Poco (relativamente) e spesso: questi sono gli ingredienti della ricetta del successo dello studente di Giurisprudenza. Il cuoco che la fornisce va preso sul serio, perché l’ha sperimentata in prima persona, con risultati che definire ottimi è forse anche riduttivo: laurea in tre anni ed una sessione con 110 e lode. E’ Raffaele Manfrellotti, 23 anni, napoletano, padre ferroviere in pensione e madre insegnante elementare, una sorella iscritta a Lettere Classiche. Lo scorso 23 giugno ha discusso la tesi: “Autorità indipendenti e sistema delle fonti”, relatore Vincenzo Cocozza, docente di Diritto Costituzionale. Attualmente frequenta a Firenze il Seminario di studi e ricerche parlamentari Silvano Tosi e collabora alla cattedra del professore con il quale si è laureato.
Cinque esami
a maggio
a maggio
Il suo curriculum universitario è da primato. “Il primo anno- ricorda- ero un po’ spaventato. Volevo dare Privato, Costituzionale ed Istituzioni di diritto romano. Capii che queste ultime avevano molte affinità con Storia del diritto romano e ci misi anche quella. Poi mi accorsi che Diritto Privato preparava egregiamente ad affrontare Diritto Privato Comparato. Nella sessione autunnale, ad ottobre, affrontai invece Filosofia del Diritto”. Secondo anno. Il 12 maggio supera con due trenta e lode Diritto internazionale ed Organizzazione internazionale, il 19 maggio – un altro trenta – Diritto del Lavoro; il 20 maggio Diritto Processuale Costituzionale (trenta e lode); il 28 maggio Economia Politica (trenta). Si prende un mese di tempo per ritoccare la preparazione ed affronta Diritto Commerciale con il professor Gian Franco Campobasso: un altro trenta. Sbaglierebbe, peraltro, chi a questo punto pensasse che Raffaele sia una sorta di forzato del diritto e che trascorra tutta la sua giornata alle prese con codici e libri di testo. Pratica sport – “il karatè è la mia passione” -, legge – “apprezzo particolarmente i romanzi di fantascienza di Isaac Asimov” -., va al cinema – “la trilogia di Guerre Stellari e la battaglia dei giganti sono ai primi posti della mia personale scaletta di preferenze” – ascolta musica – “sinfonica e russa, anche grazie ad una amica ucraina che mi aggiorna ogni volta che viene in Italia”-, s’interessa di aeromodellismo. Conosce inoltre ben cinque lingue straniere e sta prendendo dimestichezza con la sesta – l’arabo – attraverso un corso su audiocassette.
Il metodo
Manfrellotti
Manfrellotti
Qual è, dunque, il suo segreto?. Ritornano i due magici avverbi: poco e spesso. “Poco, perché sinceramente non mi è mai capitato di studiare oltre le cinque e mezza del pomeriggio. Spesso, perché ho studiato costantemente, un po’ alla volta, da subito”. Nelle giornate del Manfrellotti universitario, dunque, non c’era traccia delle epiche e spesso improduttive nottate trascorse sui libri in prossimità dell’esame, nel tentativo disperato di recuperare mesi e mesi di ritardi accumulati. C’era invece una attenzione quasi certosina a costruire, giorno dopo giorno, con tanti piccoli mattoni, una preparazione adeguata ad affrontare l’esame. “Quando seguivo le lezioni ed i seminari- ricorda- tornavo a casa la sera talmente stanco che i libri non li toccavo. Gli altri giorni studiavo quelle dieci, quindici pagine per materia che i vari professori avevano spiegato a lezione”. Un metodo, verrebbe da dire, quasi scolastico. “Infatti è così”, conferma. “Io ho frequentato il liceo classico al GiovanBattista Vico (diplomato con 60 sessantesimi, naturalmente). Ebbene, le discipline da studiare contemporaneamente erano otto, tra l’altro non sempre omogenee ed affini. A fine anno c’interrogavano su tutto il programma. A Giurisprudenza le materie, anno per anno, sono di meno e tutte afferenti all’area giuridica. Non è impossibile preparare simultaneamente cinque o sei esami, purchè si abbia il coraggio di provare e si studi, appunto, poco e spesso”.
La crisi del
terzo anno
terzo anno
Nel percorso degli studi c’è un momento topico che coincide con la crisi del terzo anno. Raffaele non l’ha vissuta ma ne ha esperienza indiretta. Completati i dodici esami mattone, in genere si chiede la tesi di laurea. La difficoltà di conciliare il lavoro di preparazione della tesi con lo studio degli esami mancanti da un lato, la sicurezza di aver messo un’ipoteca seria sul titolo di dottore dall’altro, producono un calo di tensione. Allentare la presa in questo momento è un grosso errore, per Raffaele. Pregiudica, di certo, la conclusione degli studi nei tempi previsti.
Scegliere bene
e seguire
e seguire
A corollario di queste considerazioni, fornisce qualche utile dritta. “Scegliere bene, assecondando la propria passione, è fondamentale. Inutile prendersi in giro, le materie giuridiche sono difficili. Chi le affronta con passione ha una marcia in più. La molla che mi ha spinto ad iscrivermi a Giurisprudenza – i miei genitori avrebbero preferito Ingegneria- è stata proprio questa. Poi gli esami che non piacciono possono sempre capitare, questo è normale. Un conto è che siano 3 su 23, però, un altro che siano 20 su 23”. Prosegue: “seguire non è assolutamente una perdita di tempo. E’ importante perché aiuta a capire ed alleggerisce il lavoro da svolgere a casa. Tra l’altro è anche divertente, perché chi vive quotidianamente l’Università stringe amicizie che poi restano e si confonde con persone di ogni tipo e mentalità”.
Agli esami
né sfrontati
né
sottomessi
né sfrontati
né
sottomessi
Agli esami “l’emozione è normale che ci sia, tutto sta a prenderne atto ed a trasformarla in uno stimolo e non in un limite. E’ bene evitare sia la sfrontatezza sia la sottomissione”. Lui ci andava seguendo qualche piccolo rito scaramantico – il giorno prima libri chiusi, sport e barbiere; il giorno dell’esame abbigliamento sempre identico – e con una consapevolezza di fondo: “la preparazione perfetta, quella a prova di qualunque domanda, non esiste. Per il docente è fondamentale capire se lo studente che ha di fronte si sia impadronito dei concetti fondamentali e se, tramite quelli, con il ragionamento, sia in grado di procedere oltre”. Un consiglio su Commerciale: “la preparazione puramente mnemonica va evitata. Sfido chiunque ad imparare a memoria 1400 pagine di programma. Per non parlare di Crisafullli, un testo di Costituzionale di proverbiale difficoltà. Va capito, perché studiarlo solo a memoria è inutile anche ai fini dell’esame”. Un altro suggerimento su Costituzionale: ”fate attenzione, perché alcuni studenti al primo anno danno l’anima per Privato, magari lo superano anche bene, e poi sottovalutano un esame altrettanto impegnativo e fondamentale, quale Costituzionale. Il risultato è che c’è gente la quale lo ripete anche tre volte”. Per suffragare quanto detto in precedenza, vale a dire che all’esame conta dimostrare di aver capito piuttosto che esibire una preparazione mnemonica alla telequiz, Manfrellotti cita un episodio occorsogli proprio all’esame di Commerciale. “Tutto procedeva per il meglio quando il professor Campobasso mi chiese in quanto tempo si riempie una cambiale in bianco. Io non risposi, lui si mise anche a ridere ed alla fine il trenta me lo diede lo stesso”.
27 il voto
più basso
più basso
Proprio Campobasso è uno dei docenti che il neolaureato con lode ricorda con maggior piacere. Gli altri sono Franco Pugliese, Francesco Amarelli, Sandro Staiano, Vincenzo Cocozza e Gigi Spina, che insegna peraltro a Lettere Classiche. Al professor Pugliese, defunto qualche mese fa, lo lega un ricordo particolare: “gli volevo bene come ad un amico. Mi sono laureato in tre anni ed una sessione anche per lui, che mai lo aveva messo in dubbio”. Il voto più basso – ventisette – Raffaele lo ha avuto all’esame di Istituzioni di Diritto Civile (identico curriculum del Preside Labruna: tutti 30 e 30 lode ed un solo 27 nella stessa disciplina), cattedra del professor Raffaele Rascio. “So che è un docente molto temuto dagli studenti, forse perché il suo atteggiamento crea distanza. Ai colleghi più giovani dico però che nessun professore si presenta in seduta di esame con l’intenzione di bocciare, non fosse altro perché i respinti si ripresentano regolarmente alla seduta successiva e la schiera di esaminandi cresce a dismisura”.
Le leggende
sui docenti
sui docenti
A proposito di docenti, alcuni di loro sono i protagonisti di storielle alquanto sinistre che si tramandano gli studenti di Giurisprudenza, di generazione in generazione. Un esempio su tutti: il docente il quale lancerebbe il libretto dello studente alquanto impreparato fuori dalla finestra, al grido: “vuole il venti dalla finestra o il 18 alla scrivania”? Ammette Raffaele: “sono storie che sono giunte anche al mio orecchio, alcune di straordinaria perfidia. Per esempio quella del professore che esamina uno studente bravissimo. Ad esame ultimato si slaccia dal polso sinistro il prezioso ed elegante orologio che indossa e lo offre all’esaminando, in segno di stima. Lo studente recalcitra, il docente insiste; alla fine il ragazzo accetta ed apre la mano per ricevere il dono.. A quel punto il professore inizia a gridare: «questa è una donazione privata e richiede un atto scritto, lei non ha capito niente». Si riprende l’orologio e lo boccia. Personalmente devo peraltro dire che non mi è mai capitato di assistere ad una di queste scene che gli studenti si tramandano di bocca in orecchio”.
Un po’ “mostro”
La domanda è d’obbligo: ti sei mai sentito un po’ mostro? Risposta serafica: “No. Mai. A volte i miei colleghi mi ci hanno fatto un po’ sentire”. Certo non sono frequenti casi come il tuo. “Beh, è vero. Tre anni e una sessione a Giurisprudenza sono rari”. Un momento di pausa poi aggiunge “pensandoci, alla cattedra del prof.Cocozza, a cui collaboro, c’è una ragazza laureata nel ’97 anche lei in tre anni ed una sessione”. Come dire: un incontro tra simili, tutti a Costituzionale.
Il futuro
Cosa vorrebbe fare “da grande”? “A me la ricerca piace molto. Però la carriera universitaria è molto lunga e complessa. E bisogna avere anche un tozzo di pane sulla tavola. Mi piacerebbe anche il lavoro di assistente giuridico, ossia tramutare in legge l’estensione della volontà popolare espressa negli atti parlamentari”. Nel frattempo, per chi volesse, è possibile trovarlo in veste di ‘professore’, insieme ad altri neolaureati, a Giurisprudenza, ai seminari di Diritto Costituzionale su “Stato regionale e prospettive di riforma”. Il ragazzo si allena, insomma.
Fabrizio Geremicca
Fabrizio Geremicca