Il primo ostacolo per le matricole è la dislocazione degli edifici che ospitano l’Ateneo: Palazzo Corigliano (sede del Dipartimento di Asia, Africa e Mediterraneo) presso Piazza S. Domenico Maggiore; Palazzo Giusso (sede del Dipartimento di Scienze Umane e Sociali) presso Largo S. Giovanni Maggiore; Palazzo del Mediterraneo (uffici amministrativi, presidenza e segreteria) in via Marina; Palazzo Santa Maria Porta Coeli (sede del Dipartimento di Studi letterari, linguistici e comparati) in via Duomo; Palazzo du Mesnil che funge da sede del Rettorato e di eventuali convegni. “Ci capita spesso di seguire i lettorati di spagnolo e francese anche nell’aula Tommaso Campanella. Se le sedi usuali sono abbastanza vicine tra loro, l’aula che si trova in Piazza del Gesù è la più isolata. A volte, anche i professori si rifiutano di tenere le lezioni lì”, sottolinea Valentina Di Maio, iscritta al Corso di Laurea Magistrale in Linguistica e Traduzione specialistica.
“Armatevi di tanta pazienza e forza di volontà – avverte Giovanni – Qui la disorganizzazione regna sovrana. Chi sta per immatricolarsi dovrebbe sapere che un giorno affronterà esami senza sapere dove sostenerli, oppure corsi che finiscono alle 18.30. A volte, potrebbe capitare di svegliarsi all’alba per seguire una lezione disdetta al momento con un foglio di carta appeso alla porta. Eppure non costa niente pubblicare un avviso sul sito”.
Sono i corsi – la cui frequenza non è obbligatoria (anche se alcuni docenti prevedono materiali aggiuntivi da studiare per i non frequentanti) – a creare più disagi, tra le sovrapposizioni di orario e l’affollamento delle aule: “può capitare di dovere seguire con 150 persone un corso svolto in un’aula che ne ospita 50. A questo punto, occorre agire strategicamente e scegliere le lingue più sfavorite, le quali un giorno saranno quelle meno competitive sul piano lavorativo. A Lingua Romena, il primo anno eravamo in sette, i docenti erano a nostra completa disposizione per ogni chiarimento e addirittura ricordavano i nostri nomi. Il rapporto diretto tra docente e studente porta l’apprendimento ai massimi livelli”, afferma Umberto.
“È assolutamente vero che gli svantaggi non sono pochi a partire dalla confusione che c’è tra la segreteria e il Polo didattico, però non è niente di insuperabile se si ha una passione viscerale per quello che si studia. Se il vostro scopo è quello di imparare le lingue, è un sacrificio che vale la pena di fare per la nostra rinomata struttura”, aggiunge Francesca. “I lettorati sono ad orari impossibili (quasi sempre alle 8.30), abbiamo esami ravvicinati, professori che non rispondono alle mail. Cose, insomma, che accadono ovunque. Il problema più grave è poter sostenere lo scritto di lingua solo tre volte l’anno (febbraio, giugno, settembre). Eppure, si tratta di un’università che va oltre i confini, ma si arena per delle sciocchezze. All’inizio, il mio trauma fu di dovermi spostare tra una sede e l’altra; oggi, quando mi dimeno tra via Marina e via Duomo, oppure quando sono al pian terreno di Palazzo Giusso e l’ascensore è guasta, penso che incluse nelle tasse ci sia la palestra. Insomma, attività sportiva inclusa nell’offerta formativa!”, commenta ironicamente Valentina.
“Armatevi di tanta pazienza e forza di volontà – avverte Giovanni – Qui la disorganizzazione regna sovrana. Chi sta per immatricolarsi dovrebbe sapere che un giorno affronterà esami senza sapere dove sostenerli, oppure corsi che finiscono alle 18.30. A volte, potrebbe capitare di svegliarsi all’alba per seguire una lezione disdetta al momento con un foglio di carta appeso alla porta. Eppure non costa niente pubblicare un avviso sul sito”.
Sono i corsi – la cui frequenza non è obbligatoria (anche se alcuni docenti prevedono materiali aggiuntivi da studiare per i non frequentanti) – a creare più disagi, tra le sovrapposizioni di orario e l’affollamento delle aule: “può capitare di dovere seguire con 150 persone un corso svolto in un’aula che ne ospita 50. A questo punto, occorre agire strategicamente e scegliere le lingue più sfavorite, le quali un giorno saranno quelle meno competitive sul piano lavorativo. A Lingua Romena, il primo anno eravamo in sette, i docenti erano a nostra completa disposizione per ogni chiarimento e addirittura ricordavano i nostri nomi. Il rapporto diretto tra docente e studente porta l’apprendimento ai massimi livelli”, afferma Umberto.
“È assolutamente vero che gli svantaggi non sono pochi a partire dalla confusione che c’è tra la segreteria e il Polo didattico, però non è niente di insuperabile se si ha una passione viscerale per quello che si studia. Se il vostro scopo è quello di imparare le lingue, è un sacrificio che vale la pena di fare per la nostra rinomata struttura”, aggiunge Francesca. “I lettorati sono ad orari impossibili (quasi sempre alle 8.30), abbiamo esami ravvicinati, professori che non rispondono alle mail. Cose, insomma, che accadono ovunque. Il problema più grave è poter sostenere lo scritto di lingua solo tre volte l’anno (febbraio, giugno, settembre). Eppure, si tratta di un’università che va oltre i confini, ma si arena per delle sciocchezze. All’inizio, il mio trauma fu di dovermi spostare tra una sede e l’altra; oggi, quando mi dimeno tra via Marina e via Duomo, oppure quando sono al pian terreno di Palazzo Giusso e l’ascensore è guasta, penso che incluse nelle tasse ci sia la palestra. Insomma, attività sportiva inclusa nell’offerta formativa!”, commenta ironicamente Valentina.