Psicologia sociale avanza con prove intercorso

Socievole, disponibile, attenta alle esigenze degli studenti, la professoressa Giovanna Petrillo, docente di Psicologia Sociale per le matricole A-L, ci ha raccontato come ha organizzato il suo corso, dando dei consigli agli studenti che  si preparano ad affrontare il suo esame. “Ho strutturato il mio corso, che va da novembre a maggio ed è perciò annuale, in tre moduli che si riferiscono ai tre testi d’esame che ho adottato” ha asserito la docente, dichiarando la sua preferenza per i corsi semestrali. “Sono sempre stata favorevole alla compattazione dei corsi. Alternando gli esami al ciclo di lezioni, garantendo lo stesso numero di ore di un corso annuale in un intervallo minore di tempo, credo si faciliti la frequenza. Durante il corso annuale lo studente può facilmente perdersi e questo crea problemi alla didattica” ha spiegato la Petrillo. Pochi sono gli studenti che seguono l’intero corso. “Il mese di novembre è un momento di approccio per gli studenti del primo anno alla vita universitaria, che li aiuta a capire come funziona l’Università”. Le matricole familiarizzano con la Psicologia sociale: “non avendo studiato la Psicologia generale, imparano nella prima parte del corso che la Psicologia sociale è una delle Psicologie possibili”. Non solo, apprendono la storia della psicologia: “contestualizzano in senso storico il discorso sulle teorie”. Le lezioni del primo modulo terminano a gennaio. La seconda parte del corso è la più complessa: “riguarda le teorie ed i metodi della psicologia sociale. Mentre la terza parte riguarda l’applicazione dei concetti appresi nel secondo modulo al campo della salute e della malattia”. Tema interessante che aiuta a capire come per esempio le persone si relazionano ai malati mentali, oppure come le persone interpretano i sintomi di malattie quali l’AIDS. “Alla fine di ciascun modulo sottopongo i frequentanti ad una prova intercorso. È un questionario di trenta domande con risposte guidate. Ad ogni risposta esatta si attribuisce un punto, ad una sbagliata meno uno e alla mancata risposta zero. Questo per evitare che si risponda a casaccio”. In realtà ciascun questionario è anonimo, i nomi di chi partecipa alla prova sono registrati dalla docente a parte e contano solo al momento dell’esame finale come indicazione di chi ha partecipato al corso. “Questo serve a sdrammatizzare la questione del voto e porre l’attenzione più sull’apprendimento”. L’esame finale è orale, ma gli studenti possono concordare con la docente una tesina scritta. “Gli studenti possono scegliere di realizzare una tesina su un argomento specifico. Si parte dal manuale per poi svolgere una ricerca bibliografica di una decina di testi. Credo che questo lavoro scritto sia importante perché gli studenti non arrivino a redigere la tesi di laurea senza dimestichezza alla scrittura” ha spiegato la docente. “Un consiglio che posso dare agli studenti che devono sostenere il mio esame, spesso il primissimo sostenuto dalle matricole, è mettere bene a fuoco le definizioni scientifiche dei termini adottati nel testo. Spesso si fraintende il significato  di termini molto usati nel linguaggio comune ma che nel contesto della psicologia sociale hanno un significato diverso”. 
Doriana Garofalo
- Advertisement -




Articoli Correlati