Cresce il numero delle ricercatrici e delle docenti di sesso femminile nelle Facoltà scientifiche ma solo poche di loro riescono a far carriera. Per sottolineare l’esigenza di offrire pari opportunità a uomini e donne nella comunità scientifica, il 9 marzo si è tenuto nel Complesso di Monte Sant’Angelo il convegno “Inter-azioni in biologia strutturale”, il primo di una serie di incontri dal titolo “Le donne e la Scienza”.
Ad aprire la conferenza non poteva mancare un assessore donna. “Vorrei che costruissimo un sistema universitario in cui vi fosse anche la consapevolezza della parità di genere – afferma l’Assessore all’Università e alla Ricerca Scientifica Teresa Armato – Le Scienze della vita sono quelle più legate alla competenza femminile. E’ un settore particolarmente significativo per la qualità e la durata della vita”.
“Il contributo delle donne nella ricerca è cresciuto moltissimo, in questo senso si potrebbe dire che il futuro è “roseo” – sostiene il professor Massimo D’Apuzzo, Presidente del Polo delle Scienze e delle Tecnologie che confessa di vivere in una famiglia composta da tre donne più una suocera iscritta all’UDI – Il problema permane nel privato dove è stimato il 20% di differenza tra gli stipendi dei due sessi. Ma questo non avviene nel settore pubblico, né tanto meno nella ricerca”.
“Finora ai vertici del mondo accademico e politico c’è una preponderanza maschile – fa notare la prof.ssa Concetta Gianicola – Le donne sono brillanti negli studi ma poi discriminate nell’avanzamento di carriera”. “Gli uomini scelgono uomini – è la spiegazione della prof.ssa Delia Picone – e questo avviene ancor più nel mondo dell’impresa e dell’industria. E’ un problema che solo ora comincia ad essere percepito come uno spreco di risorse dannoso per tutti”.
“Ho sempre lavorato all’estero – racconta Annalisa Pastore, ricercatrice al National Institute for Medical Research di Londra – e nei due casi in cui mi son trovata a constatare che un uomo con pari profilo professionale veniva preferito a me, mi sono consolata pensando che non fossi stata scelta non in quanto donna ma in quanto straniera”.
Il Presidente del Polo delle Scienze e delle Tecnologie per la Vita, il professor Luciano Mayol riconosce come nei centri di potere esista ancora uno squilibrio fortissimo a favore degli uomini ma attribuisce questa anomalia alla ancora esigua rappresentanza femminile tra i docenti meno giovani. “Si diventa Presidi ad un’età avanzata. Nella fascia d’età che va dai 40 ai 50 anni il rapporto tra i due sessi è ancora sbilanciato”, sostiene il professore.
Stiamo assistendo al sorpasso delle donne nel campo della ricerca scientifica, eppure in Campania le Presidi si contano sulle dita di una mano, vi è una sola Presidente dei Centri di Competenza e pochissime sono le Direttrici di Dipartimento. “Gli uomini della mia generazione non hanno fatto alcuna resistenza al riconoscimento delle donne nella ricerca – sottolinea il professor Mayol- I ragazzi hanno addirittura un atteggiamento sommesso, come se si fossero accollato il debito contratto nei confronti delle donne in tanti secoli di civiltà”. Il professore ritiene che il contributo delle donne sia pari a quello degli uomini, purché vengano assicurate pari opportunità ed avanza l’ipotesi che le donne forse siano meno vanagloriose ed abbiano meno interesse ad ottenere visibilità.
“Le donne occupano un ruolo importante nella ricerca ma è possibile che molte di loro non si interessino a svolgere ruoli dirigenziali”, conferma la professoressa Girolama La Mantia, Ordinario di Genetica.
“In Italia, diversamente da quanto avviene all’estero, non ci sono ancora Rettori donna – sostiene il professor Mayol – ma credo sia solo una questione di opportunità”. E’ allora ipotizzabile che una donna possa presto concorrere al Rettorato della Federico II?, chiediamo al Rettore Guido Trombetti. “E perché no? – risponde, non trovando alcun buon motivo che sconsigli di lasciare le redini dell’Ateneo nelle mani di una donna – Esiste il pregiudizio che le donne siano meno indicate per i ruoli dirigenziali ma non c’è differenza nelle capacità degli appartenenti all’uno e all’altro sesso”.
Secondo Rossella Palomba, ambasciatrice UE per le Pari Opportunità nella Scienza, occorreranno cento anni per ottenere un’equiparazione tra uomini e donne. La prof.ssa Picone ritiene che l’incremento delle studentesse universitarie porterà spontaneamente a far crescere le presenze femminili al vertice ma i tempi in cui si realizzerà quest’equilibrio sono imprevedibili. “Si tratta di un processo che va accelerato – afferma – Non vogliamo misure assistenziali, non vogliamo essere considerate una specie protetta. Non chiediamo corsie preferenziali ma solo la valorizzazione dell’esistente”.
Tra i fini dell’incontro vi è anche quello di incoraggiare le tante ragazze presenti sulla possibilità di conciliare vita privata e ricerca. Certo, chi desidera fare carriera deve mettere in conto la necessità di viaggiare frequentemente per spostarsi da un laboratorio all’altro.
“Ho fatto a lungo la spola tra Olanda, Francia, Germania, Stati Uniti – racconta l’Ordinario Adriana Zagari che ha collaborato con la NASA per una ricerca sulla cristallizzazione delle proteine in microgravità – Dovevo coordinare tutte le fasi del progetto, compreso l’addestramento degli astronauti che si sono occupati di realizzare gli esperimenti sulla Stazione Spaziale Internazionale”.
Singolare è la coincidenza della vita privata e di quella professionale nell’esperienza della prof.ssa Leila Birolo che si occupa di studiare Hamlet, una proteina presente nel latte materno capace di indurre morte esclusivamente nelle cellule tumorali. “Ho iniziato ad interessarmi a questa ricerca mentre ero in maternità – racconta – Quando allattavo al seno mio figlio ero doppiamente felice, perché sapevo di poter proteggere le cellule in rapida moltiplicazione del mio bambino”.
“Il momento più critico per la vita professionale di una donna è la maternità – afferma il Preside della Facoltà di Scienze Biotecnologiche Gennaro Marino che è determinato a realizzare tutti quei servizi che permettano di far tornare prima le novelle madri al lavoro- Si dovrebbero creare nidi nei posti di lavoro, sul modello di quanto avviene in altri Paesi. Mi sento di avanzare tale proposta pragmatica in questa giornata di riflessione.”
Manuela Pitterà
Ad aprire la conferenza non poteva mancare un assessore donna. “Vorrei che costruissimo un sistema universitario in cui vi fosse anche la consapevolezza della parità di genere – afferma l’Assessore all’Università e alla Ricerca Scientifica Teresa Armato – Le Scienze della vita sono quelle più legate alla competenza femminile. E’ un settore particolarmente significativo per la qualità e la durata della vita”.
“Il contributo delle donne nella ricerca è cresciuto moltissimo, in questo senso si potrebbe dire che il futuro è “roseo” – sostiene il professor Massimo D’Apuzzo, Presidente del Polo delle Scienze e delle Tecnologie che confessa di vivere in una famiglia composta da tre donne più una suocera iscritta all’UDI – Il problema permane nel privato dove è stimato il 20% di differenza tra gli stipendi dei due sessi. Ma questo non avviene nel settore pubblico, né tanto meno nella ricerca”.
“Finora ai vertici del mondo accademico e politico c’è una preponderanza maschile – fa notare la prof.ssa Concetta Gianicola – Le donne sono brillanti negli studi ma poi discriminate nell’avanzamento di carriera”. “Gli uomini scelgono uomini – è la spiegazione della prof.ssa Delia Picone – e questo avviene ancor più nel mondo dell’impresa e dell’industria. E’ un problema che solo ora comincia ad essere percepito come uno spreco di risorse dannoso per tutti”.
“Ho sempre lavorato all’estero – racconta Annalisa Pastore, ricercatrice al National Institute for Medical Research di Londra – e nei due casi in cui mi son trovata a constatare che un uomo con pari profilo professionale veniva preferito a me, mi sono consolata pensando che non fossi stata scelta non in quanto donna ma in quanto straniera”.
Il Presidente del Polo delle Scienze e delle Tecnologie per la Vita, il professor Luciano Mayol riconosce come nei centri di potere esista ancora uno squilibrio fortissimo a favore degli uomini ma attribuisce questa anomalia alla ancora esigua rappresentanza femminile tra i docenti meno giovani. “Si diventa Presidi ad un’età avanzata. Nella fascia d’età che va dai 40 ai 50 anni il rapporto tra i due sessi è ancora sbilanciato”, sostiene il professore.
Stiamo assistendo al sorpasso delle donne nel campo della ricerca scientifica, eppure in Campania le Presidi si contano sulle dita di una mano, vi è una sola Presidente dei Centri di Competenza e pochissime sono le Direttrici di Dipartimento. “Gli uomini della mia generazione non hanno fatto alcuna resistenza al riconoscimento delle donne nella ricerca – sottolinea il professor Mayol- I ragazzi hanno addirittura un atteggiamento sommesso, come se si fossero accollato il debito contratto nei confronti delle donne in tanti secoli di civiltà”. Il professore ritiene che il contributo delle donne sia pari a quello degli uomini, purché vengano assicurate pari opportunità ed avanza l’ipotesi che le donne forse siano meno vanagloriose ed abbiano meno interesse ad ottenere visibilità.
“Le donne occupano un ruolo importante nella ricerca ma è possibile che molte di loro non si interessino a svolgere ruoli dirigenziali”, conferma la professoressa Girolama La Mantia, Ordinario di Genetica.
“In Italia, diversamente da quanto avviene all’estero, non ci sono ancora Rettori donna – sostiene il professor Mayol – ma credo sia solo una questione di opportunità”. E’ allora ipotizzabile che una donna possa presto concorrere al Rettorato della Federico II?, chiediamo al Rettore Guido Trombetti. “E perché no? – risponde, non trovando alcun buon motivo che sconsigli di lasciare le redini dell’Ateneo nelle mani di una donna – Esiste il pregiudizio che le donne siano meno indicate per i ruoli dirigenziali ma non c’è differenza nelle capacità degli appartenenti all’uno e all’altro sesso”.
Secondo Rossella Palomba, ambasciatrice UE per le Pari Opportunità nella Scienza, occorreranno cento anni per ottenere un’equiparazione tra uomini e donne. La prof.ssa Picone ritiene che l’incremento delle studentesse universitarie porterà spontaneamente a far crescere le presenze femminili al vertice ma i tempi in cui si realizzerà quest’equilibrio sono imprevedibili. “Si tratta di un processo che va accelerato – afferma – Non vogliamo misure assistenziali, non vogliamo essere considerate una specie protetta. Non chiediamo corsie preferenziali ma solo la valorizzazione dell’esistente”.
Tra i fini dell’incontro vi è anche quello di incoraggiare le tante ragazze presenti sulla possibilità di conciliare vita privata e ricerca. Certo, chi desidera fare carriera deve mettere in conto la necessità di viaggiare frequentemente per spostarsi da un laboratorio all’altro.
“Ho fatto a lungo la spola tra Olanda, Francia, Germania, Stati Uniti – racconta l’Ordinario Adriana Zagari che ha collaborato con la NASA per una ricerca sulla cristallizzazione delle proteine in microgravità – Dovevo coordinare tutte le fasi del progetto, compreso l’addestramento degli astronauti che si sono occupati di realizzare gli esperimenti sulla Stazione Spaziale Internazionale”.
Singolare è la coincidenza della vita privata e di quella professionale nell’esperienza della prof.ssa Leila Birolo che si occupa di studiare Hamlet, una proteina presente nel latte materno capace di indurre morte esclusivamente nelle cellule tumorali. “Ho iniziato ad interessarmi a questa ricerca mentre ero in maternità – racconta – Quando allattavo al seno mio figlio ero doppiamente felice, perché sapevo di poter proteggere le cellule in rapida moltiplicazione del mio bambino”.
“Il momento più critico per la vita professionale di una donna è la maternità – afferma il Preside della Facoltà di Scienze Biotecnologiche Gennaro Marino che è determinato a realizzare tutti quei servizi che permettano di far tornare prima le novelle madri al lavoro- Si dovrebbero creare nidi nei posti di lavoro, sul modello di quanto avviene in altri Paesi. Mi sento di avanzare tale proposta pragmatica in questa giornata di riflessione.”
Manuela Pitterà