“Forse l’hanno chiamatoMonte di Dio perché per raggiungerlo serve un miracolo”. Mauro, iscritto al secondo anno di Management delle imprese internazionali, riassume con una battuta uno dei principali disagi vissuti dagli
studenti dell’Università Parthenope. Spostarsi da e verso la sede di via Generale Parisi è dura, così come è duro accettare che un parcheggio all’università c’è, ma tiene la sbarra abbassata di fronte agli studenti. Prosegue Mauro: “sono di Frattamaggiore. Per venire a seguire mi serve un’ora di mezzi pubblici. Qui c’è un parcheggio, ma non è per noi ragazzi”. Lasciare la macchina fuori è roba da ricchi. Lo spiega Lorenzo, matricola di Management delle imprese internazionali: “i parcheggi privati chiedono perfino 16 euro al giorno, che per cinque giorni a settimana fanno una cifra enorme. Qui ce n’è uno multipiano che spesso è per metà vuoto, ma è aperto solo ai professori”. Il problema si dimezza per i centauri. I motorini possono varcare la soglia di Palazzo Pacanowski, sfruttando le strisce bianche: “d’estate vengo col motorino, ma d’inverno sono costretto a muovermi con i mezzi pubblici da Giugliano. Insomma, arrivo a lezione già stanco”. Esprime lo stesso disagio Vincenzo, da due anni studente di Economia e Amministrazione delle aziende: “mi piacerebbe poter venire in macchina quando piove, ma mi hanno detto che il parcheggio è solo per docenti e personale. Metterla fuori è impensabile, sono strozzini”. Si uniscono al coro Giuliana, al terzo anno di Economia e Commercio – “vengo da un paesino. Per raggiungere l’università impiego tre ore” – e Alessandro, al secondo anno di Economia Aziendale – “senza motorino serve un mutuo per venire ai corsi. Non so perché le nostre auto non possano entrare nel parcheggio. Eppure di spazio ce n’è”. Ad acuire il problema sono gli orari dei corsi che molte volte vanno ben oltre il tardo pomeriggio. Non poco per
chi, come Giuseppe, matricola di Economia Aziendale, deve tornare ad Avellino in treno: “in molti casi sono costretto a non frequentare, perdendo lezioni importanti. Ricordo, ad esempio, che riuscivo a seguire il corso di Informatica soltanto quando si teneva alle 14, rinunciando agli altri incontri fissati dalle 17 alle 19”. Da rivedere, a suo avviso, pure “il sito del Dipartimento. È confusionario e non rende semplice la ricerca di informazioni”. Ha deciso di essere ancora più drastica Francesca, matricola di Management delle imprese internazionali che ha
totalmente rinunciato alla presenza in aula: “i corsi stanno da mattina a sera. Viste le difficoltà per raggiungere
la sede, ho deciso di non frequentare e di studiare a casa, venendo qui in macchina soltanto per sostenere gli esami. Per fortuna con i gruppi social i non frequentanti sono comunque coinvolti nella vita universitaria”. Ad allontanarla dai banchi anche “i professori che fanno discorsi che intimoriscono e abbattono. Ci dicono che non tutti riusciranno a resistere e a farcela. Forse servirebbe più incoraggiamento, soprattutto per chi, come me, è al primo anno”. Si sofferma ancora sugli orari dei corsi Francesco, matricola di Economia Aziendale: “ci costringono a stare qui per cinque giorni a settimana, sebbene il giovedì e il venerdì ci sia solo un’ora di lezione. Potrebbero distribuire meglio gli orari, riducendo i giorni di frequenza in aula”. La sua collega, Assunta, aggiunge: “ci vorrebbero più appelli d’esame. Le date sono quasi sempre molto ravvicinate tra loro. È difficile organizzare lo studio perché
i programmi sono molto corposi”. Parla di strutture, invece, Marco, al primo anno di Management delle
imprese internazionali: “in diverse occasioni gli ambienti si sono dimostrati piccoli per accogliere tanti studenti. Spesso ho seguito stando seduto a terra. L’università potrebbe migliorare in questo. Per il resto mi trovo benissimo”. Esce fuori dal coro e usa soltanto parole al miele Nicola, al terzo anno di Economia Aziendale: “qui va tutto benissimo. C’è un magnifico sistema di tutoraggio che supporta bene noi studenti. Ricordo che per l’esame di Diritto Privato mi fu data la possibilità di essere seguito due volte a settimana da un assistente, quasi come se fosse stata una lezione privata”. Miracoli da Monte di Dio.
studenti dell’Università Parthenope. Spostarsi da e verso la sede di via Generale Parisi è dura, così come è duro accettare che un parcheggio all’università c’è, ma tiene la sbarra abbassata di fronte agli studenti. Prosegue Mauro: “sono di Frattamaggiore. Per venire a seguire mi serve un’ora di mezzi pubblici. Qui c’è un parcheggio, ma non è per noi ragazzi”. Lasciare la macchina fuori è roba da ricchi. Lo spiega Lorenzo, matricola di Management delle imprese internazionali: “i parcheggi privati chiedono perfino 16 euro al giorno, che per cinque giorni a settimana fanno una cifra enorme. Qui ce n’è uno multipiano che spesso è per metà vuoto, ma è aperto solo ai professori”. Il problema si dimezza per i centauri. I motorini possono varcare la soglia di Palazzo Pacanowski, sfruttando le strisce bianche: “d’estate vengo col motorino, ma d’inverno sono costretto a muovermi con i mezzi pubblici da Giugliano. Insomma, arrivo a lezione già stanco”. Esprime lo stesso disagio Vincenzo, da due anni studente di Economia e Amministrazione delle aziende: “mi piacerebbe poter venire in macchina quando piove, ma mi hanno detto che il parcheggio è solo per docenti e personale. Metterla fuori è impensabile, sono strozzini”. Si uniscono al coro Giuliana, al terzo anno di Economia e Commercio – “vengo da un paesino. Per raggiungere l’università impiego tre ore” – e Alessandro, al secondo anno di Economia Aziendale – “senza motorino serve un mutuo per venire ai corsi. Non so perché le nostre auto non possano entrare nel parcheggio. Eppure di spazio ce n’è”. Ad acuire il problema sono gli orari dei corsi che molte volte vanno ben oltre il tardo pomeriggio. Non poco per
chi, come Giuseppe, matricola di Economia Aziendale, deve tornare ad Avellino in treno: “in molti casi sono costretto a non frequentare, perdendo lezioni importanti. Ricordo, ad esempio, che riuscivo a seguire il corso di Informatica soltanto quando si teneva alle 14, rinunciando agli altri incontri fissati dalle 17 alle 19”. Da rivedere, a suo avviso, pure “il sito del Dipartimento. È confusionario e non rende semplice la ricerca di informazioni”. Ha deciso di essere ancora più drastica Francesca, matricola di Management delle imprese internazionali che ha
totalmente rinunciato alla presenza in aula: “i corsi stanno da mattina a sera. Viste le difficoltà per raggiungere
la sede, ho deciso di non frequentare e di studiare a casa, venendo qui in macchina soltanto per sostenere gli esami. Per fortuna con i gruppi social i non frequentanti sono comunque coinvolti nella vita universitaria”. Ad allontanarla dai banchi anche “i professori che fanno discorsi che intimoriscono e abbattono. Ci dicono che non tutti riusciranno a resistere e a farcela. Forse servirebbe più incoraggiamento, soprattutto per chi, come me, è al primo anno”. Si sofferma ancora sugli orari dei corsi Francesco, matricola di Economia Aziendale: “ci costringono a stare qui per cinque giorni a settimana, sebbene il giovedì e il venerdì ci sia solo un’ora di lezione. Potrebbero distribuire meglio gli orari, riducendo i giorni di frequenza in aula”. La sua collega, Assunta, aggiunge: “ci vorrebbero più appelli d’esame. Le date sono quasi sempre molto ravvicinate tra loro. È difficile organizzare lo studio perché
i programmi sono molto corposi”. Parla di strutture, invece, Marco, al primo anno di Management delle
imprese internazionali: “in diverse occasioni gli ambienti si sono dimostrati piccoli per accogliere tanti studenti. Spesso ho seguito stando seduto a terra. L’università potrebbe migliorare in questo. Per il resto mi trovo benissimo”. Esce fuori dal coro e usa soltanto parole al miele Nicola, al terzo anno di Economia Aziendale: “qui va tutto benissimo. C’è un magnifico sistema di tutoraggio che supporta bene noi studenti. Ricordo che per l’esame di Diritto Privato mi fu data la possibilità di essere seguito due volte a settimana da un assistente, quasi come se fosse stata una lezione privata”. Miracoli da Monte di Dio.