Responsabilità, volontà e fiducia: le qualità che l’azienda richiede all’ingegnere

“L’ingegnere è un animale particolare, per la cui crescita professionale c’è bisogno di un grande arricchimento culturale”. Questa l’opinione del prof. Marcello Lando, direttore del Master in Direzione e Gestione d’impresa dello Stoà e docente di Gestione della Produzione industriale alla Luiss, coordinatore dell’incontro ‘L’ingegnere nell’impresa’, sul tema ‘Aspetti dell’inserimento dei giovani ingegneri nell’impresa manifatturiera’, tenutosi il 9 dicembre presso la Facoltà di Ingegneria della Seconda Università, ad Aversa. “E’ il primo di un ciclo di incontri che ha lo scopo di contribuire all’orientamento dei giovani che frequentano i corsi di laurea in Ingegneria. E’ previsto l’intervento di testimoni del mondo produttivo, in rappresentanza anche di imprese di rilievo nazionale e internazionale. Illustreremo le molteplici opportunità che il mondo del lavoro offre agli ingegneri”, ha detto il prof. Lando.
Ospiti del primo appuntamento, Francesco Langella della Cafè do Brasil, Luigi Fusco della Seda Italy e Sergio De Masi della 3M. Tutti napoletani e laureati in Ingegneria al Federico II, i primi due “espressione – dice Lando – di due rare imprese manifatturiere che hanno sia le braccia che il cervello in questo territorio”. Langella, responsabile della logistica integrata di Cafè do Brasil, è laureato in Ingegneria Aeronautica e ha preso parte alla prima edizione del Master. “Sono partito dallo studio dell’Ingegneria – racconta alla platea studentesca composta da universitari ma anche da studenti delle superiori del casertano che, a breve, sceglieranno la Facoltà – e attualmente svolgo un’attività di management in termini espansi”, in un’impresa manifatturiera che è presente in ben trentacinque paesi, in tutto il mondo. Esempio di quanto una laurea in Ingegneria possa essere flessibile e utilizzata in svariati settori e possa rappresentare il punto di partenza per ricoprire ruoli professionali di grande importanza e responsabilità. E allora quali sono le mosse giuste per entrare in queste grosse aziende? “Abbiamo grande difficoltà a reclutare neo-laureati – spiega l’ing. Fusco, direttore tecnico e responsabile di ricerca e sviluppo presso la Seda, impresa che si occupa di packaging dal 1964 – perché ci accorgiamo che i giovani vivono in un mondo ideale: hanno voglia di spaccare tutto e pensano all’azienda come un meccanismo perfetto nel quale inserirsi. Anch’io, appena laureato, ero dello stesso avviso. Cominciai presto a lavorare per la Pirelli, ad Arco Felice, ma rimasi presto deluso dagli sforzi e dalle contraddizioni che riscontravo in azienda e scappai dopo appena dieci mesi. In seguito, ho capito che l’azienda è uno spaccato del mondo, e quindi non può essere perfetta”. In ogni caso, al di là delle aspettative, lo studio e i buoni voti sono il prerequisito essenziale per far parte di queste importanti realtà aziendali. “Fino agli anni ’90, – continua Fusco – ci si basava su tre elementi: curriculum vitae, test di intelligenza e capacità/attitudini professionali. Oggi, tutto ciò non è più sufficiente, perché si è passati alla valutazione dell’intelligenza emotiva e cioè le capacità personali. In altre parole, si analizzano anche l’autostima, l’autocontrollo, la stima sociale e la gestione del rapporto dei candidati. Ciò che caratterizza un’intelligenza emotiva sono proprio il senso di responsabilità, la volontà e la fiducia”. Desta meraviglia tra i ragazzi presenti in Aula Magna il principale compito di un leader in azienda. “Il leader è colui che crea successione. Detto in altre parole, il leader deve porre le basi che porteranno al buon funzionamento dell’impresa anche quando sarà assente o andrà a fare altro…”.  “3M nasce come inventore della carta abrasiva, più di cento anni fa – spiega Sergio De Masi, ex allievo del prof. Lando, insieme al quale suonava la batteria in un gruppo musicale. Oggi “siamo molto attenti ai gusti dei nostri clienti, per ricavarne la valutazione dei prodotti e dei servizi”.
Il dott. Massimiliano Esposito, del Master Stoà, conclude l’incontro con dati confortanti per gli studenti: “in Italia meno del 20% della forza lavoro ha un titolo universitario. Dunque, chi ha la laurea dispone di un elemento di vantaggio. Sempre più aziende si indirizzano verso una formazione completa. Dopo la laurea, scegliere un Master significa puntare non solo sulle conoscenze ma anche su capacità e competenze”.
Maddalena Esposito
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