune importanti evoluzioni della didattica universitaria – dal ciclo unico alle varie attuali interpretazioni del 3+2 – e, con le responsabilità della lunga carriera di Preside, ne ha curato l’applicazione con spirito sempre acuto e autonomo. Riteneva che la vita universitaria andasse vissuta a tutto tondo e che rientrasse tra i compiti del professore universitario il ruolo di spirito critico nella società e di operatore nelle istituzioni”. All’inizio degli anni ’90, nella fase della sua piena maturità e ricco della qualificata esperienza della presidenza della Facoltà napoletana, aderì al progetto di fondazione della Sun e, insieme ad un manipolo di colleghi qualificati e appassionati, avviò il bel processo di costruzione della Facoltà aversana. “Grazie al suo impegno e a quello dei suoi colleghi, al suo sforzo nella ricerca internazionale e nella formazione superiore, – continua Di Natale – la Facoltà oggi, con i suoi circa cento docenti e la sua bella sede, ha guadagnato un ruolo da protagonista indiscusso ed apprezzato nel panorama delle istituzioni virtuose del territorio”. Oreste Greco docente, ma anche compagno di viaggio. “Amava i rapporti umani, – dice Martone – sempre appassionati, amava gli amici, i colleghi, i compagni dei suoi viaggi di vita sia brevi che lunghi. Ad essi ha dedicato le sue principali attenzioni, affidando al contatto umano, vissuto talvolta con irruenza e passionalità ma sempre con spirito libero e positivo, il posto principale della sua vita”.
Il prof. Greco lascia la moglie Maria, che lo ha amorevolmente accudito fino alla fine, e i figli Roberto, professore nel settore delle Costruzioni idrauliche, e Raffaele, membro del Consiglio di Stato. “Tra qualche tempo, – conclude De Menna – quando gli animi si saranno calmati, occorrerà che si trovi l’occasione adatta per ricordare la sua figura di Maestro, di scienziato e di servitore dello Stato; e già so che le diverse Facoltà d’Ingegneria campane ci stanno pensando”.
Il prof. Greco lascia la moglie Maria, che lo ha amorevolmente accudito fino alla fine, e i figli Roberto, professore nel settore delle Costruzioni idrauliche, e Raffaele, membro del Consiglio di Stato. “Tra qualche tempo, – conclude De Menna – quando gli animi si saranno calmati, occorrerà che si trovi l’occasione adatta per ricordare la sua figura di Maestro, di scienziato e di servitore dello Stato; e già so che le diverse Facoltà d’Ingegneria campane ci stanno pensando”.