Psicologia: disturbi alimentari, le attività dell’Osservatorio

Anoressia, bulimia e obesità psicogena. Sono gli oggetti di studio e ricerca dell’Osservatorio sui disturbi alimentari (Oda) condotto e diretto dal prof. Paolo
Cotrufo all’interno del Dipartimento di Psicologia. Tra i servizi clinici offerti dall’Ateneo – dove troviamo i Laboratori di ricerca in Psicoterapia, il Saps, ossia il servizio di aiuto psicologico agli studenti, in Psicofisiologia clinica e Neuropsicologia della Memoria e dell’Età Evolutiva, l’Osservatorio rappresenta un polo scientifico e clinico che, collegato in maniera diretta al Centro Regionale di Psichiatria diretto dal prof. Mario Maj, mette a disposizione di tutti, anche di chi non fa parte del mondo universitario, competenze specifiche e mirate nel campo dei disturbi alimentari per aiutare i pazienti e le loro famiglie a riconoscere il disagio attraverso una diagnosi psicologica, nutrizionale e medica corretta, proponendo poi percorsi terapeutici personalizzati a seconda del singolo
caso e fornendo anche un supporto psicologico ed emotivo per i familiari. L’Oda, in questa ottica, rappresenta il primo passo verso la presa di coscienza della presenza della malattia, un momento assai delicato ma davvero necessario per intraprendere un cammino consapevole verso la guarigione. “Sono
ormai 15 anni che l’Oda conduce ricerche da un punto di vista epidemiologico e pratica consulenze ed ascolto – spiega il prof. Cotrufo che
attualmente opera con una ricercatrice e una dottoranda e, periodicamente, con laureandi dei Corsi Magistrali che scelgono l’Oda per realizzare tesi sperimentali – quindi da un lato conduciamo studi sulla diffusione dei disturbi alimentari sul territorio, dall’altro offriamo un servizio clinico di elevata competenza ad un prezzo socialmente sostenibile”. Le due anime dell’Osservatorio convergono poi in una terza strada che si traduce in interventi di prevenzione tra le nuove generazioni e che si svolgono in particolar modo in contesti scolastici, dove si cerca di rilevare, tra gli altri, quelle relazioni genitoriali che possono essere a rischio e dunque contribuire a sviluppare nel giovane un disturbo di carattere alimentare. “Al di là delle patologie gravi e conclamate che oggi si riscontrano nel 2-3% della popolazione – sottolinea il prof. Cotrufo a proposito dei dati rilevati sul territorio – e che non sono più in crescita come avvenuto dagli anni Settanta ai Novanta ma si sono decisamente stabilizzati, esistono oggi delle condizioni sintomatologicamente meno gravi ma che destano preoccupazione per la loro crescita. Si tratta di soggetti che potrebbero anche non sviluppare mai la patologia e che non sono necessariamente a rischio da questo punto di vista ma rappresentano comunque una condizione di attualità e criticità”. Una ragazza su quattro, ad esempio, oggi sviluppa un’attenzione maniacale verso il proprio corpo che non porta per forza a fenomeni bulimici o all’amenorrea, il primo segnale di uno stato conclamato di anoressia, ma che conduce ad altre riflessioni sull’esistenza di una categoria di ragazzi che potremmo definire ‘borderline’, rappresentante la percentuale maggiore nello studio dei disagi e dei disturbi di natura alimentare. Alla soglia del 2020, i dati scientifici sul nostro territorio raccontano di disturbi patologici stabili al 2-3%, e non più in crescita come avveniva venti anni fa, di cui da qualche anno a questa parte nella società dell’immagine si fa un gran parlare a differenza degli anni in cui c’è stata l’impennata dei casi di bulimia e anoressia tra i giovani. L’Osservatorio, come già accennato, si propone ad Enti e Istituzioni per il coordinamento e la realizzazione di indagini epidemiologiche, interventi di prevenzione primaria e secondaria e sui comportamenti a rischio e autolesivi: “facciamo di continuo telefonate ai dirigenti scolastici delle medie e superiori per concordare
incontri di sensibilizzazione ed attivare sportelli di ascolto tra gli alunni, che poi si concretizzano – continua il prof. Cotrufo – ma, nonostante ci sia da cinque anni un protocollo di intesa con il Provveditorato agli Studi di Caserta, non siamo mai stati contattati dagli istituti scolastici. La comunicazione nelle scuole è avvenuta ma non ne hanno approfittato, almeno fino ad ora”. Le collaborazioni non si esauriscono qui. Alla luce del recente rapporto pubblicato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità sull’andamento dell’obesità tra gli adolescenti europei, secondo cui un adolescente su tre è ancora in sovrappeso o è addirittura obeso, con i tassi più alti nei paesi dell’Europa meridionale e del Mediterraneo, nonostante gli sforzi continui applicati per affrontare la problematica attraverso la promozione di stili di vita sani, è in cantiere per l’Oda una cooperazione accademica con il Dipartimento di Architettura e Disegno Industriale di Aversa per la messa a punto di un brevetto internazionale per controllare e contrastare l’obesità.
Claudia Monaco
- Advertisement -




Articoli Correlati