Dura è la vita del ricercatore di area umanistica, spesso impegnato più a trovare un nuovo contratto, che a svolgere la sua attività in santa pace. Diverse sono le domande che si pone una volta terminato il dottorato. Come si vince un progetto europeo? Quali possibilità una volta concluso il contratto? Come compilare il curriculum? A questi ed altri quesiti risponde il ciclo d’incontri ‘Prospettive scientifiche e professionali in Archeologia’, organizzato dai docenti Marco Pacciarelli e Luigi Cicala. Ricercatori e professionisti in ambito umanistico raccontano il loro fortunato percorso e danno dritte ai colleghi su come ‘farcela’. “La strategia formativa non può essere demandata soltanto all’Università, trovare un impiego è anche compito vostro. Abbiamo pensato a questo ciclo per indirizzare verso progetti europei a carattere scientifico, che esulano dalle attività tradizionali del ricercatore”, spiega il prof. Pacciarelli. Il 23 gennaio è Bianca de Divitiis, associata di Storia dell’Arte moderna e dell’Architettura, a parlare della sua esperienza come vincitrice di un progetto ERC (Consiglio di Ricerche Europeo) che le ha permesso l’assunzione nel ruolo di docente di seconda fascia. “La situazione di erogazione fondi, in ambito umanistico, sta cambiando. I fondi pubblici nazionali sono stati notevolmente tagliati, perciò bisogna guardare all’Europa. Qui, però, non concorrerete con i vostri colleghi, ma con centinaia di persone provenenti da una struttura universitaria completamente diversa. Non ricaverete spiccioli, ma migliaia di euro da gestire”, ammonisce la giovane ricercatrice. Il progetto in questione è HistAntArtSI (ricerca della cultura antiquaria nell’Italia meridionale) nell’ambito della divisione “IDEAS”, che dà vita a grandi idee in grado di rendere indipendente il ricercatore dal punto di vista scientifico. “Concetto per niente scontato in Italia, dove sono pochissimi i ricercatori che lavorano in piena autonomia, specialmente per quel che riguarda l’amministrazione dei finanziamenti”. L’idea (finanziata con un milione e mezzo di euro, da utilizzare in cinque anni) “vuole dimostrare come i pregiudizi non hanno permesso di vedere la vivacità storica, culturale, artistica e archeologica nell’Italia meridionale del Rinascimento. L’esito è un database da rendere pubblico su Internet. È importante, ai fini del finanziamento, non tenere i risultati della ricerca vincolati solo all’ambito accademico, ma diffonderli alla cittadinanza”.
Per partecipare ad un concorso di grande prestigio internazionale, c’è bisogno innanzitutto di un curriculum adeguato e di una compilazione impeccabile della domanda. “In Italia concorrono tantissimi studiosi, ma vincono in pochissimi, perché mancano le strutture adeguate a sostenere il lavoro dei ricercatori e l’aggiornamento del curriculum riconosciuto dalla Comunità Europea”. Quello ideale contiene “un articolo su ogni ricerca effettuata, meglio se pubblicato su riviste internazionali importanti. È un aspetto valutato molto. Se ci si occupa per anni di un argomento e non si produce materiale, il giudizio sarà negativo”. In più: “bisogna partecipare a quante più conferenze europee è possibile e produrre pubblicazioni proprie, svincolate dall’attività del tutor”. La compilazione della domanda è in inglese. “Si può fare anche in italiano, ma in quel caso la sottoporrebbero ad un traduttore e il senso del progetto risulterebbe falsato. Meglio organizzarsi da soli, con un po’ d’impegno, o farsi aiutare dall’Ufficio Progetti Internazionali a Corso Umberto I”. Il modulo di richiesta include un pdf sulle attività svolte dal Principal Investigator (colui che porterà avanti la ricerca) e l’indicazione di un gruppo di supporto: “meglio che il Principal non sia il docente che vi ha seguito durante la tesi di dottorato, ma voi stessi, altrimenti potrebbero valutare la ricerca ‘non autonoma’. Importante inserire nel gruppo un tecnico amministrativo, che vi aiuti nella gestione dei finanziamenti”. Altro file da inviare, riguarda la gestione delle risorse finanziarie. “Io ho preferito investire la maggior parte del budget in personale, piuttosto che in attrezzature. Importante che le spese siano realistiche. Le voci sono due: costi diretti (ad esempio viaggi) e indiretti, destinati alla struttura ospitante”. Una volta vinto il progetto, attenzione all’ultima fase: “l’elargizione dei fondi avviene man mano, è soggetta a continue verifiche ed ispezioni, più rendicontazione ogni 18 mesi, per cui è importante riuscire a fare ciò che si è dichiarato nei tempi. Puoi anche apportare delle modifiche del piano iniziale, in corso d’opera, ma devi sempre comunicarle in anticipo, per non incorrere in sanzioni”.
Il prossimo incontro si terrà il 13 febbraio alle 15.00 in aula A8 di via Marina, 33. Il prof. Carlo Casi discuterà de “I parchi archeologici dalla progettazione alla gestione”.
Per partecipare ad un concorso di grande prestigio internazionale, c’è bisogno innanzitutto di un curriculum adeguato e di una compilazione impeccabile della domanda. “In Italia concorrono tantissimi studiosi, ma vincono in pochissimi, perché mancano le strutture adeguate a sostenere il lavoro dei ricercatori e l’aggiornamento del curriculum riconosciuto dalla Comunità Europea”. Quello ideale contiene “un articolo su ogni ricerca effettuata, meglio se pubblicato su riviste internazionali importanti. È un aspetto valutato molto. Se ci si occupa per anni di un argomento e non si produce materiale, il giudizio sarà negativo”. In più: “bisogna partecipare a quante più conferenze europee è possibile e produrre pubblicazioni proprie, svincolate dall’attività del tutor”. La compilazione della domanda è in inglese. “Si può fare anche in italiano, ma in quel caso la sottoporrebbero ad un traduttore e il senso del progetto risulterebbe falsato. Meglio organizzarsi da soli, con un po’ d’impegno, o farsi aiutare dall’Ufficio Progetti Internazionali a Corso Umberto I”. Il modulo di richiesta include un pdf sulle attività svolte dal Principal Investigator (colui che porterà avanti la ricerca) e l’indicazione di un gruppo di supporto: “meglio che il Principal non sia il docente che vi ha seguito durante la tesi di dottorato, ma voi stessi, altrimenti potrebbero valutare la ricerca ‘non autonoma’. Importante inserire nel gruppo un tecnico amministrativo, che vi aiuti nella gestione dei finanziamenti”. Altro file da inviare, riguarda la gestione delle risorse finanziarie. “Io ho preferito investire la maggior parte del budget in personale, piuttosto che in attrezzature. Importante che le spese siano realistiche. Le voci sono due: costi diretti (ad esempio viaggi) e indiretti, destinati alla struttura ospitante”. Una volta vinto il progetto, attenzione all’ultima fase: “l’elargizione dei fondi avviene man mano, è soggetta a continue verifiche ed ispezioni, più rendicontazione ogni 18 mesi, per cui è importante riuscire a fare ciò che si è dichiarato nei tempi. Puoi anche apportare delle modifiche del piano iniziale, in corso d’opera, ma devi sempre comunicarle in anticipo, per non incorrere in sanzioni”.
Il prossimo incontro si terrà il 13 febbraio alle 15.00 in aula A8 di via Marina, 33. Il prof. Carlo Casi discuterà de “I parchi archeologici dalla progettazione alla gestione”.