È in corso una raccolta di firme per una petizione promossa dagli studenti che chiedono l’introduzione di un secondo appello a sessione per sostenere l’esame scritto di Lingua. Più di tremila firme nel mese di marzo testimoniano una grande partecipazione e attaccamento alla questione: “un appello in più cambia la vita universitaria, perché può dare la possibilità di una gestione qualitativamente migliore degli esami” è un inno ricorrente per molti.
A condurre la battaglia, in prima linea si schiera l’associazione studentesca Link Orientale che ha già sottoposto la proposta del ‘doppio appello’ agli organi d’Ateneo competenti: “l’iniziativa è partita da noi, che non abbiamo potuto fare a meno di notare una sorta di malcontento generale. La partecipazione degli studenti è poi stata impressionante. Da sottolineare come la raccolta di 3500 firme in circa una settimana non sia una cosa semplice. Gli studenti già da molto chiedono un secondo appello: il problema c’è, esiste ed è un ostacolo per tutti”, afferma Umar Bance, rappresentante degli studenti al Polo Didattico, con il quale si è già svolto un incontro. “L’incontro con il Presidente del Polo si è concluso con l’inserimento della questione agli ordini del giorno della prossima riunione del Consiglio del Polo – probabilmente a fine aprile – che lavorerà per verificare quanto, dal punto di vista logistico, la nostra richiesta sia fattibile. L’università è finora stata contraria all’inserimento di un secondo appello per motivi logistici e quindi non legati agli studenti, ma a problemi dell’Università stessa e per il carico di correzione dei compiti che sarebbe eccessivo a detta dei professori”, continua Umar.
A condurre la battaglia, in prima linea si schiera l’associazione studentesca Link Orientale che ha già sottoposto la proposta del ‘doppio appello’ agli organi d’Ateneo competenti: “l’iniziativa è partita da noi, che non abbiamo potuto fare a meno di notare una sorta di malcontento generale. La partecipazione degli studenti è poi stata impressionante. Da sottolineare come la raccolta di 3500 firme in circa una settimana non sia una cosa semplice. Gli studenti già da molto chiedono un secondo appello: il problema c’è, esiste ed è un ostacolo per tutti”, afferma Umar Bance, rappresentante degli studenti al Polo Didattico, con il quale si è già svolto un incontro. “L’incontro con il Presidente del Polo si è concluso con l’inserimento della questione agli ordini del giorno della prossima riunione del Consiglio del Polo – probabilmente a fine aprile – che lavorerà per verificare quanto, dal punto di vista logistico, la nostra richiesta sia fattibile. L’università è finora stata contraria all’inserimento di un secondo appello per motivi logistici e quindi non legati agli studenti, ma a problemi dell’Università stessa e per il carico di correzione dei compiti che sarebbe eccessivo a detta dei professori”, continua Umar.
Le motivazioni
“Ogni studente dovrebbe avere il diritto di scegliere liberamente come e quando sostenere un esame a secondo del suo livello di preparazione senza che gli appelli validi diventino un impedimento. Innanzitutto, avere una sola chance per sostenere lo scritto ci costringe a prepararci per un solo esame in occasione della data disponibile e blocca l’intera gestione degli altri. Ad esempio, studio mesi per dare a giugno l’esame di Giapponese. Se non lo passo, non posso certo andare il giorno dopo a sostenere un esame di Civiltà dell’Estremo Oriente, perché ho bruciato la mia cartuccia in un fallimento. Invece, un doppio appello per sessione risolverebbe questa difficoltà”, dice Mariangela De Girolamo, iscritta a Lingue e Letterature europee e americane. “Il secondo appello di Lingua è un diritto inviolabile. Non è che un esame scritto non si superi solo perché non si è studiato abbastanza. Entrano in gioco tanti fattori: l’ansia, il tempo a disposizione, una prova diversa da quello che ci si aspettava, errori di distrazione che non si è avuto il tempo di rivedere… sarà che, in molti casi, entriamo veramente nell’idea del test quando lo abbiamo davanti: si svolgono poche simulazioni e spesso di un livello più semplice. Avere un doppio appello ci dà l’opportunità di recuperare il recuperabile. Probabilmente, il Polo potrebbe obiettare che molti studenti si trovino bene con una sola data ma qui non si parla di recuperare lo studio di un anno o di un semestre in un mese, piuttosto di farsi un’idea complessiva di come sia strutturato l’esame, anche per aspirare a un voto migliore”, sostiene Francesco Abate di Lingue, Letterature e Culture dell’Europa e delle Americhe. “Sono al primo anno di Lingue e Culture orientali e africane e so che le lingue asiatiche vanno studiate giorno per giorno assimilando i caratteri e leggendo il più possibile. Una seconda possibilità di appello scritto sarebbe il minimo per consentire a chi ha difficoltà di non ritardare i tempi e soprattutto di non demoralizzarsi nello studio. Tra l’altro, a volte non ci si accontenta di un 22 o un 23, perché non avrebbe senso uscire da esami così importanti con un voto basso, e diventa ancora più difficile focalizzarsi alla perfezione sulle lingue se ci sono pochi appelli usufruibili”, fa presente Giovanni Di Perna. “Tentare in una sola occasione un esame che ha un livello di difficoltà non indifferente è davvero complicato, soprattutto per lingue che non abbiamo studiato prima d’ora: in un solo tentativo, è molto probabile fallire. Un altro appello ci darebbe l’opportunità di stare al passo con gli esami sin da subito”, replica il collega Antonello Lauria. “Nel mio Corso di Laurea, l’esame di Lingua è da 12 crediti, per cui si divide nella prova scritta e orale del lettore, l’esame di Lingua vero e proprio con il docente e quello di Letteratura. Considerando che sono due le lingue da scegliere, parliamo di 6 esami in tutto solo di Lingua. In più, c’è da dire che questi sono esami a effetto domino: se non si supera il primo, gli altri due sono bloccati. Il problema fondamentale è che la data per la lingua sia unica a sessione, e chi sfortunatamente non supera l’esame, deve sacrificarsi per altri mesi di nuovo sulla stessa materia col rischio che alla sessione successiva possa ricommettere lo stesso errore e non passare l’esame per poco. Aggiungere un’altra data alle varie sessioni darebbe agli studenti l’occasione di riguardare velocemente gli errori commessi, ma soprattutto ci permetterebbe di non accumulare esami dispendiosi”, spiega Benedetta Panzone, al terzo anno di Lingue, Lettere e Culture comparate. “Purtroppo, l’Università non ci mette nella condizione di terminare nel più breve tempo possibile il nostro percorso, perché in fin dei conti sono gli esami di Lingua che ci bloccano. Avere più possibilità e soprattutto tempo per gestirli sarebbe molto più conveniente. Certo, sarebbe un problema per chi deve organizzare le aule e anche dal punto di vista economico, perché è un dato di fatto che l’Università sia restia a spendere soldi per gli iscritti. Ciononostante, dato lo scarso servizio riguardante i corsi con la disponibilità di aule troppo piccole rispetto al numero di frequentanti e orari assurdi, credo che almeno un minimo di accorgimenti a nostro favore l’Università debba riservarlo dal momento che paghiamo le tasse”, reclama la collega Cristina Coscia.
Il rischio di diventare fuoricorso
“Avere un appello a sessione è un ostacolo che comporta, a causa dello slittamento di sessione in sessione, il fuoricorso e di conseguenza un maggior carico di tasse per ogni studente. Si può andare fuoricorso per esigenze personali, ma non per politiche sbagliate adottate dall’Università. Un’unica occasione a sessione non solo non permette agli studenti di dare i due esami, in media, di Lingua, ma fa sì che, anche per un motivo estemporaneo, magari di salute, si salti la sessione rendendo così i due appelli orali disponibili inutili”, aggiunge Umar.
“Abbiamo praticamente tre appelli per ogni materia di cui alcune, a mio parere, non particolarmente indispensabili e solo uno per la lingua? Conosco ragazzi che al terzo anno devono ancora fare Inglese I trovandosi in palese fuoricorso!”, sottolinea Francesca Maiolino, iscritta al terzo anno di Mediazione linguistica e culturale. “La maggior parte dei corsi di Lingua si concludono a fine maggio e alcune date degli scritti sono nella prima settimana di giugno. Non abbiamo tempo a sufficienza per organizzarci mentalmente né tempo per studiare e recuperare l’onere di lavoro del primo semestre, considerando che molti corsi di lingua hanno durata annuale e che abbiamo corsi tutti i giorni, molti dei quali fino alle 18.30. Tutto ciò crea un enorme disagio e, a causa di un limite, se vogliamo, di sbarramento previsto dal regolamento didattico, corriamo il rischio con un numero esiguo di appelli di mettere a repentaglio la nostra carriera universitaria e diventare fuoricorso: i tempi si allungano, ci sono più tasse da pagare in un’Università che non tutela né le condizioni materiali né quelle di vita dello studente”, prosegue Francesco.
Intanto, la raccolta delle firme prosegue al quarto piano di Palazzo Giusso nell’aula 4.8, sede del Consiglio degli Studenti , e anche “in itinere, poiché siamo in giro per le varie sedi dell’Ateneo. Inoltre, stiamo affiancando alla raccolta firme tante altre iniziative di supporto, come la pubblicazione di vignette satiriche sulla nostra pagina facebook”, conclude Umar.
Sabrina Sabatino
“Abbiamo praticamente tre appelli per ogni materia di cui alcune, a mio parere, non particolarmente indispensabili e solo uno per la lingua? Conosco ragazzi che al terzo anno devono ancora fare Inglese I trovandosi in palese fuoricorso!”, sottolinea Francesca Maiolino, iscritta al terzo anno di Mediazione linguistica e culturale. “La maggior parte dei corsi di Lingua si concludono a fine maggio e alcune date degli scritti sono nella prima settimana di giugno. Non abbiamo tempo a sufficienza per organizzarci mentalmente né tempo per studiare e recuperare l’onere di lavoro del primo semestre, considerando che molti corsi di lingua hanno durata annuale e che abbiamo corsi tutti i giorni, molti dei quali fino alle 18.30. Tutto ciò crea un enorme disagio e, a causa di un limite, se vogliamo, di sbarramento previsto dal regolamento didattico, corriamo il rischio con un numero esiguo di appelli di mettere a repentaglio la nostra carriera universitaria e diventare fuoricorso: i tempi si allungano, ci sono più tasse da pagare in un’Università che non tutela né le condizioni materiali né quelle di vita dello studente”, prosegue Francesco.
Intanto, la raccolta delle firme prosegue al quarto piano di Palazzo Giusso nell’aula 4.8, sede del Consiglio degli Studenti , e anche “in itinere, poiché siamo in giro per le varie sedi dell’Ateneo. Inoltre, stiamo affiancando alla raccolta firme tante altre iniziative di supporto, come la pubblicazione di vignette satiriche sulla nostra pagina facebook”, conclude Umar.
Sabrina Sabatino