Il prof. Vincenzo Pavone è il terzo candidato alla carica di Rettore del Federico II, scioglie lunedì 7 giugno le riserve e presenta all’Ateneo la sua decisione, spinto anche da “numerosi colleghi di tante aree – dice – che mi hanno manifestato esigenze di rinnovamento che non sembrano trovare compiuta ed esplicita espressione nel riassunto dei programmi inviati dai colleghi Marrelli e Masi”. Il prof. Pavone, 58 anni, docente di Chimica presso la Facoltà di Scienze, ci tiene a precisare che la sua “non è una candidatura di Facoltà, ma una candidatura libera”. Il programma presentato dal docente si basa su dieci punti chiave che vanno dalla valutazione della produttività e del merito – “la produttività dovrà essere valutata in tutti gli aspetti che formano il nostro bagaglio operativo: ricerca, didattica e servizi, coinvolgendo, nel processo di valutazione, anche elementi esterni all’Università” – all’incentivazione e alla valorizzazione delle diverse professionalità – “dobbiamo riappropriarci della centralità della ricerca universitaria, la nostra Università è ricca di eccellenze che vanno valorizzate”. Ma le questioni più calde riguardano soprattutto il ricambio generazionale, la trasparenza e i rapporti con i territorio. “Quando si parla di ricambio generazionale, – spiega – non possiamo pensare solo ad un necessario turnover, piuttosto ad un momento di responsabilizzazione e coinvolgimento di energie e idee nuove da immettere nel processo decisionale e gestionale. Punterò molto su questo aspetto, e la mia sarà una squadra di giovani, dai 40 ai 50 anni”. Relativamente alla trasparenza, invece, “tutti gli atti del Rettore e degli organi dell’Ateneo dovranno essere condivisi e resi noti al personale docente e non docente” anche perché “ritengo che molto malcontento derivi semplicemente dalla non conoscenza delle decisioni di vertice assunte”. Per concludere, i rapporti con il territorio: “è necessario consolidare gli scambi culturali tra giovani e ricercatori esperti, garantendo reciprocità di azioni”. Sulla riorganizzazione dell’Università, Pavone ha idee molto chiare: “I Dipartimenti dovranno diventare centri decisionali, progettati culturalmente, e avranno funzioni di didattica, ricerca scientifica e attività professionali. Sarà necessario, poi, costituire un organismo superiore con funzioni di coordinamento e razionalizzazione delle attività didattiche, composto dai Direttori dei Dipartimenti e da una rappresentanza elettiva di studenti che svolga almeno in parte quell’azione di coordinamento che era delle Facoltà”. Il tutto tenendo conto delle ristrettezze di bilancio dell’Ateneo. “Ci aspettano giorni di grandi sacrifici per semplicemente svolgere bene il nostro lavoro e garantire i servizi. Ridurre le spese con tagli indiscriminati è cosa semplice ma non penso sia la strada giusta da perseguire. Tuttavia le linee guida non possono prescindere da affermazioni di carattere generale: rigore assoluto, manovre di bilanci, controllo dei flussi di cassa, programmazione pluriennale e trasparenza”.