Le caratteristiche che deve avere il futuro Preside? “Una figura di ottima rilevanza scientifica, tuttora impegnato nella ricerca, che abbia un po’ di anni da poter destinare agli impegni istituzionali, con una progettualità ampiamente condivisa”. Dunque un ricambio generazionale. Occorre evitare la conflittualità “clinici – biologi, anzi andare uniti, – come del resto siamo – innanzitutto alle elezioni del rettore”. Una forte attenzione al territorio. Fra le priorità “la soluzione dei problemi legati alla quotidianità, ma anche ad un’assistenza di eccellenza”. Ancora: “lo sviluppo su Avellino e Salerno, dove Medicina della Sun dovrà istituzionalmente dare un contributo, ma evitando sovrapposizioni e facoltà fotocopia”. Infine: “competitività e valutazione”: “gli accademici debbono ormai convincersi che è finito da tempo il monopolio della Facoltà di Medicina con annesso Policlinico. Oggi siamo in un regime di competitività, con ospedali e asl, dove potremo vincere se saremo capaci di differenziarci per quel di più, quel valore aggiunto dato dall’alta didattica, dalla ricerca scientifica prodotto dai nostri dipartimenti e centri di ricerca, da un’assistenza di alta qualità finalizzata ad una ricerca ed una didattica di alta qualità”.
A parlare è il prof. Riccardo Pierantoni, fra i 9 candidati alla Presidenza di Medicina SUN, 54 anni compiuti il 24 novembre, professore ordinario di Biologia Applicata, segretario del Consiglio di Facoltà dal 1989 al ’91, sotto la presidenza del prof. Domenico Mancino, Direttore del Dipartimento di Fisiologia “Bottazzi” dal 1992 al 2000 e dal 2001 al 2004 del Dipartimento di Medicina Sperimentale: “una mia creatura, – grazie anche al supporto del Preside Rossi – che quando ho lasciato l’incarico poteva vantare 4 miliardi di vecchie lire di utili: fra attività di ricerca, attività per i centri di competenza e conto terzi. Il più produttivo dell’ateneo, insieme al Dipartimento di Scienze Ambientali”. Insomma manager ed accademico insieme, con ricerche internazionali nell’endocrinologia, attualmente è coordinatore del Corso di Laurea Specialistica in Biotecnologie Mediche.
A parlare è il prof. Riccardo Pierantoni, fra i 9 candidati alla Presidenza di Medicina SUN, 54 anni compiuti il 24 novembre, professore ordinario di Biologia Applicata, segretario del Consiglio di Facoltà dal 1989 al ’91, sotto la presidenza del prof. Domenico Mancino, Direttore del Dipartimento di Fisiologia “Bottazzi” dal 1992 al 2000 e dal 2001 al 2004 del Dipartimento di Medicina Sperimentale: “una mia creatura, – grazie anche al supporto del Preside Rossi – che quando ho lasciato l’incarico poteva vantare 4 miliardi di vecchie lire di utili: fra attività di ricerca, attività per i centri di competenza e conto terzi. Il più produttivo dell’ateneo, insieme al Dipartimento di Scienze Ambientali”. Insomma manager ed accademico insieme, con ricerche internazionali nell’endocrinologia, attualmente è coordinatore del Corso di Laurea Specialistica in Biotecnologie Mediche.
“Dare un futuro a chi
nel futuro dovrà vivere”
nel futuro dovrà vivere”
Ma riprendiamo dall’inizio, dal ricambio generazionale. E qui si evidenzia il politico accademico navigato, cauto. “Innanzitutto mi faccia dire di essere contrario ad una campagna elettorale per la Presidenza così anticipata. Sia perché potrebbe dare l’impressione di una facoltà frazionata, divisa su più candidati, cosa che non è nella realtà. Ma soprattutto per muoverci tutti insieme, in uno sforzo comune, verso l’elezione unitaria del rettore”. “Ed anche la presenza, per ora, di più candidati a Preside, significa proprio lo sforzo che, tutti insieme, vogliamo dare, di sostegno al futuro rettore, come di volontà di risollevare le sorti della Facoltà andando alla soluzione di problematiche che il Rettore Grella e il Preside Rossi da tempo non mancano di evidenziare”. Lei rappresenta, fra i tanti candidati, il candidato fra virgolette giovane? “Ecco – risponde – fra i motivi della mia candidatura, c’è proprio l’urgenza di dare un futuro a chi nel futuro dovrà vivere all’interno di Medicina della Sun”. Dunque uno svecchiamento ed un ricambio, anche nelle candidature di governo della Facoltà? “A Medicina abbiamo numerosi stimati accademici, alcuni anche molto rappresentativi……” ma ormai prossimi alla pensione. “Sarebbe auspicabile, nell’interesse della Facoltà, una scelta di lungimiranza, un passo indietro della vecchia guardia, un passo indietro per il bene dell’istituzione. Dando spazio a chi fra 10 anni sarà ancora in prima linea”. Cioè al professor Pierantoni ed ai 40-50enni della facoltà. “Senza toni da crociata – afferma -, né contrapposizioni artificiose: i clinici contro i biologi, o similari”. Anche perché: “andiamo verso un nuovo assetto istituzionale, più trasparente e che chiarirà chi fa che cosa”, ovvero “viviamo un momento importante di trasformazione dell’ateneo e dell’Università, con cambiamenti nel profilo istituzionale, con l’avvio – finalmente, lascia intendere – dei Dipartimenti, un nuovo rapporto fra Facoltà e i numerosi Corsi di Laurea, con un Preside più coordinatore che centro decisionale, dove sarà sempre più premiato il merito e la cultura della valutazione, metodi già avviati dal Preside Rossi. E che dovranno sempre più essere applicati anche all’assistenza che dovrà avere anch’essa parametri di alta qualità”.
Geopolitica. E nel nuovo assetto della Facoltà vede anche una nuova geografia di Medicina Sun, “con sedi anche ad Avellino e Salerno. Di cui dovremo cogliere sviluppo, prospettive ed opportunità. Che potrebbero essere rosee, se al territorio sapremo dare ma anche prendere risorse”. Un territorio sul quale ci si dovrà muovere da “protagonisti, affermando e pubblicizzando le nostre eccellenze, dando dignità alle nostre strutture, ma anche qualificando la nostra didattica, i servizi di eccellenza, intervenendo nel discorso incubatori e parchi scientifici, come nelle biotecnologie, dialogando con i settori imprenditoriali, partecipando insomma a tutte le opportunità di sviluppo. Perché ormai i fondi statali sono sempre meno e dunque le risorse dovremo anche andarcele a cercare; senza snaturare, ma anzi valorizzando, le nostre competenze. Partecipando, come è nella missione dell’Università, allo sviluppo del territorio”. Un’idea chiara: “dobbiamo, purtroppo, smetterla di pensare che siamo accademici e tutto ci è dovuto. Non è più così. Non abbiamo più il monopolio del sapere medico e della formazione”.
I politici. Solo così si potrà andare dagli esponenti politici e gestori degli enti locali, con maggiore forza: “non dovremo andare a dire: noi vogliamo. Ma noi siamo e dunque chiediamo in base a ciò che forniamo e quotidianamente realizziamo”.
I clinici. “Hanno ragione nel chiedere maggiore dignità delle strutture e l’eccellenza che quest’area merita. Questo sarà anche il compito dei Dipartimenti e dell’Azienda Policlinico”. Insomma: i clinici hanno ragione ad alzare la voce? “Occorre garantire a tutti un futuro”.
Nuovo Policlinico. Conta sull’ipotesi di un secondo Policlinico a Napoli, oltre quello di Caserta. “Noi abbiamo la forza delle nostre competenze e della nostra ricerca. La forza della nostra identità, che è di tipo culturale, oltre al saper fare. Ma compito di individuarne luogo e dimensioni è dei politici. Certo, ho difficoltà a vedere un futuro a Piazza Miraglia o nel centro storico”.
Il partito dei Presidi. “Ho fatto parte del Senato Accademico Integrato della Sun, dal 1994 al 1996. Sono stato dunque fra i costituenti. E mi battei contro la linea del preside Oreste Greco, di Ingegneria, che incentrava l’idea di ateneo sulle facoltà, in netta opposizione alla riforma della 382 che istituiva i Dipartimenti. Il Partito dei Presidi temeva di perdere potere. Prevalse la loro linea, perdemmo noi giovani direttori di Dipartimento”.
Conclusioni. Nella competizione per la Presidenza chi degli 8-9 candidati (finora) vincerà? “Faccio gli auguri all’intera facoltà, perché venga fuori un bel futuro per tutti. Questa è la cosa più importante”.
Paolo Iannotti
Geopolitica. E nel nuovo assetto della Facoltà vede anche una nuova geografia di Medicina Sun, “con sedi anche ad Avellino e Salerno. Di cui dovremo cogliere sviluppo, prospettive ed opportunità. Che potrebbero essere rosee, se al territorio sapremo dare ma anche prendere risorse”. Un territorio sul quale ci si dovrà muovere da “protagonisti, affermando e pubblicizzando le nostre eccellenze, dando dignità alle nostre strutture, ma anche qualificando la nostra didattica, i servizi di eccellenza, intervenendo nel discorso incubatori e parchi scientifici, come nelle biotecnologie, dialogando con i settori imprenditoriali, partecipando insomma a tutte le opportunità di sviluppo. Perché ormai i fondi statali sono sempre meno e dunque le risorse dovremo anche andarcele a cercare; senza snaturare, ma anzi valorizzando, le nostre competenze. Partecipando, come è nella missione dell’Università, allo sviluppo del territorio”. Un’idea chiara: “dobbiamo, purtroppo, smetterla di pensare che siamo accademici e tutto ci è dovuto. Non è più così. Non abbiamo più il monopolio del sapere medico e della formazione”.
I politici. Solo così si potrà andare dagli esponenti politici e gestori degli enti locali, con maggiore forza: “non dovremo andare a dire: noi vogliamo. Ma noi siamo e dunque chiediamo in base a ciò che forniamo e quotidianamente realizziamo”.
I clinici. “Hanno ragione nel chiedere maggiore dignità delle strutture e l’eccellenza che quest’area merita. Questo sarà anche il compito dei Dipartimenti e dell’Azienda Policlinico”. Insomma: i clinici hanno ragione ad alzare la voce? “Occorre garantire a tutti un futuro”.
Nuovo Policlinico. Conta sull’ipotesi di un secondo Policlinico a Napoli, oltre quello di Caserta. “Noi abbiamo la forza delle nostre competenze e della nostra ricerca. La forza della nostra identità, che è di tipo culturale, oltre al saper fare. Ma compito di individuarne luogo e dimensioni è dei politici. Certo, ho difficoltà a vedere un futuro a Piazza Miraglia o nel centro storico”.
Il partito dei Presidi. “Ho fatto parte del Senato Accademico Integrato della Sun, dal 1994 al 1996. Sono stato dunque fra i costituenti. E mi battei contro la linea del preside Oreste Greco, di Ingegneria, che incentrava l’idea di ateneo sulle facoltà, in netta opposizione alla riforma della 382 che istituiva i Dipartimenti. Il Partito dei Presidi temeva di perdere potere. Prevalse la loro linea, perdemmo noi giovani direttori di Dipartimento”.
Conclusioni. Nella competizione per la Presidenza chi degli 8-9 candidati (finora) vincerà? “Faccio gli auguri all’intera facoltà, perché venga fuori un bel futuro per tutti. Questa è la cosa più importante”.
Paolo Iannotti