Nasce e si candida a rappresentare gli studenti ‘Change Biotec Association’

Farsi portavoce degli studenti di Biotecnologie per la Salute e Biotecnologie Mediche, conoscendo in prima persona le esigenze e le problematiche dei colleghi. Hanno le idee chiare i ragazzi della Change Biotec Association, la neonata associazione di rappresentanza studentesca interamente costituita da aspiranti biotecnologi di ogni età. Change come cambiamento. Change come suono che dalle parti di Via De Amicis non può non richiamare il CEINGE, leader nel settore delle biotecnologie avanzate. A battezzarla così, Francesco Marra, matricola e membro dell’associazione: “ho pensato fosse il nome più azzeccato perché intendiamo portare
un cambiamento nel nostro corso e volevamo collegarci a un simbolo noto del nostro settore, che sottolineasse il senso di appartenenza”. Al primo anno la novità non è passata inosservata: “per noi è un sollievo sapere che c’è un punto di riferimento. I miei colleghi hanno accolto con favore la notizia perché, anche se frequentiamo da poco l’università, abbiamo notato che c’è qualcosa che può essere migliorato”. Il cambiamento dovrebbe passare attraverso più punti, sui quali si sofferma Francesco Martino, studente del secondo anno. Innanzitutto, numero di appelli: “vanno aumentati dai cinque attuali a sette, aggiungendo una data a marzo e una a ottobre, senza rinunciare a quelle di maggio e novembre per i fuoricorso”. Aggiungere non basta: “le prove sono spesso troppo ravvicinate tra loro. Pur avendo due mesi a disposizione, gli esami in diverse occasioni sono stati concentrati in
una sola settimana. Serve una migliore distribuzione”. A completare il programma: visione dei compiti scritti prima dell’orale, perché “conoscere gli errori commessi permetterebbe di strutturare meglio lo studio per la prova successiva”, maggiore informazione sui tirocini, con l’istituzione di “una bacheca in cui ogni docente può segnalare
l’argomento di ricerca che tratta e il numero di studenti che accetta”. Su un altro aspetto da affrontare si sofferma Lorenza Cocca, studentessa del terzo anno: “dobbiamo intervenire per il sovraffollamento delle aule studio spesso occupate da ragazzi che non solo non sono di Biotecnologie, ma addirittura non sono iscritti alla Federico II”. Non mancherà la determinazione: “c’è spirito di rivalsa da parte nostra. Vogliamo farci sentire, perché spesso
le nostre richieste sono state ignorate. Tra noi del Change c’è molta coesione. Siamo un gruppo eterogeneo
formato da studenti di tutti gli anni, dal primo fino all’ultimo della Magistrale. L’idea di aggregazione era nell’aria. Già in passato abbiamo raccolto firme per varie questioni, adesso abbiamo raggiunto una concretezza maggiore. Serviva un’organizzazione che ci aiutasse a instaurare un dialogo con i docenti”. Lo conferma un suo collega, Vincenzo Manuguerra, primo anno fuori corso: “in passato, in maniera individuale, ho cercato di farmi portavoce dei problemi miei e dei miei colleghi. Adesso con l’associazione potrei avere un peso maggiore. Si colma un vuoto tra noi e i professori. I ragazzi sanno che quando c’è qualcosa che non va possono rivolgersi a qualcuno”. Obiettivi principali: “favorire un miglioramento della struttura e dell’organizzazione didattica. Puntiamo pure a un aumento del numero di ore in laboratorio, perché il nostro è un Corso di Laurea che prepara alla ricerca”. In attesa di evoluzioni, i biotecnologi ringraziano Andrea Uriel de Siena, rappresentante degli studenti a Medicina che li ha accompagnati lungo tutto il percorso burocratico che ha portato alla nascita dell’associazione: “l’intento del Change è migliorare la vita dello studente di Biotecnologie. I ragazzi si dovranno impegnare e sono convinto che lo
faranno”. Contando, a suo avviso, su degli alleati: “ho trovato un corpo docente desideroso di potersi confrontare con un’associazione studentesca”. Il Change parte da qui.
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