Lezioni ed esami in remoto, ci si adatta però manca il contatto fisico

Prosegue il semestre anche per gli studenti di Ingegneria, tra speranze per il futuro, qualche rallentamento e un po’ di preoccupazione dovuti all’emergenza e facendo tesoro della preziosa esperienza maturata con la didattica a distanza la scorsa primavera. Un quadro della situazione, lo delineano le rappresentanze studentesche. “Siamo in attesa di indicazioni – spiega Fluvio Mario Francesco Visone, Triennale di Ingegneria Gestionale per la Logistica e la Produzione nonché presidente del Consiglio degli Studenti – In un momento in cui si susseguono continuamente ordinanze e Dpcm non è semplice tracciare concretamente un bilancio”. Gli studenti navigano, comunque, abbastanza spediti “avendo imparato dagli errori che si sono verificati a marzo. La scorsa settimana avevamo presentato la proposta di portare in presenza almeno i laboratori per quei corsi come Architettura o Farmacia che non si possono proprio fare da casa ma, al momento, le carte in tavola sono cambiate nuovamente”. Fluvio lancia, comunque, ai suoi colleghi un messaggio positivo: “Non dobbiamo fermarci. Anche se questa situazione sta impattando pesantemente sulla psicologia di tutti, non dobbiamo abbandonarci a proteste e malumori. Il nostro Ateneo ci ascolta e viene incontro alle nostre esigenze”. Qualche esempio: “Abbiamo avuto l’ampliamento della no-tax area che ha aiutato molti studenti, così come so che alcuni hanno cominciato anche a ricevere la somma di 250 euro stanziata per consentire, a chi ne avesse necessità, di superare il problema del digital divide”. Ha una forte carica empatica ed umana l’intervento di Teresa Marrone, studentessa Magistrale di Ingegneria Chimica e Consigliera d’Ateneo. “Il dispiacere che accomuna tutti gli studenti che ci inviano segnalazioni sta maggiormente proprio nell’assenza del contatto fisico, come visivo, tra studenti e con i docenti – racconta – In un contesto come questo, ci svegliamo, seguiamo le lezioni, studiamo, andiamo a dormire e il giorno successivo si ricomincia esattamente allo stesso modo. Senza la possibilità di uscire di casa o di prendere altri impegni, questa routine così rigida fa percepire tutto più pesante, anche il carico di studio”. In qualità di rappresentanti, “abbiamo avanzato alcune proposte che sono state prese in considerazione e una riguardava proprio il recupero di esami persi nella prima fase. Soprattutto la gestione degli scritti ha creato qualche problema organizzativo anche ai docenti. Per il mio Corso, ad esempio, potremo sostenerli anche a novembre e dicembre, cosa in genere non prevista”. Ci si sente un po’ penalizzati in relazione all’aspetto laboratoriale e progettuale delle discipline da studiare, “ma non tanto per quanto riguarda la didattica, più per le tesi. Il mio Corso, ad esempio, prevede un lavoro sperimentale con il tesista in laboratorio dalla mattina alla sera. Questo purtroppo non è possibile, gli spazi sono piccoli, la tesi finisce per spalmarsi su più tempo e poi si deve riadattare, ritrovandosi a fare per lo più analisi di dati”. Sulla stessa lunghezza d’onda Andrea Falotico, Consigliere nella Scuola Politecnica e delle Scienze di Base, che frequenta la Triennale in Ingegneria Informatica: “Io vivevo all’università, è da settembre che non metto piede in Ateneo e, come tutti, ho dovuto riadattarmi e imparare a studiare da casa”. Resta, comunque, il problema del digital divide, “che non riguarda l’Ateneo, ma la Campania in generale. Credo non si riesca a garantire una rete e una tecnologia sufficienti per questo tipo di attività, non come in altri paesi. So, ad esempio, di grossi problemi che stava avendo con gli esami una studentessa che abita in una zona montuosa di Avellino”. Il precedente lockdown, “come la situazione attuale, ha fatto sì che una serie di questioni venissero portate all’attenzione di tutti, problematiche che si sta cercando di risolvere, ma non si è fatto ancora abbastanza”. La riapertura di scuole e università “era stata, però, un segnale importante. Il diritto allo studio è una cosa innegabile e imprescindibile per uno Stato. Ma al momento temo non ci sia altra scelta”. Da febbraio è chiusa anche la sede fisica dell’associazione studentesca Assi, come ricorda Maria Aiello, studentessa Magistrale in Ingegneria per l’Ambiente e il Territorio, Consigliere degli Studenti di Ateneo. “I pareri che ci sono arrivati dai ragazzi in queste ultime settimane sono, come sempre, un po’ contrastanti, tra chi ha apprezzato la didattica a distanza e chi, invece, avrebbe voluto rientrare in sede”. Una proposta, “a cui tenevamo molto, riguardava la riapertura di biblioteche e aule studio, almeno per il nostro Dipartimento. Avevamo pensato di avanzare questa richiesta in un contesto in cui sembrava che stessero ripartendo un po’ tutte le altre attività. Con il precipitare della situazione temo che non sia più praticabile. Non ci resta che aspettare”.

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