Le donne nel Paese più maschilista d’Europa

Molte donne si trovano quotidianamente a combattere episodi di discriminazione, dai quali escono talvolta sconfitte ma molto spesso vincenti. Di queste storie, in cui protagonisti sono soprattutto i diritti fondamentali negati, si è parlato il 16 marzo in occasione della presentazione del libro ‘Ma le donne no’, incontro promosso dal Suor Orsola Benincasa in collaborazione con la Fondazione Rive Mediterranee, associazione che si propone di sostenere un processo di integrazione armonica dei Paesi delle due rive del Mediterraneo e che si occupa di stimolare la partecipazione delle donne alla vita istituzionale e pubblica.
 Ad introdurre il testo, scritto dalla giornalista Caterina Soffici, la Preside della Facoltà di Lettere Emma Giammattei. “L’autrice parte da un dato innegabile – ha detto la Preside – ossia che ci troviamo nella stagione di arretramento secco sulla questione dei diritti delle donne. Gli studi di genere sono in grave crisi, dovuta proprio a questa sorta di ‘tribalizzazione’. Credo che la condizione femminile sia un ottimo detector dell’arretramento della società intera, in particolare durante gli ultimi venti anni”. 
Perché le donne ultimamente non solo non hanno più fatto progressi ma hanno cominciato ad arretrare, svegliandosi nel Paese più maschilista d’Europa, è quello che Caterina Soffici cerca di spiegare attraverso racconti di storie, personaggi e fenomeni a volte imprevedibili. Come la nascita e l’evoluzione del ‘velinismo’ politico o la degenerazione dell’immagine femminile in televisione. “Ho scelto di descrivere soprattutto le donne reali – ha dichiarato l’autrice – che tutti i giorni sono alle prese con problemi pratici, primo fra tutti l’impossibilità di conciliare lavoro e vita familiare. Credo profondamente nelle differenze e quindi non credo che uomini e donne possano essere uguali. Ciò che mi sono prefissata con questo libro non era un’analisi sociologica (di quelle ce ne sono tante e ben più approfondite) ma giornalistica. Volevo cioè raccontare storie che ho sentito nel corso di tanti anni di giornalismo cercando di dare uno stimolo positivo per il futuro”.
La Soffici è stata responsabile della sezione culturale de Il Giornale ed è attualmente impegnata per il Riformista e Vanity Fair.  “Appartengo ad una generazione che non ha vissuto in prima persona le lotte femministe e credo che il fatto stesso di trovare già la cosiddetta ‘pappa pronta’ sia la causa del processo inverso che si sta verificando al giorno d’oggi”. 
A conclusione della presentazione, la musicologa napoletana Anita Pesce ha letto alcuni passi del testo, soffermandosi in particolare su brani in cui viene colta una sorta di depressione che sembra colpire le italiane e una cultura misogina che ormai invade tutti gli aspetti della società. 
A.M.P.
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