Lode e dignità di stampa per una tesi di laurea Magistrale in Progettazione architettonica discussa il 25 gennaio da Giuseppina Elefante, 27 anni, e Corrado Castagnaro, 25 anni. Relatore il prof. Ferruccio Izzo, i laureandi sono stati seguiti nello svolgimento del lavoro anche da due giovani correlatori: Marianna Scolese ed Alberto Calderoni.
“L’argomento della nostra tesi – dice Castagnaro – è stata Nisida. In particolare, abbiamo progettato di recuperare gli antichi sentieri, di realizzare un parco nell’isola, che conviva con la presenza dell’istituto penitenziario, un ristorante ed un centro di produzione di olio e vino, con frantoio e cantine, nei quali i giovani reclusi possano sperimentarsi in attività lavorative. Perché, come ha detto tempo fa Alessio, un ragazzo che stava per tornare in libertà, il momento più complicato per chi sta a Nisida è quello della uscita, del confronto con la realtà esterna”.
L’attenzione dei due neolaureati si è focalizzata tra l’altro, relativamente al recupero di sentieri e tracciati, su quello che collega la parte bassa della Torre alla sommità. “Ora – dice Castagnaro – è delimitato nella parte inferiore dal recinto militare e nella parte superiore da un muro di contenimento del carcere che nega l’accesso ai sette padiglioni realizzati in epoca fascista. Il sentiero è 700 metri e si caratterizza per forte pendenza e gradonate. Il nostro progetto prevede di ridisegnare i terrazzamenti. Un sistema di scale e rampe restituirà un senso agli edifici
che furono realizzati negli anni Trenta. Nella zona della colonia agricola dove i detenuti lavoravano, abbattiamo le vecchie stalle, che versano in condizioni di irrimediabile degrado, e realizziamo un piccolo ristorante per una cinquantina di persone”. Nel corso del loro lavoro, Elefante e Castagnaro hanno effettuato un paio di sopralluoghi sull’isola che fu collegata alla terraferma da un pontile circa 80 anni fa. Hanno incontrato il direttore dell’istituto penitenziario, Gianluca Guida, ed i detenuti. “Ci sta sofferenza – racconta Castagnaro – e ci sta un direttore molto attento al recupero di questi ragazzi. Stiamo parlando di giovani da reintegrare che devono avere una seconda possibilità”. L’obiettivo del progetto, scrivono dunque Elefante e Castagnaro nel lavoro discusso a fine gennaio, “è il
reinserimento dell’isola nelle logiche della città da cui per anni, pur essendo collegata alla terraferma, è stata tagliata fuori”. Tagliato il traguardo della laurea, è tempo di bilanci sulla esperienza vissuta ad Architettura. Dice Castagnaro: “Noi studenti riceviamo una formazione che, dal punto di vista teorico, tutta Europa ci invidia. Poiché ho trascorso il mio terzo anno universitario a Siviglia, nell’ambito del Progetto Erasmus, posso tracciare un paragone a ragion veduta. In Spagna, però, sono più pronti e predisposti alla progettazione. I loro esami si concretizzano sempre in un progetto”. Gli esami più stimolanti? “Progettazione e Costruzioni”. Quelli più difficili? “Senza dubbio alcuno Analisi 1 ed Analisi 2”.
Fabrizio Geremicca
“L’argomento della nostra tesi – dice Castagnaro – è stata Nisida. In particolare, abbiamo progettato di recuperare gli antichi sentieri, di realizzare un parco nell’isola, che conviva con la presenza dell’istituto penitenziario, un ristorante ed un centro di produzione di olio e vino, con frantoio e cantine, nei quali i giovani reclusi possano sperimentarsi in attività lavorative. Perché, come ha detto tempo fa Alessio, un ragazzo che stava per tornare in libertà, il momento più complicato per chi sta a Nisida è quello della uscita, del confronto con la realtà esterna”.
L’attenzione dei due neolaureati si è focalizzata tra l’altro, relativamente al recupero di sentieri e tracciati, su quello che collega la parte bassa della Torre alla sommità. “Ora – dice Castagnaro – è delimitato nella parte inferiore dal recinto militare e nella parte superiore da un muro di contenimento del carcere che nega l’accesso ai sette padiglioni realizzati in epoca fascista. Il sentiero è 700 metri e si caratterizza per forte pendenza e gradonate. Il nostro progetto prevede di ridisegnare i terrazzamenti. Un sistema di scale e rampe restituirà un senso agli edifici
che furono realizzati negli anni Trenta. Nella zona della colonia agricola dove i detenuti lavoravano, abbattiamo le vecchie stalle, che versano in condizioni di irrimediabile degrado, e realizziamo un piccolo ristorante per una cinquantina di persone”. Nel corso del loro lavoro, Elefante e Castagnaro hanno effettuato un paio di sopralluoghi sull’isola che fu collegata alla terraferma da un pontile circa 80 anni fa. Hanno incontrato il direttore dell’istituto penitenziario, Gianluca Guida, ed i detenuti. “Ci sta sofferenza – racconta Castagnaro – e ci sta un direttore molto attento al recupero di questi ragazzi. Stiamo parlando di giovani da reintegrare che devono avere una seconda possibilità”. L’obiettivo del progetto, scrivono dunque Elefante e Castagnaro nel lavoro discusso a fine gennaio, “è il
reinserimento dell’isola nelle logiche della città da cui per anni, pur essendo collegata alla terraferma, è stata tagliata fuori”. Tagliato il traguardo della laurea, è tempo di bilanci sulla esperienza vissuta ad Architettura. Dice Castagnaro: “Noi studenti riceviamo una formazione che, dal punto di vista teorico, tutta Europa ci invidia. Poiché ho trascorso il mio terzo anno universitario a Siviglia, nell’ambito del Progetto Erasmus, posso tracciare un paragone a ragion veduta. In Spagna, però, sono più pronti e predisposti alla progettazione. I loro esami si concretizzano sempre in un progetto”. Gli esami più stimolanti? “Progettazione e Costruzioni”. Quelli più difficili? “Senza dubbio alcuno Analisi 1 ed Analisi 2”.
Fabrizio Geremicca