Il 27 ottobre il Parlamento europeo ha adottato a larghissima maggioranza (75 favorevoli, 3 contrari e 2 astenuti) una risoluzione di dura condanna nei confronti dell’Italia, per il trattamento discriminatorio che le nostre università riservano ai lettori madrelingua. I parlamentari di Strasburgo non hanno fatto ricorso a perifrasi, nel documento. “Non avendo garantito ai lettori condizioni e sicurezza occupazionali analoghe a quelle di cui godono i cittadini italiani che espletano funzioni didattiche equiparabili presso le università, l’Italia ha violato il diritto delle persone interessate a circolare liberamente nell’Unione per motivi professionali e quello di non subire discriminazioni fondate sulla loro cittadinanza”. Ma non è tutto. Prosegue, infatti, la risoluzione: “i cittadini dell’Unione interessati hanno subito un danno, sopportato stress ed ansie e sono stati coinvolti in centinaia di lunghi procedimenti giurisdizionali per oltre 12 anni; è stata inoltre delusa la loro legittima aspettativa di poter svolgere la loro professione con eque prospettive in termini di avanzamento nella carriera”. Non è certo la prima dura censura che l’Europa muove nei confronti dell’Italia, per la questione lettori: dal 1989, infatti, la Corte di giustizia ha pronunciato tre sentenze di condanna. Tuttavia, lo ribadisce la risoluzione di pochi giorni fa, “da allora l’ordinamento italiano, nonostante gli obblighi, non appare ancora in grado di assicurare la piena tutela dei diritti dei lettori assunti”. E’ stata anche aperta una procedura di infrazione nei confronti dell’Italia, per due distinti motivi: la dequalificazione dello status professionale dei lettori ed il mancato riconoscimento dei diritti acquisiti.
Soddisfazione, naturalmente, da parte di Viky Primhack, lettrice di Inglese all’Orientale, la quale ha rappresentato i lettori a Strasburgo insieme a David Petrie, responsabile dell’ALLSI (Associazione dei Lettori di Lingua Straniera in Italia), a Kathrin Bruyers, lettrice di tedesco, e ad altri colleghi delle lingue principali. “La risoluzione è stata adottata praticamente da tutti i gruppi politici; sono stati respinti quasi tutti gli emendamenti proposti da Paolo Costa, ex Rettore di Cà Foscari e Ministro dei Lavori Pubblici nel governo Prodi. In particolare quelli che il vicepresidente della Commissione Affari Legali (l’avvocato tedesco Wieland, n.d.r.) ha definito inaccettabili tentativi di svuotare di significato la risoluzione stessa”.
Uno dei motivi di frizione, tra i lettori e gli atenei italiani, riguarda il riconoscimento della qualifica di contratto a tempo indeterminato. Molti lettori dell’Orientale, affinché l’ateneo si rassegnasse a rispettare questo loro diritto, ripetutamente ribadito anche in sede europea, hanno dovuto adire le vie legali. A titolo di esempio, l’Orientale, per cause perse, ha già dovuto sborsare circa un miliardo. “Otto colleghi -aggiunge Primhack-, illegittimamente licenziati nel ‘96 -come riconosciuto da una sentenza del ‘98 avverso la quale non è stato fatto appello- attendono ancora di ricevere quanto loro dovuto, nonostante un decreto ingiuntivo. Se l’ateneo non pagherà scatterà il pignoramento”.
Soddisfazione, naturalmente, da parte di Viky Primhack, lettrice di Inglese all’Orientale, la quale ha rappresentato i lettori a Strasburgo insieme a David Petrie, responsabile dell’ALLSI (Associazione dei Lettori di Lingua Straniera in Italia), a Kathrin Bruyers, lettrice di tedesco, e ad altri colleghi delle lingue principali. “La risoluzione è stata adottata praticamente da tutti i gruppi politici; sono stati respinti quasi tutti gli emendamenti proposti da Paolo Costa, ex Rettore di Cà Foscari e Ministro dei Lavori Pubblici nel governo Prodi. In particolare quelli che il vicepresidente della Commissione Affari Legali (l’avvocato tedesco Wieland, n.d.r.) ha definito inaccettabili tentativi di svuotare di significato la risoluzione stessa”.
Uno dei motivi di frizione, tra i lettori e gli atenei italiani, riguarda il riconoscimento della qualifica di contratto a tempo indeterminato. Molti lettori dell’Orientale, affinché l’ateneo si rassegnasse a rispettare questo loro diritto, ripetutamente ribadito anche in sede europea, hanno dovuto adire le vie legali. A titolo di esempio, l’Orientale, per cause perse, ha già dovuto sborsare circa un miliardo. “Otto colleghi -aggiunge Primhack-, illegittimamente licenziati nel ‘96 -come riconosciuto da una sentenza del ‘98 avverso la quale non è stato fatto appello- attendono ancora di ricevere quanto loro dovuto, nonostante un decreto ingiuntivo. Se l’ateneo non pagherà scatterà il pignoramento”.