Meno abbandoni perché “curiamo gli studenti in entrata”

Il prof. Raimondo Pasquino, Rettore dell’Università degli Studi di Salerno, enfatizza come sempre la caratteristica distintiva dell’ateneo salernitano: il campus. Quando gli si chiede qual è il punto di forza del suo Ateneo inevitabilmente torna a parlare degli innumerevoli vantaggi che la vita di campus apporta a studenti, docenti e in generale a tutti coloro che si muovono nell’università. Invita i neodiplomati a fare un giro tra le aule di Fisciano e Baronissi. “Sapete che ad agosto il campus è pieno di giovani che stanno lì per guardarsi un po’ intorno?”, ci dice. Ogni anno a queste considerazioni consuete il Rettore affianca l’introduzione a qualche novità, e quest’anno non si può che parlare del progetto Medicina. “Siamo in attesa dell’emanazione del decreto nazionale sulla distribuzione degli studenti, per il resto è tutto pronto. La sede della nuova Facoltà sarà a Baronissi. Il percorso formativo è quello classico che si ritrova in tutte le Facoltà di Medicina, con la particolarità che essendo il nostro un campus, gli studenti avranno sicuramente la possibilità didattico-scientifica di approcci multidisciplinari tra cui spaziare per i crediti a scelta”. La nascita della Facoltà di Medicina a Salerno si presenta non solo come ulteriore offerta formativa per gli studenti e come elemento di continuità con una antica tradizione salernitana, ma anche come motore di sviluppo per i servizi medico-sanitari sul territorio. “E’ nella natura del progetto che l’istituzione della nuova facoltà serva anche a meglio qualificare il territorio salernitano dal punto di vista medico, delle strutture assistenziali e di ricerca. La speranza è che tutto vada come programmato, riuscendo a portare la facoltà a regime in sei anni. Le cose dovrebbero andare per il meglio, soprattutto se si pensa ai protocolli d’intesa stipulati con le Università napoletane, con Firenze, Pisa, Siena, Ferrara e Catanzaro”. I docenti? “Abbiamo ben 35 professori dei settori scientifico disciplinari di base e caratterizzanti la Facoltà. Nel momento in cui in base al numero di studenti avremo anche le classi, allora individueremo quali docenti delle discipline di base insegneranno le materie previste dai curricula. In ogni caso, l’esistenza dei protocolli d’intesa consente un’apertura all’esterno del nostro ateneo, perché c’è una disponibilità culturale a collegarci con altre Facoltà di Medicina per le docenze”. Quello in Medicina e chirurgia è uno dei corsi a numero programmato presenti nell’offerta didattica dell’ateneo, ma è bene ricordare che tutti i Corsi di Laurea, anche quelli cui non si accede tramite selezione, prevedono che prima dell’immatricolazione si debba svolgere un test di carattere valutativo. Altra novità di quest’anno riguarda proprio queste prove che, se superate con un risultato scarso, rappresenteranno il punto di partenza di un iter che lo studente dovrà seguire fin dai primissimi tempi di vita universitaria, un iter fatto di corsi di recupero più o meno intensi. Secondo alcune associazioni studentesche si tratta di una intollerabile discriminazione che comporterebbe, per gli studenti andati male alla prova valutativa, una partenza con handicap: debiti formativi iniziali “da recuperare pagando, però, regolarmente le tasse universitarie”. Il Rettore sposta il baricentro della discussione e vi introduce il fattore lungimiranza: bisogna guardare in prospettiva e mettere i giovani in grado di acquisire un titolo realmente utile. “L’anno scorso abbiamo sperimentato una cosa molto bella –afferma- abbiamo dato agli studenti che non erano andati bene ai test di Lingue e di Ingegneria la possibilità di colmare le loro lacune con dei corsi ad hoc. I risultati sono stati ottimi”. Pensare solo al titolo può indurre a commettere errori: “invece bisognerebbe preoccuparsi dell’apprendimento. Con i corsi indirizzati a chi non aveva svolto bene le prove abbiamo cercato di dare anche un metodo formativo, che è la cosa essenziale. Noi infatti dobbiamo anche pensare alle ragioni degli abbandoni. Personalmente sono orgoglioso di guidare un ateneo dove l’abbandono è di un terzo inferiore a quello delle altre università, e questo non perché regaliamo gli esami, ma perché curiamo gli studenti in entrata”. Curare gli studenti in entrata significa anche dire a coloro che hanno riportato un risultato scarso alla prova iniziale: “non puoi affrontare l’università con questa preparazione. Che però non significa pronunciare una condanna- puntualizza il prof. Pasquino- I nostri non sono corsi di recupero ma corsi di formazione post-scuola media superiore. Inoltre, lasciamo che le singole Facoltà decidano come aiutare gli studenti in difficoltà. Certo è che non possiamo consentire ai ragazzi di stare in corso quando hanno vistose lacune. E’ come dire a uno zoppo di correre i 100 metri. Prima gli si dà almeno una stampella!”. 
(Sa. Pe.)
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