Ricerca: primo ‘faccia a faccia’ Califano – Lorito

Cosa propongono i candidati Rettori per rendere l’Ateneo Federico II sempre più competitivo sotto il profilo della ricerca e per aumentare le occasioni di finanziamento dei progetti? Il 13 gennaio Luigi Califano e Matteo Lorito, i due concorrenti alla corsa per il Rettorato, che ha subito un’accelerazione dopo la nomina a Ministro del prof. Gaetano Manfredi, il Rettore uscente, hanno provato a dare qualche risposta a questo quesito. L’occasione è stato un incontro promosso in Aula De Sanctis e moderato da Bruno Catalanotti e Daniela Montesarchio, al quale hanno partecipato come relatori Lorenzo Marrucci ed Alfonso De Simone, due brillanti ricercatori dell’Ateneo che hanno riscosso importanti successi anche oltre i confini nazionali. Marrucci è un fisico, oltre che a Napoli ha lavorato negli Stati Uniti, in particolare alla University of California a Berkeley e alla Kent State University in Ohio. È stato coordinatore di diversi progetti di ricerca nazionali ed europei e responsabile di un Advanced Grant finanziato dallo European Research Council (ERC). De Simone ha svolto ricerca in ambito biomolecolare ed ha insegnato, prima di tornare in Italia, all’Imperial College di Londra. Anch’egli è vincitore di un progetto finanziato dall’Erc. È stato un incontro molto partecipato quello del 13 gennaio. Aula gremita, posti a sedere esauriti. Volti noti, ex Direttori di Dipartimento e Presidi, componenti del Senato Accademico e del Consiglio di Amministrazione hanno seguito fino alla fine l’iniziativa insieme a giovani dottorandi e ricercatori di primo pelo. Molti gli interventi, dopo quelli dei due ricercatori che hanno raccontato la propria esperienza. Tanta partecipazione è stata merito certamente dell’argomento e della qualità dei relatori, ma non c’è dubbio che abbia influito anche la circostanza che è andato in scena uno dei primi faccia a faccia tra i due professori che aspirano a sedere sulla poltrona da poco abbandonata da Manfredi. Lorito e Califano sono intervenuti alla fi ne ed hanno parlato per circa dieci minuti ciascuno, dopo che si erano messi in posa davanti ai fotografi per la rituale stretta di mano. L’ordine con il quale hanno preso la parola è stato stabilito dalla monetina ed è toccato per primo al Presidente della Scuola di Medicina. Ha lanciato la proposta di un forte potenziamento in termini numerici e qualitativi della Ripartizione Ricerca e Terza Missione. “Gli Atenei italiani si trovano quest’anno – ha esordito Califano – ad avere avuto lo stesso fondo di finanziamento ordinario del 2008. Sette miliardi ed ottocento milioni. La Federico II ha avuto 360 milioni a fronte di 390 del 2008. C’è un calo complessivo dei docenti italiani, che sono scesi da 60 mila a 48 mila. Nel nostro Ateneo la flessione è stata del 24 per cento. L’Italia investe lo 1,38 per cento del Prodotto interno lordo nella ricerca. È al dodicesimo posto in Europa, a pari merito del Portogallo, che però ha meno abitanti. Eppure continuiamo a svolgere ricerca di alta qualità, pur con una carenza di bandi e fondi di finanziamento non sempre appropriati. Credo che nel nostro Ateneo l’ultimo bando risalga al 2017”. In questo contesto, “una buona idea può essere il reclutamento di personale specializzato, con particolare attenzione alla internazionalizzazione. Gli uffi ci della Ripartizione Ricerca e Terza Missione sono sottostimati, se non altro per unità di personale”. Il modello al quale guarda Califano è quello della Università di Bologna. “Ha creato – ha detto – un Ufficio Progetti e Programmi il quale ha portato finanziamenti all’Ateneo che corrispondono al doppio della media nazionale. Se vogliamo sviluppare un modello tipo Bologna dobbiamo potenziare la Ripartizione Ricerca e Terza Missione. Come? Esistono figure professionali di Project manager per l’attività di scouting di bandi, capaci di sedersi ai tavoli dove sono impostati gli stessi bandi. Servono persone in grado di svolgere attività di gestione e rendicontazione che a volte risulta essere complessa. L’Ufficio così potenziato andrebbe poi rafforzato anche con l’assunzione di dieci o dodici dottori di ricerca che rappresentino le dieci o dodici aree di ricerca del nostro Ateneo. Sono innamorato di questa idea. Dottori di ricerca che possono fare rete e possono aiutare i colleghi giovani e meno giovani di aree più o meno finanziate a seguire e redigere i progetti di ricerca locali, nazionali ed europei”. Secondo Califano, il modello Bologna è preferibile a quello adottato dall’Ateneo di Milano, che ha creato una Fondazione per rendicontare e gestire i diversi progetti. Matteo Lorito, Direttore del Dipartimento di Agraria, ha lanciato a sua volta la proposta di “una mappatura della ricerca che si produce in Ateneo. Io non so cosa faccia la maggior parte delle persone in quest’aula e questo è un limite per il nostro Ateneo”. Per superarlo, sarebbe necessario che la Federico II mettesse in piedi un hub, un centro di raccolta della ricerca fatto di uffi ci e funzioni. “Dobbiamo mettere su un sistema di valutazione del progetto – ha poi proposto – non selettivo ma che ci aiuti a capire come presentare al meglio una proposta. Ancora: c’è il discorso della interazione con l’impianto normativo. Se c’è un problema di interazione amministrativa con il progetto deve tradursi in semplificazione. Dobbiamo avere anche un’importante azione sulla formazione del personale tecnico-amministrativo. È composto di persone straordinarie. Chiedono solo di essere formati e di essere incentivati. Altra cosa da fare è mettere in piedi un sistema che aiuti a valorizzare e capitalizzare in termini scientifici anche i progetti i quali, pur validi e con una buona valutazione, non accedano ai finanziamenti. Oggi vanno sprecati. Mi piacerebbe che, con una funzione sostenuta dall’Ateneo, potessero essere collegati ad altri progetti e rivivere in una ottica di multidisciplinarietà”. Ha concluso Lorito: “Abbiamo una grande opportunità perché il nostro è un Ateneo culturalmente in salute e va avanti. In tre o quattro anni abbiamo rinnovato praticamente un quinto del nostro corpo docente. Mettiamoci anche che il nostro Rettore è diventato Ministro e si comprenderà perché sono convinto che, con alcuni interventi mirati di miglioramento e razionalizzazione, la Federico II abbia la possibilità di un grande balzo”.
Fabrizio Geremicca
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